Bettino Craxi è un nome che risuona nella storia politica italiana per il suo ruolo determinante negli anni ’80. La sua ascesa al potere come primo socialista a diventare Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1983 segna un punto di svolta nella politica italiana. Questo evento storico ha avuto luogo sotto un governo di coalizione composto da diversi partiti, tra cui DC, PSI, PSDI, PRI e PLI. La gestione del potere di Craxi, considerato da molti come un periodo chiave per il paese, ha introdotto riforme significative e misure politiche che hanno influenzato profondamente la società italiana. Tuttavia, la sua fine è nota a tutti: l’esilio (che esilio non fu) a Hammamet, dopo lo scandalo Mani Pulite. Oggi sono 24 anni che Craxi non c’è più: andiamo a ripercorrere brevemente la sua carriera politica e gli ultimi anni della sua vita.
Riforme e provvedimenti sotto la guida di Bettino Craxi
Durante il mandato di Craxi, si sono verificate numerose riforme che hanno modellato l’economia e la politica italiana. Una delle misure più rilevanti fu il taglio di tre punti della scala mobile, un importante dispositivo economico legato alla politica salariale, pensato per adeguare automaticamente gli stipendi in base all’aumento dei prezzi. Questa decisione fu presa per contrastare la diminuzione del potere di acquisto causata dall’incremento dell’inflazione.
Inoltre, Craxi ha affrontato il problema dell’evasione fiscale nel settore del commercio al minuto. La sua amministrazione ha introdotto l’obbligatorietà del registratore di cassa e dello scontrino fiscale, un passo significativo nella lotta contro l’evasione. Altre riforme di spicco includono il condono edilizio “Nicolazzi”, il famoso Decreto Berlusconi che ha liberalizzato il mercato televisivo, e l’istituzione del fondo Bacchelli, destinato a fornire supporto economico a cittadini illustri in difficoltà. Il governo Craxi ha anche avviato il primo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina, dimostrando un impegno nei confronti di infrastrutture e sviluppo.
Impatti economici e sociali delle politiche di Bettino Craxi
Le politiche economiche di Craxi hanno prodotto risultati notevoli. L’inflazione è calata significativamente, passando dal 12,30 al 5,2% tra il 1983 e il 1987. In questo periodo, si è registrata anche una crescita robusta dei salari, che hanno superato l’aumento dell’inflazione. L’Italia ha visto un periodo di prosperità, diventando il quinto paese industriale più avanzato al mondo. Tuttavia, non tutti gli aspetti furono positivi: il debito pubblico italiano registrò una considerevole crescita, passando da 234 a 522 miliardi di euro, con il rapporto debito/PIL che è salito dal 70% al 90%.
Il secondo governo Craxi
Nel 1986, Craxi ha guidato un secondo governo, sebbene di breve durata. Questo periodo non permette di trarre un bilancio completo del suo operato, data la breve durata dell’amministrazione. Tuttavia, è chiaro che il suo impatto sulla politica italiana è stato di lunga durata, segnando un’era di cambiamento significativo.
Dopo la fine del suo secondo governo nel 1987, Bettino Craxi si concentrò sul mantenimento delle posizioni di potere guadagnate dal Partito Socialista Italiano (PSI). In questo periodo, affrontò l’opposizione di figure politiche significative come il segretario della Democrazia Cristiana (DC) Ciriaco De Mita e una parte della stampa critica, tra cui La Repubblica di Eugenio Scalfari. Per contrastare De Mita, Craxi creò alleanze strategiche con avversari interni come Andreotti e Forlani, portando alla formazione del cosiddetto “patto del CAF” intorno al 1989, un accordo politico che segnò l’epoca.
Gli storici, incluso Musella, hanno notato un cambiamento nella percezione del PSI durante questi anni. Da un partito riformista e progressista, il PSI iniziò a essere visto come parte integrante del sistema di potere. Craxi, con la sua personalità forte e talvolta arrogante, non riuscì a prevedere il rigetto collettivo verso la politica che emerse con le inchieste di “Mani Pulite”. Anche di fronte alle indagini sulla corruzione, Craxi mantenne una posizione ferma, ritenendo di poter controllare la situazione.
La caduta di Bettino Craxi: lo scandalo Mani Pulite
Bettino Craxi fu infatti una figura centrale nello scandalo Mani Pulite, un’inchiesta giudiziaria che ha rivelato un sistema corrotto tra politica e imprenditoria italiana. Craxi fu accusato di essere al centro del sistema delle tangenti, ricevendo somme ingenti non solo per il suo partito, ma anche per uso personale e familiare.
Il declino di Craxi divenne evidente con l’arresto di Mario Chiesa nel 1992, allora presidente della casa di cura Pio Albergo Trivulzio di Milano e membro del PSI. Craxi minimizzò il ruolo di Chiesa nel partito, definendolo un “mariuolo” qualsiasi. Questo episodio fu l’inizio di una serie di eventi che portarono a una perdita di consensi per i partiti maggiori, inclusi il PSI e il Partito Democratico della Sinistra. La crescita della Lega Lombarda e l’attenzione crescente verso le inchieste di corruzione accentuarono ulteriormente il declino di Craxi.
In questo contesto, Craxi si distinse per il suo approccio diretto, affrontando le accuse in Parlamento con un discorso che entrò nella storia per la sua franchezza e autocritica.
Craxi affrontò quindi diverse condanne in tribunale, inclusi casi di corruzione, bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito. Sebbene le prove contro di lui fossero solide già nel 1993, è stato solo con la fine della legislatura e l’autorizzazione a procedere contro di lui che è emersa la possibilità dell’arresto.
Craxi ha poi scelto la fuga, rifugiandosi ad Hammamet, in Tunisia, dove rimase fino alla sua morte, evitando l’arresto.
Hammamet: il rifugio e la fine
La vita di Craxi ad Hammamet è stata oggetto di un film di Gianni Amelio che ha esplorato la sua vita durante questo periodo. Nonostante le difficoltà e i contrasti politici, Craxi ha continuato a mantenere un ruolo attivo nel dibattito politico e culturale, spesso discutendo di questioni legate allo Stato e alla Chiesa, nonché di geopolitica e storia. La sua permanenza in Tunisia, protetto dal presidente Ben Alì, è stata segnata da una vita in un certo senso dorata, ma anche limitata, una sorta di esilio dorato.
Craxi visse in una dimora modesta, lontano dai lussi spesso associati alle figure politiche in esilio. Il suo stile di vita e le sue abitudini quotidiane riflettevano una certa malinconia e ritiro dalla vita pubblica. La sua morte nel 2000 segnò senza dubbio la fine di un’era e lasciò aperte domande sulla sua eredità e il suo impatto sulla politica italiana.