Molti danno per scontato che l’aspetto esteriore sia tutto o quasi in un ambiente come Hollywood. Ma in pochi immaginano a quali livelli di parossismo e abuso possono arrivare i produttori della Mecca del Cinema statunitense. Soprattutto verso le donne. A dare un quadro della situazione ci pensa Nicole Kidman, che racconta come la sua altezza fosse brutalmente giudicata a Los Angeles, agli inizi della sua carriera.

Nicole Kidman e il provino in cui misuravano l’altezza all’ingresso: “Ero mortificata”

Guardando Nicole Kidman, in pochi penserebbero, superficialmente, che si tratti di una donna che abbia mai avuto dubbi esistenziali dovuti al suo aspetto fisico. Del resto, stiamo parlando di una delle grandi dive del cinema contemporaneo.

Eppure, Hollywood, oltre a essere considerata da alcuni il Regno del cinema, è anche il regno delle insicurezze, che alimenta promuovendo valori e comportamenti discutibili se non, in certi casi, del tutto inaccettabili.

Dopo lo scoperchiamento del ‘vaso di Pandora’ con lo scandalo Harvey Weinstein, e la successiva emersione di alcune storie terribili di Hollywood – come quella capitata a Diane Kruger sul set di Troy – ora tocca proprio alla Kidman raccontare la sua personale esperienza con questi atteggiamenti.

Agli inizi della sua carriera, infatti, all’attrice venne fatto pesare il ‘problema’ della sua altezza che, secondo alcuni casting director e produttori, le avrebbe precluso qualsiasi possibilità di successo in quel mondo.

La Kidman arriva a descrivere la situazione surreale in cui si trovò al provino per il musical Annie del 1982, diretto da John Huston dove gli attori, prima di accedere all’audizione, venivano… misurati!

“Ho dovuto chiedere con insistenza che mi facessero passare all’ingresso, perché ti misuravano prima di entrare. Ero mortificata“.

La Kidman e l’insegnamento alle sue figlie: “Nulla di tutto ciò ha importanza”

L’attrice premio Oscar nel 2003 per The Hours ammette che questo genere di comportamenti le hanno reso molto difficile superare quello che, per lei, era un vero e proprio complesso, ma di esserselo finalmente lasciato alle spalle.

“Mi dà fastidio quando recito e vorrei essere più minuta, ma poi ci sono momenti in cui lo apprezzo. Ad esempio, quando è un aspetto legato al personaggio che interpreto. Allora mi dico: ‘Ok, posso usarlo ora’. Detto questo, ho avuto problemi alle ginocchia e di ogni tipo, in parte a causa della mia altezza”.

I casi di bullismo subiti le hanno, inoltre, permesso di impartire alcuni insegnamenti fondamentali alle sue figlie.

“Quello che dico alle mie figlie è che nulla di tutto ciò ha importanza. Quello che conta è il modo in cui permetti agli altri di dirti ‘sì’ oppure ‘no’, e se lo accetti. La resilienza interiore come essere umano, questo è il superpotere”.