Al debutto in panchina con la Roma, ha inizio l’avventura di Daniele De Rossi in giallorosso dopo aver giocato per tanti anni ed essere stato bandiera di questi colori, lui come altri allenatori che si sono ritrovati a guidare la squadra per cui hanno giocato.
De Rossi al debutto sulla panchina della Roma
Con il Verona il debutto assoluto alla guida della Roma, una panchina importante per una piazza altrettanto grande e calda con la quale in passato ha giocato: sono tanti gli altri allenatori che come lui si sono ritrovati a sedere sulla panchina da ex.
Dopo l’esonero di Mourinho ora la squadra giallorossa vuole ricominciare da capo e provare a invertire un trend che in questa stagione non la vede da protagonista e che potrebbe costarle non soltanto la qualificazione in Champions League ma quella da tutte le competizioni europee.
La sconfitta con il Milan ha certamente rotto ciò che era già incrinato: il tecnico portoghese, nonostante avesse il favore della piazza, non ha ricevuto il benestare dei Friedkin che hanno deciso di sollevarlo dall’incarico con effetto immediato.
A condizionare la scelta della famiglia statunitense proprietaria della società giallorossa un andamento insufficiente per il valore e il livello complessivo della squadra. Probabile che abbiano influito gli alti e bassi delle ultime uscite. Ma a pesare ulteriormente su una decisione così netta è stato anche il derby con la Lazio perso in Coppa Italia che ha portato, di conseguenza, all’uscita dal torneo.
In un clima tutt’altro che sereno arriva Daniele De Rossi con l’obiettivo di guidare la Roma verso una qualificazione complicata ma non impossibile vista l’attuale classifica di campionato. Una scelta importante e di cuore quella fatta dai Friedkin, vista la poca esperienza dell’ex giallorosso in panchina.
Soltanto una breve parentesi alla SPAL e tanti buoni presupposti che, però, non danno certezza per quella che sarà la sua avventura da allenatore della Roma. Un ritorno romantico che sa di prima vera occasione dopo l’addio ai colori che ha tanto amato da giocatore.
Bandiera della squadra giallorossa e capitano dopo l’addio di Totti, De Rossi ha trascorso un’intera vita nella capitale per fare una sola unica esperienza al di fuori, in Argentina, al Boca Juniors: squadra dal tifo caldo che ha alimentato la grinta del centrocampista per una breve parentesi.
Gli altri allenatori alla guida della squadra in cui hanno gioca
De Rossi, però, non è l’unico ad essere passato da giocatore ad allenatore della stessa squadra in poco tempo e soprattutto quasi senza altre esperienze alle spalle. L’esempio più ovvio è quello di Pep Guardiola, il tecnico spagnolo ha prima giocato per il Barcellona per poi guidarlo verso numerosi trofei.
Panchina blaugrana che ha poi accolto un’altra ex bandiera come Xavi: un giocatore eccelso che giocò proprio nell’era di Guardiola con un palmares di tutto rispetto e tanta stima da parte del club che gli ha fruttato la prima vera occasione con il Barcellona dopo la mini avventura in Qatar all’Al-Sadd – squadra con cui ha terminato la carriera.
Anche sponda Real Madrid c’è l’esempio di Zinedine Zidane, l’ex centrocampista dopo una carriera brillante con i Blancos ha iniziato da secondo di Ancelotti per poi prendersi la panchina delle Merengues e guidarla verso una tripletta incredibile di Champions League.
Sarebbe lunghissima la lista di altri calciatori che hanno poi seguito il cuore e si sono messi a disposizione come allenatori della squadra per cui hanno giocato: per tornare a qualche anno fa basta pensare a Conte, con la Juventus, o i fratelli Pippo e Simone Inzaghi, rispettivamente con Milan e Lazio.
Ma anche Pirlo, in bianconero, e Thiago Motta, con il Genoa: allenatori giovanissimi alle loro prime esperienze in assoluto. Più indietro nella storia, invece, Fabio Capello è l’esempio perfetto del giocatore che ha poi preso il posto prima di vice e poi di allenatore della squadra rossonera, ma anche Spalletti che partì proprio dal suo Empoli, club con cui terminò la propria carriera calcistica.