Tim ha ricevuto dal governo Meloni il consenso per vendere Netco a Kkr: gli impegni assunti garantiscono la piena tutela degli interessi strategici. 

Una nota di Palazzo Chigi è previsto il ruolo dell’esecutivo nella definizione delle scelte strategiche e viene

“garantita la supervisione allo Stato di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza, la difesa e la strategicità della rete e dei relativi asset”.

Il via libera da parte del governo Meloni alla cessione della rete Tim all’ operatore internazionale di private equity rappresenta un passo decisivo nell’operazione di acquisizione di NetCo, società che detiene tutte le infrastrutture di rete fissa di Tim.

La delibera del Consiglio dei Ministri accoglie nelle prescrizioni i doveri e le responsabilità che hanno assunto le parti: dal mantenimento sul territorio nazionale delle attività di ricerca alla competenza esclusiva su tutte le questioni relative agli asset strategici fino all’organizzazione di sicurezza.

Tim, il governo autorizza la vendita di Netco a Kkr

Il via libera del governo Meloni alla cessione della rete Netco a Kkr rappresenta un passo avanti nella definizione dell’operazione. Finalmente viene definito un quadro di supervisione affidata allo Stato.

L’approvazione dell’esecutivo per la cessione di Netco a Kkr è avvenuta in conformità alla normativa sul golden power, uno “scudo” pensato dal governo per tutelare le attività di alcuni settori strategici. Gli impegni assunti dalle parti garantiscono la protezione degli interessi strategici correlati alle attività oggetto dell’operazione.

La Presidenza del Consiglio prevede un ruolo dell’esecutivo nella definizione delle scelte strategiche e viene garantito il controllo di tutti gli aspetti relativi la difesa, la sicurezza e la strategicità della rete e di tutte le attività. Essendo la rete fissa di telco un asset strategico, l’esecutivo doveva valutare l’intervento ai sensi della normativa golden power.

Tim, cessione Netco a Kkr: messi sul piatto 20 miliardi

Il fondo americano Kkr ha messo sul piatto venti miliardi che potrebbe aumentare con l’operazione di fusione con Open Fiber, società che offre la connessione a banda ultra larga in fibra ottica. Grazie a questa appetitosa offerta, il gruppo può ridurre il livello di indebitamento di circa quattordici miliardi di euro. Entro la stagione estiva 2024 si attende il completamento dell’operazione.

Tim ha deciso di respingere l’offerta del fondo americano Kkr su Sparkle, società controllata da Telecom Italia S.p.A. che gestisce la rete di tipo Tier 1. Il motivo del rifiuto è riconducibile al fatto che l’offerta di Kkr non è ritenuta soddisfacente.

A favore della vendita della Netco al fondo Kkr si sono espressi ben undici componenti del CdA di Tim su 14 presenti all’adunanza. Il consiglio si è riunito anche domenica dopo le riunioni di venerdì e di sabato. A proposito della cessione si è espressa Vivendi, che ha commentato

“la decisione del Cda è illegittima”.

Vivendi ha intenzione di attivare uno strumento legale in modo tale tutelare i diritti degli azionisti, che sono stati violati. Anche il Fondo Merlyn ha ribadito la sua volontà di mette in atto una possibile azione dato che la decisione presa dal CdA di Tim è del tutto irrispettosa.

Chi è Kkr?

Kkr è il fondo americano che ha acquistato Netcom: si tratta di un fondo che investe in Italia e gestisce oltre 200 miliardi di $. La società è stata fondata a New Yok nel 1976 da Jerome Kohlberg Jr. e i cugini Henry Kravis e George R. Roberts.

Oggi è quotata in Borsa e ha espletato rilevanti transazioni nel comparto del private equity per un valore che eccede i 400 miliardi di $. La società KKr conta 1500 consulenti ed impiegati e una rete di oltre 450 analisti che operano in sedici differenti nazioni, tra cui l’Italia.