Il Ddl Ecoproteste diventa legge, l’aula approva in via definitiva il provvedimento voluto dal Governo e volto a inasprire le pene per chi imbratta, danneggia o distrugge beni culturali e paesaggistici. L’approvazione è arrivata nel primo pomeriggio di oggi con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti ed è stata salutata con entusiasmo dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha definito la giornata di oggi “una bella giornata per la cultura italiana”.
Ddl Ecoproteste, la Camera approva l’inasprimento delle sanzioni contro gli eco-attivisti
Il provvedimento di iniziativa governativa è nato sulla scia delle polemiche causate dalle cosiddette ecoproteste, ovvero i ripetuti episodi di imbrattamento di opere d’arte effettuati da gruppi di manifestanti per protestare contro il cambiamento climatico.
Il disegno di legge appena approvato prevede un inasprimento delle sanzioni amministrative, fino ad un massimo di 60 mila euro per chiunque deturpi, distrugga, deteriori, renda del tutto o in parte inutilizzabili beni culturali e artistici. Viene, inoltre, prevista una multa da 10 a 40mila euro in caso di imbrattamento o deturpamento dei suddetti beni.
Le nuove disposizioni, inoltre, prevedono anche il raddoppio delle sanzioni in caso di danneggiamento in occasione di manifestazioni in luogo pubblico. Specifiche sanzioni – reclusione da 1 a 6 mesi o multa da 300 a 1.000 euro – sono previste, infine, per chi deturpa o imbratta teche, custodie e in generale strutture utilizzate nei musei per la protezione e la conservazione delle opere d’arte.
Cosa prevedeva la legge prima dell’approvazione del Ddl Ecoproteste?
Prima dell’approvazione del ddl ecoproteste le pene erano sensibilmente più lievi, il nostro codice penale, infatti, puniva il danneggiamento e la distruzione di beni culturali con una multa da euro 2.500 a euro 15.000.
Il deturpamento o imbrattamento di beni culturali invece era sanzionato con una reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 1.500 euro a 10.000 euro.
Il disegno di legge approvato oggi prevede che i proventi delle sanzioni vengano versati in un apposito capitolo di bilancio e riassegnati al Ministero della Cultura per il ripristino dei beni.