Nonostante si registri un lieve miglioramento è emerso che c’è una vera e propria fuga dei contribuenti italiani dall’Irpef.
Sono i dati a confermarlo ed è quanto emerge dall’analisi svolta dalla commissione ministeriale presieduta dal Professore di Scienze delle Finanze, Alessandro Santoro, docente ordinario all’Università Milano Bicocca. Gli ultimi dati della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale hanno registrato un lieve miglioramento nel corso dell’anno 2021.
Rispetto all’anno 2020 il mancato gettito fiscale è pari a poco più di 73 miliardi di euro, le mancate entrate contributive sono state poco più di 10 miliardi di euro. Il totale globale delle entrate tributarie e contributive è pari a quasi 84 miliardi di euro.
Ecco cosa è emerso dal lavoro della commissione ministeriale presieduta dal Professore Ordinario Santoro.
Irpef, i contribuenti fuggono dall’imposta progressiva e diretta
I contribuenti italiani fuggono dall’imposta personale, progressiva e diretta: è quanto è emerso dall’analisi della commissione ministeriale presieduta da Santoro, Docente Ordinario di Scienze delle Finanze. La fuga sarebbe “giustificata” grazie ai provvedimenti agevolativi introdotti a sostegno delle imprese e all’aumentare del numero di lavoratori autonomi titolari di Partita IVA Forfettaria. L’Irpef pesa sempre di più sulle tasche dei pensionati e dei lavoratori dipendenti. Le regioni del Centro Italia hanno annunciato l’incremento delle addizionali Irpef per l’anno fiscale 2024.
Oltre la metà dei lavoratori assunti con contratto di lavoro dipendente copre il gettito d’imposta: per ogni contribuente che esborsa 1 euro ce ne sono 2 che non versano niente. Oltre il 50% della platea di contribuenti ha redditi di importo inferiore ai 10.000 euro l’anno al lordo, mentre più del 40% della platea di contribuenti paga oltre il 90 percento del totale.
I contribuenti fuggono dall’Irpef
La fuga dal versamento dell’Irpef è iniziata subito con la sua introduzione, ovvero la riforma che risale a 50 anni fa. Nella fase iniziale l’aliquota massima era pari al 72% per i redditi di importo superiore ai 500 milioni di lire italiane. Inoltre, non era prevista alcuna detrazione fiscale.
L’ondata inflattiva degli anni Settanta del secolo scorso ha fatto sì che si dovesse introdurre modifiche. Dall’imposta progressiva, personale e diretta sono stati sottratti i redditi da capitale. La globalizzazione e l’internazionalizzazione delle imprese ha favorito l’esportazione di capitali per sottrarsi al controllo dell’Agenzia delle Entrate e difendersi dalla svalutazione della moneta.
Riforma fiscale Irpef 2024: ecco le nuove regole
Il decreto fiscale ha previsto per l’anno 2024 nuovi scaglioni di reddito e l’accorpamento delle aliquote per il computo dell’imposta.
Le nuove aliquote sono:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro,
- 35% per i redditi compresi tra i 28mila ed i 50mila euro,
- 43% per i redditi superiori ai 50mila euro.
La detrazione per il lavoro dipendente è aumentata da 1.880 euro a 1.960 euro, nel caso in cui il reddito non superi i 15.000 euro. Le modifiche apportate alla riforma fiscale coinvolgono una platea di 25 milioni di contribuenti italiani.
Per i redditi di importo inferiore ai 15mila euro il risparmio stimato in busta paga è pari a 75 euro. Ad ottenere interessanti benefici derivanti dalla revisione delle aliquote Irpef sono i contribuenti italiani che hanno un reddito superiore ai 28.000 euro.
I contribuenti che dichiarano oltre i 50.000 euro possono beneficiare di un taglio pari a 260 euro su alcune detrazioni non sanitarie. Si stima che ogni contribuente in media possa beneficiare di un guadagno pari a 545 euro all’anno grazie alla riduzione delle aliquote Irpef ed alla proroga del cuneo fiscale.
Le mamme che hanno tre figli e sono assunte con contratto di lavoro a tempo indeterminato possono beneficiare della decontribuzione totale pari a 3.000 euro. Sono circa 14 milioni i lavoratori dipendenti che beneficiano della decontribuzione: ciascun lavoratore ottiene un importo medio pari a 780 euro all’anno.