Tra Donald Trump e innovazione finanziaria, tradizionalmente non corre buon sangue. L’ex inquilino della Casa Bianca, di nuovo in corsa per tornarvi, non ha mai nascosto la propria avversione per le criptovalute e la predilezione per il dollaro. Un atteggiamento che è tornato d’attualità nel corso delle ultime ore, quando il tycoon ha chiuso del tutto all’ipotesi di un dollaro digitale. Una chiusura la quale diventerà ufficiale nel caso in cui riesca a prevalere nel corso delle prossime presidenziali.

Dollaro digitale: il no secco di Trump

“Non permetterò mai alla Federal Reserve di creare una Central Bank Digital Currency (CBDC) negli Stati Uniti”: a pronunciare questo vero e proprio anatema nei confronti del dollaro digitale è stato Donald Trump.

Il suo pronunciamento contro il dollaro digitale ha avuto luogo nel corso di un discorso elettorale che l’ex presidente ha pronunciato a Portsmouth, nel New Hampshire, il 17 Gennaio. Un discorso che era peraltro stato preceduto da una premessa che fa capire al meglio le sue motivazioni, in cui praticamente Trump aveva additato un’eventuale CBDC alla stregua di un atto tirannico del governo.

In pratica, secondo quello che si prospetta come il dominatore delle primarie repubblicane, una CBDC consegnerebbe al governo federale il controllo assoluto sul denaro dei cittadini. Con tutta evidenza Trump punta a presentarsi di nuovo come il campione delle libertà, insidiate dalla centralizzazione governativa.

Curiosamente, si tratta di un discorso molto simile a quello che ispira i criptofans. Anche loro, infatti, affermano di battersi per una decentralizzazione in grado di promuovere l’inclusione. Una motivazione la quale, del resto, trova terreno fertile in una situazione sociale al limite del collasso, con un gran numero di persone praticamente escluse dal circuito economico e finanziario.

Il discorso di Trump, però, si va ad inserire in un quadro molto particolare, quello che vede il dollaro statunitense messo in grandi difficoltà da Bitcoin e CBDC. Come è stato di recente ricordato da una nota di Morgan Stanley. Un documento il quale, però, non sembra aver particolarmente impressionato Trump.

CBDC: negli Stati Uniti c’è una netta contrarietà

Occorre peraltro sottolineare che l’ex inquilino della Casa Bianca non è il solo a dichiarare la propria contrarietà di fronte all’ipotesi di una CBDC. Anche quello che è considerato uno dei suoi maggiori concorrenti per la nomination repubblicana, Ron DeSantis, ha affermato la sua contrarietà in tal senso. Il governatore della Florida è stato molto netto, dichiarando l’intenzione di eliminare l’ipotesi sin dal suo primo giorno di presidenza.

Il motivo di questa contrarietà, che spira con molta forza nella società statunitense, è abbastanza semplice: una moneta digitale controllata dalla banca centrale permetterebbe al governo federale di stabilire un regime di controllo molto forte sull’intera società. Un argomento che è stato spesso opposto alla CBDC cinese, ma che negli USA trova terreno molto fertile.

Si tratta in effetti di una notevole contraddizione, se si pensa al favore di un numero crescente di cittadini verso le criptovalute private. Un favore che ha spinto John Reed Stark, ex funzionario della Securities and Exchange Commission ad affermare che il movimento crypto potrebbe essere un fattore di grande rilevanza nelle prossime presidenziali. Aggiungendo che ogni candidato dovrebbe proporre una figura nel proprio staff, un addetto alle tematiche legate all’innovazione finanziaria.

Per il dollaro digitale la strada si fa molto ripida

Le dichiarazioni di Trump lasciano capire come la strada verso un dollaro digitale rischi di rivelarsi impraticabile a lungo. Se ormai da anni si parla del Digital Dollar Project, un piano in tal senso non ha mai fatto passi in avanti apprezzabili.

Nel frattempo, però, il quadro geopolitico è mutato in maniera profonda. Il dollaro reale sta infatti perdendo terreno nel commercio globale, mettendo in pericolo il ruolo di potenza egemone degli Stati Uniti.

In questa situazione va poi inserito l’ormai prossimo esordio dello yuan digitale. La CBDC cinese rischia di incrinare ancora di più la già traballante posizione del dollaro. Senza contare la crescente ostilità del resto del mondo verso il ruolo di gendarme globale assunto da Washington dopo la fine dell’URSS. Mettere in disparte il progetto di una CBDC statunitense, secondo molti analisti, significa agevolare la fine del dominio imperiale del dollaro. Non stupisce quindi il rilevo dato dalla stampa alle dichiarazioni di Trump.