Era il 1994 quando Brian Molko, cantante, chitarrista e leader dei Placebo, formò la band insieme al collega universitario, bassista e amico Stefan Osdal, suo unico collaboratore di lunga data. Il gruppo, di genere alternative rock, neo-glam, e punk-rock elettronico, è considerato uno dei migliori progetti artistici a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni zero insieme a Blur, Muse, Moby, Linkin Park, Marilyn Manson e Oasis.
Esteticamente androgini come il loro idolo David Bowie, Molko e soci hanno sdoganato e abbattuto numerosi tabù nel loro periodo d’esordio. Nei loro testi, i Placebo hanno trattato tematiche quali la salute mentale, l’abuso e dipendenza dalle droghe, relazioni tossiche, amore libero e bisessualità.
In Italia, oltre il plauso di pubblico e critica per gli album Without You I’m Nothing, Black Market Music, Sleeping With Ghosts e Meds, celebre l’esibizione della band a Sanremo del 2001. In quel frangente, Brian Molko, in un impeto d’ira ha spaccato gli strumenti, gli amplificatori e mandato a quel paese il pubblico presente alla rassegna.
Una carriera giunta al 30esimo anniversario d’età, per un totale di 8 album in studio all’attivo e 13 milioni di dischi venduti nel mondo, sancendo il loro successo planetario.
Placebo, la band di Brian Molko compie 30 anni di attività
Brian Molko, nato a Bruxelles il 10 dicembre del 1972. È attualmente considerabile l’ultima icona androgina dal 1990 ad oggi degna di nota.
Mentre nell’Inghilterra degli anni ’90 il movimento culturale britpop era in piena ascesa e il mercato musicale inglese era dominato dall’astro nascente Damon Albarn e i suoi Blur e dai Fratelli Liam e Noel Gallagher con gli Oasis, il cantante ha portato in auge una nuova e rinnovata estetica musicale in chiave queer (termine utilizzato dalla comunità LGBT+ per indicare coloro che non sono eterosessuali e/o non sono cisgender) sessualmente fluida totalmente opposto a ciò che il mercato sonoro mondiale richiedeva in quel determinato momento storico.
Trucco pesante, rossetto, gonne, crop top e abiti da donna. Brian Molko ha sfidato la società dell’epoca e incarnato lo status symbol del giovane provocatorio, sensibile e l’anti maschilità tossica.
I dischi più amati del Placebo: da Without You I’m Nothing, Sleeping With Ghosts e Meds
Nel corso del tempo, i Placebo si sono trasformati lentamente da trio in duo. La band ha sempre avuto una sorta di “maledizione del batterista” e tutti i musicisti, in seguito a divergenze artistiche con Molko hanno lasciato il progetto. Il primo è stato Robert Schultzberg dal 1995 al 1996, Steve Hewitt (considerato ancora il batterista più longevo ed iconico per i fan) dal 1994 al 2007 e Steve Forrest dal 2008 al 2015.
Hewitt, batterista, chitarrista e polistrumentista mancino, ha lavorato con il vocalist e Osdal in tutti gli album più amati e degni di nota dei Placebo, in particolare Without You I’m Nothing, Sleeping With Ghosts e Meds.
Without You I’m Nothing (1998)
È il 1997. Brian Molko realizza uno dei sui più grandi sogni, conoscere e collaborare con due suoi idoli: Bono Vox degli U2 e Michael Stipe dei R.E.M. per il film Velvet Goldmine. Nel lungometraggio diretto da da Todd Haynes nel 1998, l’artista figura anche in qualità di attore. Without You I’m Nothing è il secondo disco della band: struggente, malinconico, un’operazione a cuore aperto, un diario di sopravvivenza sul come leccarsi da soli o in rapporti occasionali le ferite d’amore.
L’album contiene la super-hit Pure Morning, Every You Every Me e Without You I’m Nothing con la collaborazione speciale di David Bowie, grande estimatore dell’ex trio. Tra le tematiche presenti nel disco anche numerosi riferimenti all’eroina.
Sleeping With Ghosts (2003)
La band prosegue il suo percorso evolutivo con un album dedicato alle relazioni finite male, a quelle persone importanti nella propria vita che lentamente si trasformano in fantasmi. Restano nei nostri cuori, nelle nostre menti ma non ci sono più, come dichiarato Molko in numerose interviste del 2003 durante la promozione dell’album, contenente i singoli Special Needs, The Bitter End, This Picture ed English Summer Rain.
Il titolo dell’album parla di portare con te i fantasmi delle tue relazioni, al punto che a volte un odore, una situazione o un capo di abbigliamento comprato riportano indietro una persona. Per me conta il rapporto che hai con i tuoi ricordi. A volte abitano i tuoi sogni. Potrebbero esserci molte cose in futuro che ti ricorderanno il fantasma delle relazioni passate. Quindi vedo l’album come una raccolta di racconti su una manciata di relazioni. La maggior parte sono miei. In un certo senso, scrivere le canzoni mi aiuta a togliermi un sacco di brutti sentimenti dallo stomaco e a metterli in una scatola, e quindi ad avere un discorso un po’ più obiettivo con quelle emozioni perché hai fatto qualcosa di positivo con loro, tu te ne sei sbarazzato.
Meds (2006)
Considerato l’ultimo album degno di nota con il batterista Steve Hewitt, in Meds, quinto album dei Placebo è un disco sulle dipendenze di ogni tipo: alcol, droghe, affettività ed internet. In particolare, Molko si focalizza sul bere e sugli effetti e i pericoli per sé stessi e le persone intorno. Nel disco sono presenti Song to Say Goodbye, l’omonima Meds, Follow the Cops Back Home e un featuring con Michael Stipe nel brano Broken Promise.
Battle for the Sun (2009): Brian Molko e la salute mentale
Il cantante non ha mai nascosto la sua lotta per la salute mentale. In numerose interviste ha raccontato i benefici degli integratori di serotonina prescritti dal suo medico e del cambio d’umore in positivo acquisito insieme alla psicoterapia. Il vocalist non ha mai invitato i suoi ascoltatori ad assumere farmaci o droghe, ma ha sempre raccontato le sue personali esperienze e raccontato le sue battaglie con i demoni interiori con cui combatte da sempre.
In brani come Breath Underwater, Battle for the Sun e Bright Lights, il cantante racconta le sue personali esperienze con l’argomento.