Il suo percorso da allenatore è stato condizionato dagli anni vissuti sotto la guida di Zeman. Delio Rossi ha imparato dal maestro e ha cercato di mettere in pratica, nel corso della sua carriera, ciò che aveva vissuto sulla sua pelle negli anni del grande Foggia. Dopo un lungo girovagare, tante esperienze stimolanti e un’importante gavetta, mister Delio arriva a Roma e siede sulla panchina della Lazio. Quattro stagioni fatte di grandi soddisfazioni, e delusioni scottanti. Per commentare il momento della Lazio e la delusione in Supercoppa, Rossi è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Lazio, delusione Supercoppa, Delio Rossi a Tag24
Dallo scontro con l’Inter, in Supercoppa a Riad, la Lazio esce con le ossa rotte. Non è tanto per il risultato in sè e per sè. Che contro i nerazzurri si potersse perdere, i tifosi biancocelesti lo avevano messo in conto. AD’altronde quella di Inzaghi è la squadra più forte d’Italia, e non perde occasione per dimostrarlo. A preoccupare l’ambiente, però, è stato l’approccio alla gara. I ragazzi di Sarri sono scesi in campo molli, senza nessuna idea di gioco, nè cattiveria agonistica. Rientrati a Roma, ora avranno una settimana di tempo per preparare il prossimo match di campionato, contro il Napoli, allo stadio Olimpico. Per tornare in corsa Champions ed essere convincenti, servirà un approccio completamente diverso. Per commentare il momento della Lazio e la delusione in Supercoppa, Delio Rossi, che ha allenato il club capitolino, nel corso della sua carriera, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Ripartiamo dalla sfida di Supercoppa, tra Inter e Lazio. Come ne esce la squadra di Sarri, dopo una sconfitta del genere?
“Bisogna partire dal presupposto che, già prima della partita, tutti pensavano che l’Inter fosse molto superiore alla Lazio. La gara secca, però, avrebbe potuto dare delle risposte diverse e invece quando è iniziata la partita, ci siamo resi conto che non ci sarebbe stata partita. Di solito quando una squadra fa così bene, e l’altra fa così male, si fa fatica a dare un giudizio. Se analizziamo il match, sembrava ci fossero due categorie di differenza: una squadra di serie A contro una di bassa Serie B”.
E’ stata preparata male?
“Beh, presumo che i biancocelesti l’abbiano preparata male e che questa non sia la vera Lazio. Può capitare che durante una gara che cinque o sei giocatori facciano male, mentre gli altri fanno bene. In questo caso invece non si salva nessuno, non c’è stato nessuno sopra la sufficienza. Adesso la cartina da tornasole l’avremo nelle prossime partite. Se la Lazio è questa, tutti hanno sbagliato qualcosa”.
Il giudizio, nei confronti dei biancocelesti, era condizionato dalle cinque vittorie consecutive, nonostante dal punto di vista del gioco non fosse mai arrivato niente di straordinario?
“La Lazio non stava brillando, ma ha vinto perché è stata sempre compatta e intensa, e ha tenuto meglio le distanze. Dal punto di vista del gioco, in questa stagione, non ha mai incantato, ma qualche passo in avanti si era visto. Il problema fondamentale sta nel reparto offensivo, perché i biancocelesti non riescono a creare gioco lì davanti e sono poco pericolosi. Dobbiamo però aspettare le prossime partite, anche perché è vero che ha vinto cinque partite, ma non negli scontri diretti, derby a parte. Un discorso è vincere con il Verona, ad esempio, l’altro è vincere con Atalanta o Napoli”.
E sarà proprio il Napoli il prossimo avversario della squadra di Sarri, in campionato. Gli azzurri questa sera si giocano la finale, mentre i biancocelesti hanno una settimana per preparare il match. E’ il quadro perfetto per il mister?
“Secondo me sì. Sarri ha un gioco caratterizzato e per invertire la rotta ha bisogno di qualche allenamento in più, rispetto a squadre che non giocano in maniera simile. Stavolta avrà una settimana intera, vedremo come tornerà in campo la Lazio”.
A proposito del mister, qualcuno imputa a Sarri di non aver preparato bene la partita, anche dal punto di vista comunicativo. Che ne pensa?
“Onestamente tutto questo lascia il tempo che trova. Ognuno ha il suo modo di fare comunicazione e io non entro nel merito. So quello che dico io, mi riesce difficile commentare ciò che dicono gli altri. Detto questo però, non penso che all’interno dello spogliatoio lui abbia detto che la Supercoppa non gli interessava e che era una perdita di tempo. C’è sempre una comunicazione interna, e una esterna, altrimenti sarebbe autolesionismo”.
Continua il momento difficile di Ciro Immobile. È un attaccante recuperabile, oppure è in piena parabola discendente?
“Partiamo dal presupposto che Immobile è un calciatore che ha grandi qualità e le ha sempre esternate. Se ora non riesce più a farlo, dobbiamo domandarci perché. Vi faccio un esempio, il Vlahovic visto alla Fiorentina, non era certo lo stesso che abbiamo visto finora alla Juventus. Se andiamo a studiare il caso però, è chiaro che molto dipende dal fatto che è stato male e ha avuto la pubalgia. Lo stesso vale per Ciro. Finché è stato bene ha fatto vedere quello che tutti sappiamo. E’ un calciatore molto tecnico, è stato il miglior goleador italiano e ha sempre fatto la differenza. Se ritrova la condizione fisica, avremo di nuovo di fronte un calciatore straordinario e molto utile alla Lazio, ma così se così non dovesse essere, parliamo invece di un calciatore destinato a trovare una situazione diversa”.