La comunità internazionale ha gli occhi puntati sulla crisi Mar Rosso: il blocco del canale di Suez e l’impossibilità per le società di spedizione di navigare avvantaggerà gli USA? I ribelli houthi hanno bloccato l’accesso al Mar Rosso e le navi di spedizione dirette nel Vecchio Continente sono costrette a circumnavigare il continente africano. Molti colossi di spedizione hanno deciso di stoppare la navigazione in questo tratto marittimo, mentre altri hanno deciso di cambiare rotta.

Oltre all’incremento dei tempi di spedizione, sono aumentati i costi di logistica che andranno ad impattare sui prezzi al consumo. Per questo, la comunità internazionale ha gli occhi puntati sulla crisi Mar Rosso, che potrebbe innescare una seconda ondata inflazionistica. Il blocco che interessa il traffico navale nel canale di Suez beneficerà ed avvantaggerà gli USA? In che senso gli Stati Uniti d’America potrebbero ottenere un vantaggio economico dalla crisi del Mar Rosso? Facciamo chiarezza.

Crisi Mar Rosso: chi potrebbe avvantaggiare?

La stampa e la comunità internazionale seguono con interesse e con grande preoccupazione la crisi Mar Rosso e il post elezioni a Taiwan. Il blocco al canale di Suez e gli attacchi dei ribelli houthi contro le navi di spedizione hanno portato molti spedizionieri a sospendere la navigazione lungo questa rotta marittima, mentre altri colossi globali hanno deciso di circumnavigare l’Africa, con il conseguente incremento dei costi di trasporto, che vanno ad impattare sui prezzi al consumo.

Questa situazione potrebbe portare ad una nuova ondata inflazionistica che potrebbe nuovamente abbattersi sull’Europa, oltre che ad aumento dei tempi di spedizione. A seguito degli attacchi dei ribelli houthi alle navi mercantili sono crollate le entrate dell’Egitto del 40% rispetto all’anno appena archiviato.

Crisi Mar Rosso: l’Europa si affiderà al commercio oltreoceano

La difficoltà a trasportare il petrolio ed il gas naturale liquefatto (GNL) potrebbe avvantaggiare gli Stati Uniti d’America. L’Europa per approvvigionarsi del gas naturale liquefatto (GNL) si affiderà agli Stati Uniti d’America. Se la crisi nel Mar Rosso dovesse proseguire nel corso dei prossimi mesi, gli Stati dell’UE potrebbero avere difficoltà con gli stock del gas naturale liquefatto (GNL) in vista della stagione invernale 2024.

Per poter neutralizzare i ritardi dei carichi provenienti dal Qatar è molto probabile che il Vecchio Continente si affidi al commercio oltreoceano, incrementando gli acquisti di combustibile liquefatto dagli USA che sono diventati i primi esportatori mondiali di gas naturale liquefatto (GNL).

Crisi Mar Rosso: gli USA sono una superpotenza nell’esportazione di GNL

La Cina e l’Europa sono i maggiori acquirenti del combustibile. Secondo i dati di Bloomberg, gli Stati Uniti d’America hanno esportato oltre 91 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto. Gli USA sono diventati una mega potenza nell’esportazione del GNL anche a seguito della riapertura del terminale di Freeport LNG in Texas, rimasto in operativo dopo l’incendio scoppiato a metà anno 2022. Grazie all’aumento nella produzione del combustibile liquefatto, gli Stati Uniti hanno superato il Qatar e l’Australia.

Le previsioni sono ottimistiche per gli USA che potrebbero rafforzare la loro posizione grazie all’attivazione di due nuovi impianti: quello di Golden Pass in Texas e quello di Plaquemines in Louisiana. La capacità produttiva totale di gas naturale liquefatto sarà pari a 38 milioni di t, che si aggiungerà all’attuale output prodotto dagli USA.

Crisi Mar Rosso: il Qatar evita il canale di Suez

Il Qatar era il primo esportatore mondiale del GNL, oggi è stato detronizzato dagli Stati Uniti d’America. Il secondo esportatore del gas naturale liquefatto ha sospeso le spedizioni nel Vecchio Continente: le navi mercantili qatariote hanno stoppato la navigazione nel canale di Suez.

Le navi metaniere provenienti dal Qatar e destinate al mercato europeo hanno preferito cambiare rotta e circumnavigare il continente africano, transitando in Sudafrica, ma non tutte giungono in Europa, molte vengono indirizzate verso il continente asiatico.