Chi è Jan Palach? Ricorre oggi, venerdì 19 gennaio 2024, il 55esimo anniversario della morte di Jan Palach.
La sua figura è considerata il più eclatante esempio di patriottismo della Cecoslovacchia. Il 21enne divenne infatti il simbolo della protesta contro l’invasione sovietica del suo Paese quando, il 16 gennaio 1969, decise di darsi fuoco in piazza San Venceslao a Praga.
Morì tre giorni più tardi per le atroci ferite autoinflitte.
Chi è Jan Palach: le origini e la formazione scolastica
Jan Palach nacque nella città di Praga l’11 agosto del 1948, visse la sua infanzia nel paese di Všetaty dove il padre aveva trasferito la sua attività di pasticcere. Entrambi i genitori erano membri del Partito Socialista Cecoslovacco e del Sokol. Nel 1962 il padre perse prematuramente la vita.
L’avvenimento sconvolse non solo il 13enne Jan e il fratello maggiore ma anche la madre che ebbe difficoltà ad elaborare il lutto.
Jan era uno studente modello. Frequentò il liceo a Mělník e dimostrò una profonda passione per conoscere la storia e i personaggi patriottici del suo Paese.
Continuò la sua formazione scolastica all’Università Carlo IV di Praga nella facoltà di economia politica, ma nel 1968 passò al corso di storia. Partecipò attivamente alle azioni di sciopero studentesco e fin da subito evidenziò un’impetuosa indole di manifestare il proprio dissenso.
Nel 1967 prese parte ad una brigata di lavoro in Unione Sovietica e replicò l’esperienza anche l’anno successivo. Nell’autunno del 1967 Jan si trovava fuori i confini della sua nazione quando apprese dei movimenti riformisti, la cosiddetta Primavera di Praga, poi repressi militarmente dall’esercito dell’Unione Sovietica.
L’estremo gesto in Piazza San Venceslao
Le truppe russe invasero la capitale Praga nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968. Jan prese particolarmente a cuore la difesa del suo Paese e si recò in città per documentare gli avvenimenti con la sua macchina fotografica. Qui raccolse anche le testimonianze di alcuni giovani soldati mandati in azione militare senza avere alcuna idea del perché fossero lì.
Nei mesi successivi Jan avrebbe maturato l’idea di immolare la propria vita in segno di dissenso. Secondo alcune fonti il piano sarebbe stato condiviso con alcuni amici. Tuttavia fu il primo a compiere il gesto estremo, mentre venne appurato che non aveva avuto contatti diretti con chi lo emulò nei giorni successivi.
Il 16 gennaio 1969 Jan acquistò due contenitori di plastica che riempì con benzina. Si recò nei pressi della scalinata del Museo Nazionale, si cosparse di liquido infiammabile e si diede fuoco.
Si trasformò immediatamente in una torcia umana. Iniziò a correre attraversando Piazza di San Venceslao manifestando la plateale protesta contro l’Unione Sovietica. Diversi passanti assistettero attoniti al gesto. Fu un tranviere a soccorrerlo, cercando di spegnere le fiamme con un cappotto.
Il grido di un’intera nazione
Terribilmente ustionato ma ancora cosciente, Jan implorò i soccorritori di diffondere la lettera che aveva scritto per spiegare il suo gesto, poiché temeva che le autorità l’avrebbero distrutta. Venne poi trasportato in ambulanza presso l’ospedale di piazza Karlovo Náměstí, dove l’équipe medica appurò che la gravità delle ferite sull’85% del suo corpo necessitasse del trasferimento al reparto grandi ustionati della Clinica di chirurgia plastica di via Legerova.
Ai medici Jan sostenne più volte che il suo fosse il grido di protesta di un’intera nazione e non un suicidio per motivi personali. Il 21enne voleva infatti scuotere le coscienze e mettere fine alla loro arrendevolezza verso un regime insopportabile.
Ai soccorritori Jan confidò di essersi ispirato alle gesta dei monaci buddhisti del Vietnam ed in particolare la protesta contro la dittatura da parte di Thích Quảng Đức che decise di darsi pubblicamente fuoco a Saigon nel 1963.
Jan morì il 19 gennaio 1969, tre giorni dopo il suo ricovero, a causa delle conseguenze delle gravissime ustioni autoinflitte. L’immagine che emerse dalla ricostruzione dei suoi appunti e del suo pensiero patriottico fece del 21enne un modello per chi fosse disposto a combattere per il proprio Paese.