Pare parecchio Parigi ha la trama di una favola, un racconto che è una carezza al cuore ispirato ad una storia vera. Leonardo Pieraccioni torna al cinema e lo fa con un film diverso dai suoi precedenti dove, all’alba dei suoi 60 anni, sceglie di raccontare la famiglia. Lo fa partendo dai contrasti e arrivando a quella rappacificazione che spesso tanti sognano di raggiungere. TAG24 lo ha incontrato insieme ai protagonisti Nino Frassica e Chiara Francini.
Pare parecchio Parigi, la trama del film ispirata a una storia vera
La trama di Pare parecchio Parigi è ispirata alla vicenda vera di due fratelli fiorentini, che nel 1982 finsero di portare il padre morente nella capitale francese senza mai uscire dalla Toscana.
Lo ha svelato in conferenza stampa a Roma lo stesso Leonardo Pieraccioni, che da questa storia assurda e, per questo, incredibilmente vera, ha tratto la sua ultima fatica cinematografica, girata l’estate scorsa.
“Il loro padre era quasi cieco e cominciarono a farlo viaggiare in una roulotte immaginando di andare in Francia. Lui, vedendo la torre di Pisa, disse che Parigi era bellissima, ma non capirono mai se avesse capito l’inganno. L’importante non era la meta ma il viaggio. Se questo film portasse qualcuno a parlarsi di nuovo penso che potrei considerarlo il più bello della mia vita”.
La differenza è che qui non ci sono due fratelli, ma un fratello e due sorelle con un padre strepitoso interpretato da un Nino Frassica fuori dai suoi soliti registri.
Il video con le parole di Pieraccioni
Leonardo Pieraccioni ha sottolineato l’importanza di questo film nella sua carriera:
“Ho voluto fare un film sulla famiglia. Quando ho iniziato 30 anni fa a scrivere con Giovanni Veronesi I Laureati avevo 29 anni e ho raccontato le paturnie di un 30enne fuori corso nella vita. Poi abbiamo raccontato i 40 anni con le belle storie d’amore che si chiudevano con un punto interrogativo, poi a 50 anni ho mostrato come tutta questa felicità non fosse sicura. Ora, alla soglia dei 60 anni, ho raccontato in maniera più analitica la famiglia, quelle acredini che diventano troppo importanti. Qui mostriamo che in 12 ore si può risolvere il conflitto di una vita, questo soggetto era nella cartella ‘arditi’ da quando un amico mi raccontò di questi due fratelli che vivevano male il rapporto con il babbo. Io mi sono emozionato perché è la prima volta vera che lascio il cabaret, vorrei solo che si potesse ridere dall’inizio alla fine. Ho paura dei sentimentalismi, invece ci sono stati momenti ricchi di vari colori”.
Leonardo Pieraccioni poi si sofferma sulla scelta di Nino Frassica nei panni di suo padre:
“Quando ho telefonato al meraviglioso Nino Frassica e gli ho chiesto se avesse voglia di stare sdraiato nel camper, l’ho invogliato con la promessa della comodità. Ho voluto portare attori che hanno una visione molto ironica della vita, lui era perfetto perché faceva finta di improvvisare come nel cabaret”.
Le sorelle invece sono interpretate da Chiara Francini e Giulia Bevilacqua:
“Se io avessi avuto nella vita due sorelle sarebbero state sicuramente come la Francini e la Bevilacqua. Voi dovete sapere che Chiara parla continuamente solo assumendo acqua minerale, ho perso l’uso dell’orecchio e qui devo dire che c’è stato il matriarcato. Mi hanno fatto raccontare di tutte le mie fidanzate. Ma alla fine sono felice e contento, come da trent’anni a questa parte”.
Parla di aver voluto fare un film diverso:
“Di film comici ne abbiamo fatti tanti, il pubblico si è un pochino disaffezionato perché le finestre di uscita sono molto brevi e si fa fatica. Queste componenti mi hanno fatto pensare di andare a vedere un soggetto per fare un film come se non fosse mio. Dovevamo dare dei toni diversi, dovevamo inserire nella mia solita canzone magari delle influenze jazz. C’è la volontà di raccontare un film corale, come accadde per I Laureati”.
Leonardo Pieraccioni e il possibile sequel de I Laureati: “Mi chiedo cosa abbiano fatto trent’anni dopo…”
Preso dai bilanci, è impossibile per il regista fiorentino non abbandonarsi anche alle fantasie. Come, ad esempio, quella di recuperare i personaggi del suo film d’esordio per raccontare cosa ne è stato di loro e delle loro vite.
Un’idea alla quale Pieraccioni ammette di pensare, di tanto in tanto.
“Ogni tanto mi chiedo cosa abbiano fatto dopo trent’anni… semmai venisse un’idea per raccontarli ora che sono vicino alla pensione, potrebbe essere curioso. Ogni volta che esce un film è un termometro su noi stessi, il nostro mestiere è far ridere in maniera intelligente”.
Il regista fiorentino spiega poi di non sentirsi pronto al ritiro:
“Avere una sala piena è importante per chi ha creduto nel film, ma io non ho mai chiesto degli incassi. Quando Il Ciclone fece tutti quei soldi mi sono anche spaventato, ma alla fine è stato un caso se al pubblico è piaciuto come altri film. Io ho sempre cercato di fare cose che piacciono a me. Io non la penso come chi dice di smettere finché la luce è accesa, io sono del partito che smetterò quando me lo diranno i produttori. Finché ci sono tre pensionati in sala, io continuerò a fare ‘oplà’”.
E non si esime a parlare di politicamente corretto:
“Il politicamente corretto è una cosa folcloristica, passerà e ci ricorderemo di quando il mio abilissimo montatore mi ha chiesto se lasciavo lo ‘scappellotto’ alla sorella. Se non si capisce che è un gesto che si dà quando ci si vuole bene è grave. Come Umberto Eco insegna, abbiamo dato parola a chiunque su internet, ma ora si è davvero esagerato. Ne Il Ciclone ci sono battute su cui oggi avrebbero fatto un titolo. In teatro si può parlare come si è sempre parlato e certe esagerazioni rimangono tali”.
Pare parecchio Parigi, le parole del cast
Nino Frassica parlando del suo personaggio si sofferma sull’importante messaggio familiare:
“Ho accettato questo film per uscire dal solito personaggio siciliano, ma poi mi hanno detto che lo ero comunque. Il sottotitolo del film è ‘non è mai troppo tardi’, lui ha avuto il terzo infarto e capisce che era il momento di raggruppare i figli per dare loro questa carezza. Raccontiamo una famiglia come tante, vorrebbero dirsi chissà che cosa e poi si pentono. Nel varietà succede di tutto, nel cinema c’è il copione e il rispetto della storia. Io facevo l’attore e mi divertivo molto, c’era anche una autocensura perché alcune cose che facevano ridere e non andavano bene nel film le abbiamo tolte. Il cinema deve essere credibile, puoi scherzare ma non andare nel surreale. Il personaggio è vero, anche se qualcosina e qualche licenza ce la siamo presa”.
Chiara Francini è una sorella che deve chiarire con la famiglia, ma anche dare di nuovo valore a se stessa:
“Fare questo film è stato straordinario perché questo viaggio è la meta. Credo che siano utili a costruirsi i ricordi di quando poi si diventa vecchi. Questo film rappresenta pienamente la mia idea di felicità, quindi è un viaggio che rappresenta la tensione e la felicità. Era molto bello perché facevamo sempre gli stessi giri, era un po’ come tornare a casa perché rivedevi gli stessi alberi e sassi. Anche il maneggio era diventato un compagno. È stato davvero come fare una gita ed essere con degli amici. Io sono molto chiara e l’idea è stato davvero di fare un viaggio anche per conoscerci”.
Pare parecchio Parigi, quando esce il nuovo film di Pieraccioni?
Pare parecchio Parigi, il nuovo film di Leonardo Pieraccioni arriverà nelle sale il 18 gennaio.