Fa discutere e non poco la decisione della Regione Lazio presieduta da Francesco Rocca di sponsorizzare la squadra della Lazio, impegnata nella Supercoppa Italiana a Riyad. Lo stanziamento di 300mila euro (di soldi pubblici, sia chiaro) per far comparire il logo ‘Visit Lazio’ sulle maglie biancocelesti solleva più di un dubbio, sia di carattere politico sia, più importante, di carattere legale. Può, infatti, una giunta regionale decidere per un simile stanziamento? Era necessario un bando? TAG24 lo ha chiesto alla giurista d’impresa Lorenza Morello.
Regione sponsor della Lazio in Supercoppa, per Morello “la Regione non è imparziale”
La Corte dei Conti, raggiunta telefonicamente, nega ogni intervento (‘ventilato’, invece, da alcune testate giornalistiche) da parte della propria Commissione di controllo sulla vicenda.
Da parte sua, la giurista d’impresa Morello, Presidente di APM (Avvocati Per la Mediazione), chiarisce subito che “il confine tra la validità o meno del provvedimento è molto labile“, ma ritiene che nella vicenda vi siano comunque molti elementi da sottoporre ad un’analisi approfondita.
Partendo dalla prima, e più ovvia, domanda:
- Una pubblica amministrazione come la Regione Lazio può finanziare, con soldi pubblici, l’attività di una società privata?
Morello specifica subito che “la giurisprudenza ammette la possibilità per le pubbliche amministrazioni di stipulare contratti di sponsorizzazione, sia attiva (p.a. assume la veste di sponsor finanziando l’attività di un soggetto terzo), sia passiva (p.a. è il soggetto sponsorizzato, quindi destinatario di un finanziamento)“.
Il caso in questione appartiene alla sponsorizzazione attiva, le cui caratteristiche sono stabilite in Italia dall’art. 43 della legge 449/97, il cui comma 1 recita come segue:
“Al fine di favorire l’innovazione dell’organizzazione amministrativa e di realizzare maggiori economie, nonché una migliore qualità dei servizi prestati, le pubbliche amministrazioni possono stipulare contratti di sponsorizzazione ed accordi di collaborazione con soggetti privati ed associazioni, senza fini di lucro, costituite con atto notarile”.
Tuttavia, spiega la giurista, esistono dei vincoli che l’amministrazione deve rispettare.
In primo luogo, quello del risparmio di spesa, per il quale “tutte le sponsorizzazioni che costano più di quanto costerebbe un’attività normale, sarebbero illegittime“.
Morello specifica, inoltre, che “la dottrina maggiormente accolta oggi ammette la possibilità di avere una p.a. nel ruolo di sponsor, purché tale ruolo non violi il limite dato dal rispetto del perseguimento delle finalità istituzionali proprie dell’amministrazione. Quello che viene chiamato – spiega – il ‘vincolo di scopo’“.
Tuttavia, in questa vicenda specifica, la giurista d’impresa individua una criticità specifica, che vede in torto la giunta regionale presieduta da Rocca. Il problema risiede nel fatto “che una Regione si schieri apertamente per una delle due squadre della città, appoggiando la Lazio piuttosto che la Roma. Questo – sottolinea – è il punto dirimente, perché allora la pubblica amministrazione non può più dirsi imparziale rispetto alle due squadre di quella regione“.
Perché non è stato messo a bando questo provvedimento?
La seconda, e ultima domanda, arriva da un dubbio sollevato dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, per il quale “c’è un problema” se soldi pubblici vengono erogati senza un bando di concorso per la loro assegnazione.
Ma era necessario/possibile fare un bando per questo particolare provvedimento di sponsorizzazione?
Morello spiega chiaramente che, in Italia, la procedura concorsuale non si possa imporre nei casi di sponsorizzazioni attive, essendo esse “il frutto di una decisione strettamente connessa alle caratteristiche dell’attività che si va a svolgere o della persona fisica da sponsorizzare, che presumono un importante ritorno di immagine per la pubblica amministrazione“.
Quindi, chiosa seccamente, il segretario di SI “ha perso un’occasione per stare zitto“.
Il consigliere regionale Nobili (Iv): “Opposizione non dice nulla perché lo fece anche Zingaretti”
Ma la questione, oltre che giuridica, è anche e, forse, soprattutto politica.
TAG24 ha sentito, dunque, il consigliere regionale di Italia Viva Luciano Nobili, componente anche della IV Commissione – Bilancio, programmazione economico-finanziaria, partecipazioni regionali, federalismo fiscale, demanio e patrimonio.
Nobili precisa di essersi astenuto dal voto sul provvedimento ma ricorda il precedente della Supercoppa del 2019, protagonista ancora la Lazio che “ebbe un’identica sponsorizzazione, sempre con il logo di Visit Lazio sulla maglia“.
All’epoca, alla presidenza della Regione c’era Nicola Zingaretti del Partito Democratico. Ecco perché, secondo il consigliere di Italia Viva, proprio questo precedente ha contribuito a stemperare le polemiche dell’opposizione, perché “è ovvio che quelli che stavano con lui fanno fatica, oggi, a dire qualcosa al presidente Rocca“.
Nobili spiega che, stavolta non si tratta di un provvedimento ad hoc, ma che sarà valido anche in futuro e, quindi, anche per Roma e Frosinone. Tuttavia il consigliere, che non riesce a trattenersi da una battuta influenzata dal tifo calcistico, ammette che “non vorrei mai vedere la scritta ‘Visit Lazio’ sulle maglie giallorosse“.