Il professore di diritto costituzionale presso l’Unicusano Federico Girelli ha commentato quanto emerso ieri dalla Corte di Cassazione sul saluto romano. In un’intervista a Tag24.it il costituzionalista ha parlato della decisione delle Sezioni Unite.
Saluto romano, il commento del professore di diritto costituzionale dell’Unicusano Girelli
La decisione della Cassazione di ieri sul saluto romano era attesa soprattutto dopo la commemorazione delle tre vittime di Acca Larentia. Nel corso della manifestazione erano presenti molti esponenti dell’estrema destra che hanno fatto il saluto fascista portando a tantissime polemiche. Ecco l’intervista al professore di diritto costituzionale Federico Girelli sulla decisione di ieri della Cassazione.
Cosa ne pensa di quanto emerso ieri dalla Corte di Cassazione?
“Ieri è stata pronunciata la sentenza ma noi ancora non conosciamo la motivazione della decisione, le motivazioni saranno depositate più avanti. Sono state rese disponibili le informazioni provvisorie che riassumono i tratti essenziali della decisione, una prassi che segue anche la Corte costituzionale quando deve adottare decisioni con grande clamore sociale.
Non abbiamo ancora tutti gli elementi per valutare la decisione, dalle informazioni provvisorie si evince che il saluto romano viene punito se si dimostra in concreto nel quadro di una ricostituzione del partito fascista. Circostanze obiettivamente abbastanza difficili da dimostrare: nelle informazioni si dice anche che questo è l’approccio che si segue quando viene applicata la legge Scelba però precisa anche che può il giudice può applicare anche la legge Mancino che sanziona le manifestazioni razziste. In questo secondo caso la fattispecie è di pericolo astratto ed è meno complicato che si configuri, nel caso della legge Scelba deve configurarsi un pericolo di ricostituzione del partito fascista“
Che considerazione si può fare?
Facciamo una considerazione di carattere generale: in base al nostro ordine costituzionale repubblicano non basta essere afascisti, essere antifascisti è un dovere repubblicano. Non basta l’indifferenza, la Costituzione ha fondato un nuovo ordine in antitesi a quello precedente: in Assemblea costituente c’erano forze politiche molto distanti e l’antifascismo era il minimo comune d’unione. Moro disse che era l’elementare substrato ideologico su cui si formava la repubblica: la dottrina ha detto che l’antifascismo è l’unico vincolo ideologico che tiene unita la nostra società. E’ un elemento proprio dei cittadini e di chi si dichiara patriota – coloro che ribadiscono l’adesione alla Patria che ha come costellazione di valori quelli della Repubblica.
Il fatto che il divieto di ricostituzione del partito fascista sia nella XII disposizione transitoria finale della nostra Costituzione non deve confondere: transitorio è il fatto storico del fascismo e del governo, finale è la considerazione per cui alla luce di quanto letto nella Costituzione si conclude che ciò che è fascismo è incompatibile con il nuovo ordine democratico.
La Corte Costituzionale è intervenuta sui problemi definitori legati alla legge Scelba. In un primo momento c’è stata un’interpretazione molto restrittiva perché la lettera della disposizione transitoria finale diceva ‘è vietata la ricostituzione del disciolto partito fascista’ come se qualunque condotta apologetica o operativa fosse punita se qualunque associazione che richiami a quel partito fosse costituita e non qualunque organizzazione.
Perché è stata possibile questa interpretazione più restrittiva?
Bisogna pensare anche al quadro politico dal Dopoguerra in poi in cui operava il Movimento Sociale Italiano che ereditava alcuni valori della Repubblica Sociale di Salò. Altri partiti uniti dall’antifascismo costituivano un presidio forte dei nuovi valori repubblicani e grazie ai valori democratici la presenza del Msi era tollerata e scontava l’isolamento.
Le condizioni politiche ora sono mutate: i partiti fondatori sono cambiati o scomparsi, adesso una considerazione va fatta: non possiamo scaricare tutti i problemi sulla giurisdizione perché risponde con gli strumenti che ha ed è molto legata alla corrispondenza tra il ‘chiesto‘ e il ‘pronunciato‘. L’intervento delle Sezioni Unite è importante perché scioglie dubbi interpretativi però la giurisdizione non può risolvere tutto: ci sono problemi che vanno risolti nella politica.
Cosa servirebbe?
Servirebbe un rinnovato patto repubblicano di tutte le forze politiche in cui si ammette che sebbene i partiti siano cambiati la Costituzione è rimasta sempre la stessa: quella nata dalla lotta della resistenza e che si difende. Bisogna uscire dalle ambiguità: è la Costituzione che lo chiede.
C’è la possibilità di nuove leggi vista la situazione attuale con l’estrema destra?
Ulteriori interventi normativi potrebbero arrivare se c’è il saldo patto repubblicano di cui abbiamo parlato altrimenti se ne occuperanno i giudici con strumenti normativi che già esistono.
E per quanto riguarda i fatti di Acca Larentia?
Le immagini hanno fatto il giro del mondo e che francamente sono scandalose. In un Paese civile è doveroso commemorare tre giovani uccisi però non è possibile ricordarli facendo il saluto romano. In questo quadro anche il fatto conta molto oltre le considerazioni normative: le persone riunitesi lo scorso 7 gennaio hanno fatto la loro manifestazione. Possiamo pensare che le forze di sicurezza avrebbero dovuto portarle in questura tutte ma ciò avrebbe creato una tensione che non c’era.
Ciò non significa però che dobbiamo restare indifferente. E’ giusto ricordare i ragazzi morti ma non è giusto lasciare ostaggio chi vive vicino Acca Larentia di questa situazione.
Di cosa potremmo avere bisogno oggi a livello normativo?
Di leggi ne abbiamo pure troppe, interventi dichiarativi si possono fare ma il problema non è tecnico normativo ma di forza dell’assetto politico repubblicano.