Era del compagno Nicola Scapinello, il figlio che la 26enne Vanessa Ballan, brutalmente uccisa dall’ex amante Bujar Fandaj nella sua casa di Riese Pio X, nel Trevigiano, aspettava da circa tre mesi. Lo ha confermato il test di paternità eseguito nel corso dell’autopsia sul corpo della donna dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli.

Di chi era il figlio che Vanessa Ballan aspettava? Il risultato del test di paternità

Ero sicuro che fosse figlio mio“, avrebbe detto Scapinello al Gazzettino Veneto commentando il risultato del test di paternità effettuato sul bimbo che la compagna Vanessa Ballan portava in grembo quando è stata uccisa, lo scorso 19 dicembre.

Lo aveva già dichiarato, facendo sapere che con la 26enne lo avevano cercato. Gli inquirenti avevano però deciso di escludere con degli accertamenti che potesse essere dell’ex amante Bujar Fandaj, arrestato con l’accusa di essere il suo assassino.

Per oltre un anno, infatti, i due si sarebbero frequentati, dopo essersi conosciuti tra le corsie del supermercato dove Vanessa lavorava come commessa, a Riese Pio X. Era stata lei, poi, a lasciarlo. Lui, geloso del compagno, aveva iniziato a perseguitarla, minacciandola di rivelargli tutto.

Ad ottobre l’aveva fatto, inviando a Scapinello un video che li ritraeva in atteggiamenti intimi, esplicitando la natura del loro rapporto. L’uomo aveva deciso di perdonare la compagna e, venuto a conoscenza dei comportamenti aggressivi del 41enne, l’aveva anche accompagnata a sporgere denuncia per stalking, sperando che nei suoi confronti fosse disposto un divieto di avvicinamento.

La ricostruzione del femminicidio

Stando a quanto ricostruito finora grazie all’analisi delle videocamere di sorveglianza installate nel retro della villetta in cui la giovane viveva insieme al compagno e al primo figlio, di quattro anni, Bujar Fandaj avrebbe approfittato del fatto che fosse sola per scavalcare la recinzione dell’abitazione e intrufolarsi in casa, rompendo il vetro della portafinestra d’ingresso con un martello.

Dopo averla colta di sorpresa, l’avrebbe picchiata e accoltellata, fino a lasciarla a terra esanime. L’ipotesi è che fosse venuto a conoscenza della gravidanza e che, pensando di non poterla riconquistare, abbia deciso di ucciderla (una storia che ricorda molto quella di Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio della 22enne Giulia Cecchettin a Vigonovo e di Alessandro Impagnatiello, finito a processo per aver ucciso la compagna incinta, Giulia Tramontano).

Il tentativo di fuga e l’arresto di Bujar Fandaj

A dare l’allarme, dopo aver scoperto il corpo senza vita della 26enne, era stato proprio il compagno, rincasato attorno alle 12 del giorno dell’omicidio. Bujar Fandaj a quel punto si era già allontanato, cambiandosi gli abiti sporchi di sangue e recandosi in un bar non molto distante dalla sua abitazione.

Lì, dopo aver ordinato un caffè e della birra, avrebbe parlato del più e del meno con le bariste e gli altri avventori del locale, mostrandosi “sereno e imperturbabile”. Una volta uscito, utilizzando un telefono senza sim, si sarebbe messo in contatto con i carabinieri, dicendo loro di aver ammazzato l’ex amante, ma sostenendo di trovarsi in un luogo diverso rispetto a quello in cui era realmente.

Davanti agli inquirenti che lo hanno fermato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, finora è rimasto in silenzio. Attraverso i suoi legali, che hanno rinunciato alla richiesta di scarcerazione che avevano presentato in un primo momento, ha fatto sapere ora di voler essere ascoltato dal pm Michele Permunian. Succederà il prossimo 30 gennaio.

A suo carico sono stati già raccolti gravi indizi di colpevolezza: tra le altre cose, il fatto che a casa sua siano stati trovati un coltello parzialmente lavato, una sim prepagata e un passaporto, che fanno presupporre che avrebbe voluto fuggire.