Poco fa Conte, uscendo dopo un’ora e mezzo di audizione di fronte ai componenti del Giurì d’Onore della Camera dei Deputati, presieduto dall’Onorevole Giorgio Mulè di Forza Italia
Il Presidente del M5S ha dichiarato brevemente le sue intenzioni riguardo all’affaire Mes
(domani sarà la volta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni di essere ascoltata dai Giurati, poi l’organo giudiziario interno al collegio parlamentare riferirà in Aula, secondo quanto appreso, entro il 9 febbraio) riguardo all’affaire Mes, si è espresso volontariamente così, davanti ad un discreto numero di microfoni: “L’attività presso il Giurì d’Onore è secretata; quindi, tutte le attività e le dichiarazioni che sono rilasciate rimangono segrete da parte mia.
Però, come sapete, ho chiesto l’attivazione di questo Giurì d’Onore perché ritengo che sia un istituto parlamentare di salvaguardia nelle ipotesi estreme, laddove ci siano dichiarazioni false e menzognere che oggettivamente offendono l’onore e la reputazione non solo mio personale ma anche del governo, rispetto a tutta l’attività di confronto trasparente e puntuale, fatto con il parlamento e quindi con tutti i cittadini.
Mi rimetto ovviamente alle valutazioni che faranno i colleghi deputati verso i quali ho pieno rispetto, ho piena fiducia e quindi che facciano le loro valutazioni. Io rivendico da parte mia soltanto che non si crei un precedente, come ho già detto in passato, e cioè che non sia consentito a nessuno di poter venire in Parlamento ribaltando la realtà dei fatti, a nessun membro del Parlamento, perché parliamo della deputata Giorgia Meloni, non solo presidente del Consiglio.
Ribaltando la verità dei fatti, avvalendosi ovviamente di tutta la potenza mediatica che espressioni, accuse gravi e offensive possano venir rilanciate da tutti i notiziari, da tutta la stampa e quindi trascinino con sé la portata offensiva che si rilancia sempre più; quindi, per questo voglio giustizia.”
Questa dichiarazione è l’esplicazione definitiva della querelle che Giuseppe Conte ha montato nei confronti del Presidente del consiglio Giorgia Meloni per provare a racimolare voti in vista delle prossime elezioni Europee di quest’anno.
Conte vs Meloni il match finirà ai punti o con un ko?
Conte ha costruito questo castello di carta con l’intento di utilizzarlo come gogna mediatica nei confronti del Primo Ministro Giorgia Meloni e grazie ad un potenziale risultato a lui favorevole ha immaginato di poter essere catapultato in un mare di voti a suo favore; ciò molto probabilmente non avrà l’effetto sperato dal Presidente del Movimento 5 Stelle e anzi potrebbe diventare un boomerang con un effetto di rimbalzo che da positivo diventa negativo con la stessa forza utilizzata per scagliarlo, quindi restituendogli tutta una serie di problematiche che lui stesso ha sollevato.
Come abbiamo detto, la vicenda approdata al Giurì d’Onore, richiesto da Giuseppe Conte, riguarda la disputa legata alle dichiarazioni effettuate dal Premier Giorgia Meloni in aula a proposito della gestione del Mes.
All’audizione con il Giurì d’Onore Conte si è presentato con una considerevole quantità di documenti, che si stima comprendano almeno un centinaio di pagine nell’intenzione di esporre i fatti confortato di documenti cartacei. È importante sottolineare che il compito del giurì non include la proposta o l’imposizione di sanzioni; tale prerogativa è riservata all’Ufficio di presidenza. La funzione principale del giurì è condurre un’istruttoria sui fatti oggetto della controversia, ascoltando direttamente le persone coinvolte e presentando successivamente le proprie conclusioni all’Aula, la quale si limita a prenderne atto.
La storia dall’inizio
La disputa è nata dalle parole di Giorgia Meloni che al Parlamento ha dichiarato che il Mes è stato autorizzato dall’allora governo Conte, mostrando alle opposizioni il fax in cui Luigi Di Maio autorizzava Massari a siglare la riforma del Mes. Tutto ciò è successo il giorno dopo le dimissioni di Conte da capo del Governo e quindi in carica solo per sbrigare gli affari ordinari essendo decaduto.
Conte, colpito al cuore, ha risposto alle accuse di Giorgia Meloni dicendo che l’affare Mes era stato portato in aula inizialmente da Silvio Berlusconi nel 2011 ossia il governo in cui Giorgia Meloni era ministro e invece Conte a quell’epoca faceva solo l’avvocato.