La storia del nostro Paese ci racconta che il PCI, il Partito Comunista Italiano è stato uno dei più importanti del secolo scorso. Fondato il 21 gennaio 1921 a Livorno, fu guidato da rilevanti personalità politiche che hanno segnato inevitabilmente il nostro Stivale. Ha attraversato periodi gloriosi, ma anche momenti di grandi difficoltà che poi hanno portato al suo scioglimento. La sua sede storica era a Roma, in via delle Botteghe Oscure 4.

La storia del Partito Comunista Italiano in breve: origini e fondazione

A gennaio del 1921 si tenne il XVII Congresso del Partito Socialista, quattro anni dopo la famosa rivoluzione di ottobre che aveva permesso ai Soviet di prendere potere e Russia. La rivoluzione sovietica aveva avuto le sue conseguenze anche in Italia, dove si erano tenuti non poche rivolte operaie, scioperi ed occupazioni.

Nel frattempo all’interno del partito iniziarono ad esserci moltissime divisioni e personaggi come Filippo Turati criticarono apertamente la scelta rivoluzionaria. Le tensioni iniziarono ad essere sempre di più fino a quando la scissione non divenne inevitabile.

Diversi esponenti a questo punto decisero di abbandonare il Partito Socialista. Lo abbandonarono Filippo Turati e l’ala massimalista di Giacinto Menotti Serrati, un gruppo di dirigenti guidati da Antonio Gramsci, Umberto Terracini e Amadeo Bordiga diede vita, proprio a Livorno, al Partito Comunista d’Italia.

Il 21 gennaio 1921, presso il teatro San Marco, passò così alla storia come il giorno della nascita del partito. Se da una parte vi era entusiasmo, dall’altra vi era molta preoccupazione in quanto, proprio in quegli anni in Italia, si stava diffondendo il fascismo.

La vita del partito

Nel 1926, con la promulgazione delle leggi fasciste e l’arresto di Gramsci, uno dei più importanti politici, il partito – che poi prese il nome di PCI – diventò clandestino. Seguirono degli anni molto difficili per i vari esponenti, che continuarono a combattere le loro lotte contro il regime.

Nel 1927 la direzione fu trasferita a Mosca. Il partito tornò poi sulla scena nazionale solamente nel 1943. Nel marzo del 1944 subì una ridefinizione della linea, partita proprio dal ritorno di Togliatti, un altro esponente molto importante, in patria.

La sua idea era quella di trasformare l’Italia non in modo rivoluzionario bensì attraverso la progressiva ascesa delle masse popolari al governo. Così il PCI lavorò attivamente per raggiungere questo scopo.

Si diede da fare negli anni della liberazione e della ricostruzione del secondo dopoguerra, costruì una rete capillare di rapporti su vari territori italiani, aumento la propria presenza nelle organizzazioni sindacali, utilizzò il giornale L’Unità come organo di stampa per diffondere le proprie idee e molto altro ancora.

Il PCI negli anni crebbe e diventò il principale avversario del partito più forte all’epoca: la Democrazia Cristiana.

Un altro importante momento di svolta fu quando nel 1973 l’allora segretario Enrico Berlinguer propose il cosiddetto “compromesso storico”, con il quale avviò una collaborazione tra le forze di sinistra e le forze cattoliche per promuovere il rinnovamento dell’Italia. Fu siglato con il presidente Aldo Moro.

Il simbolo

Fu incaricato a disegnare il simbolo del partito l’artista Renato Guttuso, nel 1953. La bandiera vede al centro la falce e il martello. La prima rappresenta il mondo contadino, il secondo il mondo operaio.

Sotto troviamo i tre colori della bandiera italiana.

Leader

I leader del Partito Comunista Italiano furono diversi uomini che segnarono la storia del nostro Paese. Vi riportiamo i segretari in ordine cronologico:

  • Antonio Gramsci
  • Palmiro Togliatti
  • Ruggero Grieco
  • Giuseppe Berti
  • Ancora Palmiro Togliatti
  • Luigi Longo
  • Enrico Berlinguer
  • Alessandro Natta
  • Achille Occhetto

I presidenti del partito furono: Luigi Longo (1972–1980), Alessandro Natta (1989–1990) e Aldo Tortorella (1990–1991).

Scioglimento e caduta del Partito Comunista Italiano

Nel 1984 morì Berlinguer. Come abbiamo visto, il suo successore fu Natta, il quale dovette fare i conti con un grave calo dei consensi elettorali. Nel frattempo il comunismo nei paesi dell’est Europa stava crollando. Sotto Occhetto il partito fu soggetto ad una profonda fase di trasformazione.

Nel 1989 ci fu la caduta del muro di Berlino. Tutti gli eventi nazionali ed internazionali portarono alla progressiva caduta del partito. Il 3 febbraio del 1991 fu deliberato lo scioglimento del PCI e venne costituito il Partito Democratico della Sinistra con 87 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti.

Invece l’ala più intransigente e contraria al cambiamento diede invece vita al Partito della rifondazione comunista.