E’ stato uno dei pilastri della Roma di Spalletti e protagonista di quattro stagioni felici e molto competitive in giallorosso. Max Tonetto ha militato a lungo in Serie A, capace di giocare sia come esterno mancino di centrocampo che come terzino. Insomma era un jolly, che ha fatto della duttilità e della professionalità il suo biglietto da visita e a cui difficilmente gli allenatori decidevano di rinuciare. Nella Capitale gioca insieme a Daniele De Rossi, dal 2006 al 2010 e vince una Supercoppa e due Coppe Italia. Conosce bene l’ambiente, conosce bene il nuovo mister dei giallorossi. Per commentare l’esonero di Mourinho e l’arrivo di De Rossi, Tonetto è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Roma, da Mourinho a De Rossi: Tonetto a Tag24

Il lavoro a Roma di Mourinho è finito e immediatamente dopo è iniziato quello di De Rossi. Il calcio, d’altronde, ci ha sempre abituato a queste porte girevoli: per una storia che arriva ai titoli di coda, ce n’è sempre un’altra pronta a cominciare. Una cosa è certa, la Roma non può navigare a vista, non può scendere così in basso e non può stare al nono posto in classifica. Il nuovo mister dovrà risollevare le sorti di questa stagione e convincere la società a puntare su di lui anche per il futuro. L’ambiente è già dalla sua parte, anche perchè lui di questo club, ha già scritto una pagina di storia importante. Per capire come sarà il passaggio da Mourinho a De Rossi non ci resta che aspettare, intanto Tonetto, che con Daniele ha condiviso quattro stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Partiamo dal principio, ovvero dalla notizia dell’esonero di Mourinho. Come commenti la decisione della Roma?

“Credo che quello di ieri sia stato un fulmine a ciel sereno per tutti. Le valutazioni però, da parte della società, evidentemente sono state fatte e non penso che una decisione così importante sia stata presa in fretta e furia. Mourinho andava a scadenza di contratto già dall’inizio dell’anno e credo che la scelta di ieri abbia radici molto più profonde di quello che possiamo pensare dall’esterno. E’ stata presa una decisione forte, importante e che avrà irrimediabilmente delle conseguenze. Mi auguro chiaramente che ne abbia di positive, nonostante stiamo parlando dell’esonero di un allenatore di questo spessore”.

Anche perchè i tifosi della Roma erano e sono tutti al fianco di Josè Mourinho. Come valuti la mossa della società, di prendere un altro allenatore che è direttamente nel cuore dei romanisti, come Daniele De Rossi?

“Quella è più una conseguenza, che la chiave. Se i risultati non dovessero arrivare, comunque i tifosi non si fermeranno di fronte al fatto che la società ha riportato a casa una bandiera e un giocatore riconosciuto da tutti come un figlio di Roma. Penso invece che il club abbia deciso di puntare su di lui perchè crede nel suo valore e nelle capacità. Gli ha dato fiducia come allenatore e non soltanto dal punto di vista umano”.

Quali sono state le colpe di Mourinho, che De Rossi non deve ripetere? Lo Special One ha spesso parlato di una squadra non da Champions League, ma c’è anche chi gli risponde che i giallorossi hanno il terzo monte ingaggi della Serie A…

“La Roma, con l’organico al completo, è una squadra che ha l’obbligo di lottare per la Champions League e non può essere diversamente. Poi è chiaro che all’interno di una stagione ci siano tantissime varianti e tantissimi fattori che influiscono in un senso o nell’altro, che non si possono prendere tutti in considerazione. Questo non lo dico per giustificare il lavoro di Mourinho, perchè è chiaro che il nono posto non può essere soddisfacente. Tra l’altro è uscito dalla Coppa Italia, con il derby e un risultato assolutamente negativo. Si doveva e si poteva fare di più, questo è evidente”.

Hai avuto modo di giocare insieme a De Rossi, a Roma. Qual è la sua qualità principale, quella che potrebbe fare la differenza in campo?

“Lui nasce leader. Io l’ho conosciuto che aveva 23 anni ed aveva già il suo enorme peso all’interno dello spogliatoio. Questa è una qualità che ti porti dietro e che da allenatore è essenziale. Il fatto di essere riconosciuto, di essere credibile, di avere quella personalità così importante. Tutto questo può essere solo un vantaggio per lui e per questa sua nuova storia”.

E’ effettivamente un traghettatore oppure può diventare altro?

“Credo che la speranza di tutti è che lui non sia un traghettatore, ma è ovvio che andranno fatte delle valutazioni e prima di tutto bisognerà vederlo sul campo. I risultati saranno importanti, ma non penso decisivi. Anche perchè la rincorsa in questo momento non è facile e c’è anche un’Europa League da giocare. Secondo me però, per ora, non si sta pensando ad altro che non sia l’attualità. Il primo obiettivo deve essere quello di rimettere in piedi una stagione, che ora sembra compromessa”.