Nel contesto del lavoro in somministrazione, il 2023 ha visto molte aziende italiane avvalersi di lavoratori tramite agenzie di somministrazione. Questa pratica, diffusa in diversi settori, porta con sé specifici obblighi legali per i datori di lavoro. Secondo l’art. 36, comma 3, del D.Lgs. n. 81/2015, le aziende sono tenute a fornire una comunicazione dettagliata alle rappresentanze sindacali entro il 31 gennaio 2024.
Lavoro in somministrazione 2023: dettagli e contenuti della comunicazione
La comunicazione richiesta deve includere informazioni precise, ovvero:
- Il numero dei contratti di somministrazione conclusi nel 2023;
- La durata di ciascuno dei contratti di somministrazione conclusi nel 2023;
- La qualifica dei lavoratori impiegati, senza includere i nominativi.
Questo rappresenta un importante strumento di trasparenza e consente ai sindacati di monitorare l’uso del lavoro somministrato all’interno delle aziende.
Modalità di comunicazione e sanzioni per inadempienza
Le aziende possono scegliere tra diverse modalità per effettuare questa comunicazione, inclusa la posta elettronica certificata (PEC), la raccomandata con ricevuta di ritorno o la consegna a mano.
Inoltre, possono inviare la comunicazione direttamente alle rappresentanze sindacali aziendali o, in assenza di queste, agli organismi territoriali delle associazioni sindacali maggiormente rappresentative. L’uso dell’email è accettato come metodo di trasmissione, rendendo il processo più agile e meno dispendioso in termini di tempo.
L’inadempimento a questa normativa comporta sanzioni significative. Le aziende che non rispettano il termine del 31 gennaio 2024 possono incorrere in multe che vanno da 250 a 1.250 euro. Inoltre, la mancata comunicazione può essere interpretata come una condotta antisindacale, aggravando ulteriormente la posizione dell’azienda inadempiente.
Questa comunicazione annuale non è soltanto un adempimento burocratico, ma svolge un ruolo fondamentale nelle relazioni tra le aziende e i sindacati. Oltre alle sanzioni pecuniarie, la mancata comunicazione può avere infatti ripercussioni sul clima lavorativo e sulla reputazione dell’azienda. Le rappresentanze sindacali, prive delle informazioni necessarie, potrebbero intraprendere azioni sindacali per ottenere una maggiore trasparenza e rispetto delle normative del lavoro.
Lavoro in somministrazione 2023: il ruolo delle agenzie
Le agenzie di somministrazione, come intermediari tra i lavoratori e le aziende, hanno un ruolo molto importante nel fornire informazioni accurate e tempestive ai loro clienti aziendali. Ciò può facilitare il rispetto degli obblighi legali da parte delle aziende e migliorare l’efficienza dell’intero processo.
È importante notare che i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) possono stabilire termini diversi per la comunicazione. Tuttavia, le stesse sanzioni si applicano in caso di inadempienza, anche se il termine è stato modificato dalla contrattazione collettiva.
Cosa prevede il contratto di lavoro in somministrazione
La somministrazione di lavoro, regolamentata dal Decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015, coinvolge tre soggetti principali:
- un’agenzia autorizzata (somministratore);
- un soggetto utilizzatore;
- i lavoratori somministrati.
Questo modello comporta due tipi di contratti:
- un contratto commerciale tra somministratore e utilizzatore;
- un contratto di lavoro tra somministratore e lavoratore.
Nella somministrazione, il potere organizzativo e direttivo sui lavoratori spetta all’utilizzatore, mentre il somministratore detiene il potere disciplinare. In termini di sicurezza sul lavoro, gli obblighi informativi e formativi ricadono sul somministratore, a meno che non sia diversamente specificato. La retribuzione e gli oneri contributivi sono responsabilità del somministratore, ma l’utilizzatore è tenuto in solido per il pagamento dei trattamenti retributivi e dei contributi. L’utilizzatore è anche responsabile per i danni causati dai lavoratori somministrati a terzi.
Per le pubbliche amministrazioni, la somministrazione è permessa solo a tempo determinato. È vietata la somministrazione di lavoro in diverse circostanze, come la sostituzione di lavoratori in sciopero o in unità produttive che hanno subito licenziamenti collettivi.
Il contratto di somministrazione richiede la forma scritta, altrimenti i lavoratori sono considerati dipendenti dell’utilizzatore. In base al principio di non discriminazione, i lavoratori somministrati hanno diritto a condizioni di lavoro non inferiori rispetto ai dipendenti dell’utilizzatore. Essi sono informati sui posti vacanti presso l’utilizzatore per poter aspirare a un impiego stabile.
Per quanto riguarda la somministrazione a tempo indeterminato, è soggetta alle regole del lavoro a tempo indeterminato, con limiti percentuali rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato dell’utilizzatore. Dal 2023, l’utilizzatore può impiegare lavoratori somministrati a tempo determinato per periodi superiori a 24 mesi senza instaurare un rapporto a tempo indeterminato.
Per la somministrazione a tempo determinato, si applicano le norme dei contratti a termine, con specifiche regole sulla durata della missione e sulle condizioni di rinnovo. Esiste un limite complessivo del 30% sul numero di lavoratori a tempo determinato o in somministrazione rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato dell’utilizzatore, soggetto a modifiche tramite contrattazione collettiva.