I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia hanno scovato un meccanismo di presunti appalti truccati che avrebbe portato ad atti di corruzione per oltre 12 milioni di euro. A finire al centro dell’inchiesta è stata una società bergamasca sospetta, la quale ora dovrà rispondere ad accuse molto pesanti. Gli agenti oggi hanno proceduto all’arresto di quattro persone che sembrano essere direttamente coinvolte.

Brescia, corruzione e appalti truccati: che cos’è successo

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, a Brescia sarebbe stato messo in atto uno specifico meccanismo illecito che avrebbe permesso l’aggiudicazione da parte di una società bergamasca di diverse gare d’appalto che risultano così essere state truccate.

Le gare erano state bandite da un’importante azienda partecipata dallo Stato. L’accusa è quella di aver compiuto atti di corruzione per oltre 12 milioni di euro. I membri della Guardia di Finanza oggi hanno proceduto all’arresto di quattro soggetti.

Gli agenti questa mattina, giovedì 18 gennaio 2024, hanno eseguito quattro misure cautelari personali. Tre ordinanze erano di custodia in carcere, una di arresti domiciliari. Hanno poi sequestrato circa 450mila dollari.

Gli stessi inoltre hanno effettuato 7 perquisizioni nelle province di Brescia, di Milano, di Bergamo, di Novara e di Chieti.

Tutte queste operazioni sono state decise al termine di un’indagine che ha visto al centro un’associazione per delinquere finalizzata, tra le altre cose, alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, alla turbata libertà degli incanti, ma anche all’accesso abusivo ad un sistema informatico e all’omessa presentazione delle dichiarazioni.

Le Fiamme Gialle di Brescia, proprio nel corso delle analisi, sembrano aver individuato un gruppo ben strutturato formato dai vari indagati. Proprio questi ultimi avrebbero consapevolmente partecipato ad un’organizzazione criminale per raggiungere i propri scopi personali illeciti e illegali.

Le indagini

Gli esperti, nel corso delle indagini, hanno scoperto la presenza di un dipendente della società partecipata che avrebbe avuto più incontri con il “corruttore”. I due si sarebbero visti sempre nelle immediate vicinanze di un casello autostradale.

Il dipendente avrebbe ricevuto proprio da questo secondo uomo oltre 70mila euro in contanti. Ad incastrarlo sono state le immagini e i video immortalati da telecamere ed effettuati dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia.

Ma non è finita qui. Sempre durante le indagini, la Polizia giudiziaria avrebbe evidenziato anche numerosi accessi abusivi a sistemi informatici. Tali accessi sarebbero stati effettuati per compiere un danno nei confronti di un’altra società partecipata dallo Stato.

Nello specifico, in questo modo gli indagati avrebbero visualizzato alcune offerte trasmesse dalle altre imprese che partecipavano alle gare d’appalto. L’obiettivo chiaramente era quello di fare in modo che ad aggiudicarsi la vincita fosse la società bergamasca.

Infine le Fiamme Gialle di Brescia hanno notato compensazioni di crediti falsi per un importo complessivo pari a 3.861.462,40 euro e l’omessa dichiarazione, da parte di due società riconducibili sempre agli indagati. Il valore totale era di circa 400mila euro di I.V.A. dovuta alle casse dello Stato italiano.

Il caso nel Napoletano

Qualche giorno fa avevamo parlato di un caso simile che si era verificato nel Napoletano. I membri della Polizia e della Guardia di Finanza avevano eseguito 11 misure cautelari. Ad emetterle era stato il gip di Napoli nell’ambito di un’inchiesta sulla riqualificazione che aveva riguardato il Rione Terra di Pozzuoli.

Gli arrestati sono stati accusati di corruzione e di appalti truccati. Tra questo ultimi era comparsi anche l’ex sindaco Vincenzo Figliolia, l’ex dirigente Pd Nicola Oddati e l’ex presidente Enit Palmucci.

I vari soggetti raggiunti dalle misure cautelari – tutti amministratori di enti locali, esponenti politici locali e imprenditori – ora devono rispondere, a vario titolo, alle accuse di concorso in turbata libertà degli incanti, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e traffico di influenze illecite.