Ex Ilva, contratti nazionali e, per concludere, il tema sempre caldissimo della patrimoniale. È un Maurizio Landini battagliero come al solito e più del solito quello che, intervistato da ‘Agorà Weekend’ su Rai 3, mette alle strette il governo su alcuni dei nodi problematici più spinosi dell’ultimo periodo, a partire dalla situazione drammatica dell’ex Ilva di Taranto.

Ex Ilva, Landini all’attacco: “Si sono persi 12 anni”

Sull’ex Ilva non c’è più tempo da perdere.

L’addio di Arcelor Mittal, l’impianto fermo e i lavoratori lasciati a se stessi spingono il leader Cgil a premere sull’acceleratore delle sue richieste al governo, denunciando una situazione gestita poco e male fin dal 2012.

Una situazione che rischia seriamente di comportare il tracollo per un settore che dovrebbe essere considerato strategico. Per rilanciarlo, Landini chiede esplicitamente “un intervento diretto dello Stato.

Un appello urgente che, però, non deve portare a non correggere gli errori del passato. Sono molteplici, infatti, gli ambiti sui quali è necessario un intervento, a partire dalla tutela di lavoratori e filiera produttiva – già sul piede di guerra – fino a quello ambientale.

“L’azienda ha bisogno di investimenti perché bisogna produrre acciaio, ma bisogna produrlo bene in modo da non inquinare o mettendo a repentaglio la vita di chi ci lavora e tanto meno delle persone che abitano in quei territori. Da questo punto di vista, si sono persi 12 anni, e oggi è sotto gli occhi di tutti che se non c’è un intervento dello Stato, da quella situazione non se ne esce”.

Landini su contratti nazionali e salario minimo: “Problema grande come una casa”

Ma quello sull’impianto di Taranto non è l’unico fronte di scontro tra il segretario Cgil e l’esecutivo.

Durante l’intervista, Landini torna a battere forte sul tema del salario minimo, ricordando il rinnovo dei contratti nazionali che, nel 2024, riguarderà quasi 12 milioni di lavoratori e lavoratrici.

“Il tema salariale nel nostro Paese è grande come una casa. C’è bisogno di una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti nazionali e ci vuole una quota salariale minima sotto la quale nessun lavoratore in Italia possa essere pagato”.

Una questione, anche questa, sulla quale sarebbe necessaria un’interlocuzione con il governo. Ma il dialogo con le forze sindacali non sembra essere all’ordine del giorno per Giorgia Meloni e i suoi sodali, con Landini che minaccia, quindi, la ripresa di una nuova stagione di mobilitazione.

“Finora il governo con noi non sta discutendo ed è chiaro che noi non escludiamo alcuna mobilitazione, di alcun genere”.

Serve una riforma fiscale: “Ognuno deve pagare in base alla propria ricchezza”

Infine, una chiusura sul fisco nella quale aleggia quello che per alcuni, in Italia, è lo ‘spettro’ della patrimoniale.

Landini la cita solamente quando afferma che il tema è serio e non può essere discusso “come se fossimo al bar: patrimoniale sì, patrimoniale no“. Nel resto del suo intervento, il sindacalista ribadisce l’intollerabile squilibrio contributivo tra il lavoro dipendente e i soggetti più agiati.

“È tassato di più il lavoro e la pensione che non la rendita finanziaria o la rendita immobiliare e c’è stato un impoverimento e una concentrazione della ricchezza in mani a pochi che non ha precedenti”.

A fronte di una situazione simile, Landini parla apertamente dell’esigenza di una riforma fiscale.

Penso che ci sia bisogno di una vera riforma fiscale, di un nuovo patto di cittadinanza nel nostro Paese che metta al centro un principio fondamentale, che è quello che ognuno deve pagare in base alla propria ricchezza, quindi non la ‘flat tax’ ma un sistema progressivo serio”.