I lavoratori dipendenti assenti dal posto di lavoro possono fruire dell’indennità di malattia, il cui importo dipende dalla sua durata: quanto spetta?

Durante i primi tre giorni di assenza, si fa carico dell’importo il datore di lavoro, considerando anche la percentuale indicata nel contratto di lavoro collettivo. Solo dopo, interviene l’Inps.

Ciò che conta è che lo stato di malattia sia accertato da un medico e attestato da un certificato, nel quale siano chiaramente indicati sia il periodo che la durata.

L’indennità di malattia è un aspetto molto importante per il dipendente. Per questo, è bene fornire tutte le indicazioni necessarie, circa la sua durata, quanto spetta e, infine, spiegheremo cos’è il periodo di comporto.

Quando spetta l’indennità di malattia

La malattia viene indicata dall’ art. 2110 c.c., al pari dell’infortunio, della maternità e del puerperio. Costituisce un’ipotesi di temporanea impossibilità sopravvenuta della prestazione lavorativa.

Si tratta di un’ipotesi che non comporta la risoluzione del contratto di lavoro, ma solo una sospensione dell’obbligo di prestare la normale attività lavorativa.

La malattia tutelabile comporta l’incapacità lavorativa e deve essere concreta e attuale e può anche essere indiretta, ovvero in presenza di provvedimenti amministrativi volti a tutelare l’igiene e la sanità pubblica. Durante il periodo di malattia, l’assenza dal lavoro è giustificata.

Quanto viene pagata l’indennità di malattia

L’indennità di malattia viene riconosciuta ai lavoratori quando si verifica un evento che ne determina l’incapacità di recarsi a lavoro. In questi casi, il periodo di malattia viene pagato dall’Inps.

Se prendiamo come esempio i dipendenti del settore privato, ecco quanto viene pagata l’indennità di malattia:

  • Al 50% della retribuzione media giornaliera dal 4° al 20° giorno di assenza per malattia;
  • Al 66,6% per i giorni successivi della malattia o nei casi di ricaduta.

Sono previste eccezioni, per determinate professioni specifiche. Se prendiamo, per esempio, i dipendenti di esercizi pubblici e laboratori di pasticceria, spetta l’80% della retribuzione per tutto il periodo di assenza.

In ben altri casi, è anche possibile che la stessa azienda si faccia carico dell’indennità residua non pagata dall’Inps, in modo tale che, durante il periodo di malattia, il dipendente riceva un importo più simile allo stipendio.

Il singolo contratto collettivo di lavoro stabilisce in che misura l’azienda deve intervenire per integrare l’importo ai propri dipendenti.

Quanto dura e come si calcola

Sia per il calcolo che per la durata, l’indennità di malattia non è uguale per i dipendenti del settore privato e pubblico.

Per quanto riguarda il primo caso, è prevista una durata massima di 180 giorni in ciascun anno solare, per le seguenti categorie:

  • Lavoratori a tempo indeterminato dell’industria;
  • Lavoratori a tempo indeterminato dell’agricoltura;
  • Apprendisti;
  • Lavoratori sospesi.

Al contrario, ai dipendenti pubblici spettano 18 mesi di cui:

  • Nei primi 9 mesi, il lavoratore ha diritto al 100%;
  • Nei tre mesi successivi, dal 10° al 12°, il lavoratore ha diritto al 90°;
  • Dal 13° al 18°, il lavoratore ha diritto al 50°;
  • Oltre il 18° mese, il lavoratore non ha diritto a nessuna retribuzione.

Cos’è il periodo di comporto

Molto spetto ci imbattiamo nel termine “periodo di comporto”. Cos’è? Si tratta di quel periodo entro cui il dipendente può assentarsi dal lavoro per malattia, senza rischiare di perdere il posto di lavoro.

Quindi, oltre i limiti fissati dal periodo di comporto, il datore di lavoro ha la facoltà di licenziare il lavoratore dipendente assente.

La durata del periodo di comporto varia in base al tipo di impiego ed è stabilità dal contratto collettivo di lavoro di riferimento.

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