I calcoli biliari possono manifestarsi con sintomi come forti dolori addominali, nausea e altri segnali che possono compromettere di molto la qualità della vita.
Comprendere questi sintomi è essenziale per ottenere una diagnosi tempestiva e, di conseguenza, il trattamento di cura adeguato. Scopriamo insieme i sintomi caratteristici, le cause sottostanti e le opzioni di trattamento disponibili per affrontare i calcoli biliari.
Cosa sono i calcoli biliari
La formazione di calcoli all’interno della cistifellea è chiamata colelitiasi. La cistifellea è l’organo che immagazzina la bile secreta dal fegato. I calcoli, che a volte vengono chiamate “pietre”, in realtà sembrano piccoli ciottoli. Nella maggior parte dei casi sono composti da colesterolo cristallizzato.
Possono formarsi anche calcoli costituiti da pigmenti biliari, soprattutto in caso di gravi malattie del fegato (come la cirrosi epatica) o di anemia falciforme.
La forma, la dimensione e il numero delle pietre (possono essere diverse centinaia) differiscono da un individuo all’altro. Possono essere piccoli come un granello di sabbia o grandi come una pallina da golf.
Nella maggior parte dei casi, i calcoli non causano alcun sintomo. A volte, però, possono bloccare i dotti che trasportano la bile al fegato e all’intestino. Questa si chiama colica biliare, se l’attacco è temporaneo. Non riuscendo più a svuotarsi, la cistifellea comincia a gonfiarsi, provocando dolori violenti.
Quando i calcoli non causano coliche, a volte vengono scoperti per caso durante un’ecografia o una tomografia computerizzata (TC) dell’addome.
Si noti che l’intensità dei sintomi non dipende dalla dimensione delle pietre. In effetti, a volte, i calcoli piccoli possono causare un dolore intenso, mentre i calcoli grandi possono passare inosservati.
I sintomi dei calcoli biliari
Nella maggior parte dei casi, i calcoli biliari non causano complicazioni. Se invece dovesse verificarsi un attacco di dolore, può essere persistente e se non trattato può intensificarsi al punto da portare a situazioni pericolose per la vita: colecistite acuta (infiammazione della cistifellea), colangite acuta (infiammazione dei dotti biliari) o pancreatite acuta (infiammazione del pancreas).
Se si verificano i seguenti sintomi, consultare urgentemente un medico:
- febbre;
- colore della pelle anormalmente giallo (ittero);
- dolore molto intenso ed improvviso alla parte destra dell’addome e che persiste oltre le 6 ore;
- vomito persistente.
Inoltre, le persone che soffrono di calcoli biliari hanno, a lungo termine, un rischio leggermente maggiore di sviluppare il cancro della colecisti, che per fortuna è molto raro.
Da cosa sono causati i calcoli biliari
La bile è composta principalmente da acqua, sali biliari (che, emulsionando i grassi, svolgono un ruolo importante nella loro digestione da parte dell’intestino), colesterolo, fosfolipidi, pigmenti ed elettroliti.
I calcoli biliari di colesterolo si formano quando:
- la bile contiene troppo colesterolo;
- la bile non contiene abbastanza sali biliari;
- la cistifellea non si contrae regolarmente (la cistifellea viene quindi detta “pigra”).
- l’obesità è un fattore di rischio ulteriore.
I calcoli possono comparire in vari organi cavi (reni, vescica) o nelle ghiandole (cistifellea, ghiandole salivari). Possono circolare o rimanere bloccati nelle loro vie escretorie. A seconda di dove si trovano, questi calcoli saranno composti da diverse sostanze: calcio, fosfato, colesterolo, succhi digestivi o altro.
I calcoli biliari di solito si formano nella cistifellea e non nel fegato perché lì la bile è più concentrata.
I calcoli biliari sono piuttosto diffusi e colpiscono da 2 a 3 volte più donne che uomini. A partire dai 70 anni ne sono colpiti dal 10% al 15% degli uomini e dal 25% al 30% delle donne.
Il rischio di avere calcoli biliari aumenta con l’età, raggiungendo quasi il 60% dopo gli 80 anni, probabilmente a causa della ridotta efficacia delle contrazioni della colecisti.
I calcoli causano complicazioni solo nel 20% dei casi.
Come si curano i calcoli biliari
A volte è possibile trattare i calcoli alla colecisti mediante farmaci come gli acidi chenodeossicolico ed ursodesossicolico, che favoriscono la solubilizzazione del colesterolo biliare e ne riducono la sintesi epatica e l’assorbimento intestinale.
In circa il 30-40% dei casi il problema si risolve, anche se ci vogliono anni. Purtroppo, però, c’è una recidiva nel 60% dei pazienti dopo 10 anni.
Un’altra opzione terapeutica prevede l’uso di onde d’urto esterne per frantumare i calcoli biliari, analogamente a quanto avviene per quelli renali.
Nella maggior parte dei casi è necessario l’intervento chirurgico di rimozione dei calcoli. In circa il 5% l’intervento avviene in laparoscopia, quando questa procedura non si può applicare, si opta per l’intervento classico.