L’introduzione di un nuovo percorso di studi, il Liceo del Made in Italy, segna una svolta importante e inedita nel panorama educativo italiano. Questa proposta, tuttavia, si è confrontata con una tiepida accoglienza iniziale e incertezze sul suo effettivo impatto.
Il Liceo del Made in Italy è già un flop?
Il Liceo del Made in Italy, una recente iniziativa lanciata dal ministero dell’Istruzione, mira a rivoluzionare l’offerta formativa delle scuole superiori italiane. Ideato per sostituire il Liceo Economico-Sociale, questo nuovo indirizzo promette di fondere istruzione e mondo del lavoro, puntando a valorizzare le eccellenze italiane. Tuttavia, il progetto ha incontrato ostacoli: scarse adesioni e dubbi sulle sue reali potenzialità.
Diverse ragioni possono spiegare la lenta partenza del Liceo Made in Italy, almeno stando al parere degli istituti scolastici. Prima tra tutte, la mancanza di informazioni dettagliate e di un regolamento chiaro, che ha generato perplessità tra i dirigenti scolastici. Inoltre, le tempistiche di adesione erano inizialmente troppo ristrette, limitando le possibilità di un’accoglienza positiva.
La struttura e il piano di studi
Il piano di studi previsto per il primo biennio del nuovo liceo comprende un ampio spettro di materie, da lingua e letteratura italiana a storia dell’arte, passando per economia politica e scienze naturali. Ogni anno sono previste 891 ore di lezione, distribuite equilibratamente tra le diverse discipline, offrendo così agli studenti una formazione olistica e interdisciplinare.
La sua enfasi sulle filiere strategiche italiane, come moda, ceramica e aerospazio, ha l’obiettivo di offrire agli studenti una prospettiva nuova sull’istruzione, collegando direttamente il percorso scolastico con il mondo del lavoro e promuovendo le eccellenze del Made in Italy.
Per raggiungere il suo pieno potenziale, il Liceo del Made in Italy deve superare alcune criticità. La principale è quella di ottenere una maggiore adesione e accettazione da parte delle istituzioni scolastiche. Tuttavia, è altresì fondamentale che il Ministero dell’Istruzione fornisca linee guida chiare e un regolamento definito, per dissipare le incertezze e incoraggiare gli istituti a intraprendere questo nuovo percorso.
Liceo del Made in Italy: reazioni e critiche delle opposizioni
Diverse voci politiche hanno espresso preoccupazioni riguardo alla riforma. Tra queste, la senatrice Aurora Floridia di AVS (Alleanza Verdi e Sinistra) ha etichettato il progetto come un “flop“, sottolineando la mancanza di risorse e l’assenza di un piano di studi completo.
Il Liceo Made in Italy si sta rivelando per quello che è, solo un gran pasticcio di norme opache e il mondo della scuola è ovviamente in subbuglio. Chiedo ai Ministri Urso e Valditara di chiarire se intendano garantire che l’indirizzo economico-sociale continui a operare, senza il timore che venga invece sostituito gradualmente dal Liceo Made in Italy, tramite un semplice ma pericoloso e antidemocratico copia e incolla. Nella norma, infatti, non sono previste né risorse finanziarie, né tantomeno l’ampliamento dell’organico docenti.
La posizione del Partito Democratico
Dal lato del Partito Democratico, la responsabile nazionale scuola Irene Manzi ha definito la riforma come “propagandistica” e “fatta di corsa“, sottolineando la mancanza di collaborazione con il mondo della scuola. Secondo Manzi, la riforma rischia di minare l’esperienza positiva del liceo economico sociale (LES), già ben consolidata e apprezzata da studenti e famiglie.
Le riforme vanno costruite con il mondo della scuola e non contro. Ci troviamo di fronte all’ennesima misura spot che non tiene conto dei percorsi che già esistono come quelli previsti dall’istruzione tecnica, con particolare riferimento alle relazioni internazionali e al marketing, o a quelli che si svolgono negli istituti professionali. Un fallimento su tutta la linea, l’ennesimo in materia di scuola che dimostra la confusione del ministro Valditara.
Il Movimento 5 Stelle e la visione del governo
Il Movimento 5 Stelle ha espresso un giudizio negativo sul progetto, ritenendolo un “flop annunciato” e criticando la scarsa conoscenza del mondo della scuola da parte del governo. Gli esponenti del M5S hanno evidenziato la necessità di una riforma collaborativa, realizzata insieme alla comunità scolastica, piuttosto che imposta dall’alto. Questo è quanto si legge in una nota:
Ricordiamo ancora una Giorgia Meloni raggiante al Vinitaly dello scorso anno quando annunciava in pompa magna questa novità in uno dei rarissimi casi in cui si è degnata di parlare di scuola. Peccato che alla prova dei fatti siano gli stessi istituti a bocciare il progetto tanto da aver costretto il governo a posticipare la scadenza per la presentazione delle domande. Simili riforme devono essere fatte in collaborazione con la comunità scolastica e non calate dall’alto come hanno fatto Valditara e Urso.