Gary Mark Gilmore, nato Faye Robert Coffman, ha avuto un inizio di vita difficile e tumultuoso. Nato il 4 dicembre 1940 a McCamey, Texas, è cresciuto in un ambiente familiare complesso. Figlio di Frank Harry Gilmore Sr., un piccolo truffatore e alcolizzato, e Bessie Brown, una donna emarginata dalla comunità mormone dello Utah, Gary ha sperimentato fin da piccolo le difficoltà della vita. La sua nascita in Texas sotto lo pseudonimo “Coffman”, usato dai suoi genitori per sfuggire alla legge, ha segnato il primo di molti cambiamenti e sfide che avrebbe affrontato. Più tardi, il cambiamento di nome da Faye Robert a Gary Mark segnò un punto cruciale nella sua vita, influenzando profondamente la sua identità e il suo rapporto con la famiglia.
Chi era Gary Gilmore: l’inizio della carriera criminale
L’inizio della carriera criminale di Gilmore si è manifestato all’età di 14 anni. Il suo primo arresto, per il furto di cerchioni di auto, ha segnato l’inizio di un lungo percorso di comportamenti criminali. Subì ripetuti arresti e soggiorni in riformatorio. Dopo la morte del padre a causa di un cancro, Gilmore mostrò un ulteriore deterioramento del comportamento, con una tendenza sempre più crescente all’abuso di alcol e alla criminalità violenta. La sua condanna a 15 anni di carcere per aggressione e rapina a mano armata nel 1964 e la diagnosi di “disturbo antisociale della personalità con scompenso psicotico intermittente” misero in evidenza le sue difficoltà psicologiche e comportamentali.
Gli omicidi e la cattura
Nel luglio 1976, Gilmore commise due omicidi a freddo in Utah, uccidendo due studenti della Brigham Young University che non opposero resistenza. Questi crimini provocarono una forte reazione della comunità e portarono alla sua cattura. Lasciando una scia di sangue e indizi, Gilmore venne rapidamente identificato e arrestato: fu la fine della sua carriera criminale, ma fu anche l’inizio di qualcos’altro.
Gary Gilmore: la richiesta di esecuzione e la sentenza della Corte Suprema
Ciò che distinse Gilmore fu la sua richiesta esplicita di essere giustiziato, in un periodo in cui la pena di morte negli Stati Uniti era in una fase di stallo. La sua richiesta, seguita da una decisione significativa della Corte Suprema degli Stati Uniti, contribuì a riportare la pena capitale al centro dell’attenzione pubblica e legale. Gilmore volle che la sua pena fosse eseguita, una decisione che suscitò non pochi dibattiti etici e legali. Questa scelta segnò un cambiamento significativo nella giurisprudenza americana sulla pena di morte.
L’esecuzione di Gary Gilmore e il suo impatto
L’esecuzione di Gary Mark Gilmore, avvenuta il 17 gennaio 1977, è stata un evento storico. Gilmore fu giustiziato da un plotone di esecuzione, un metodo che era ormai diventato raro. La sua esecuzione fu l’ultima in cui la richiesta di una fucilazione venne accolta negli Stati Uniti. Inoltre, Gilmore decise di donare alcuni dei suoi organi per scopi medici, una scelta che aprì un nuovo capitolo nei dibattiti sulla donazione di organi da parte di condannati a morte.
La conversione religiosa e gli ultimi momenti
Poco prima della sua esecuzione, Gilmore si convertì alla Chiesa cattolica. I suoi ultimi momenti, le parole scambiate con il cappellano della prigione, e il suo comportamento durante l’esecuzione lasciarono un’impressione duratura su coloro che hanno assistito a quei momenti.
L’intera vicenda di Gilmore ha avuto certamente un impatto significativo sulla cultura popolare e sulla legge. La sua storia è stata oggetto di numerose opere letterarie, film e discussioni, riflettendo la fascinazione e l’orrore che la sua vita e le sue azioni avevano suscitato. La sua richiesta di esecuzione, la sua esecuzione effettiva, e la sua personalità complicata contribuirono a una riflessione più ampia sulla pena di morte, sulla giustizia criminale e sulla natura umana.
L’influenza cultura di Gary Gilmore
Gary Gilmore ha avuto un impatto notevole non solo nel sistema giudiziario, ma anche nella cultura popolare. La sua storia è stata fonte d’ispirazione per vari artisti e creatori. Norman Mailer, con il suo romanzo “Il canto del boia“, ha vinto il Premio Pulitzer, esplorando in dettaglio la vita di Gilmore e la complessità emotiva dei suoi crimini.
Anche nel cinema e nel teatro, Gilmore è stato un soggetto affascinante. Jack Nicholson nel film “Il postino suona sempre due volte” del 1981, trasse ispirazione dal carisma disturbato di Gilmore, mentre il drammaturgo gallese Dic Edwards ha esplorato la sua vita in “Utah Blue“.
Anche nel mondo della musica, il gruppo punk rock The Adverts ha raggiunto il successo con il singolo “Gary Gilmore’s Eyes“, che narra la storia inquietante di un paziente che riceve gli occhi di Gilmore dopo un trapianto.
Il legame di Gary Gilmore con la Nike: la nascita del famoso slogan Just Do It
Lo slogan “Just Do It” di Nike, uno dei più riconoscibili e influenti nella storia del marketing, ha una storia sorprendentemente legata a Gary Gilmore. Dan Wieden, co-fondatore dell’agenzia Wieden+Kennedy, trovò l’ispirazione per questo imperativo slogan nelle ultime parole di Gilmore, “Let’s do it“. La connessione tra le parole di un condannato a morte e uno degli slogan più motivazionali del mondo è effettivamente tanto inaspettata quanto profonda. Wieden colse l’essenza della determinazione e dell’audacia in quelle parole, trasformandole in un messaggio universale che parla sia all’atleta di fama mondiale sia alla persona comune.
Fondata nel 1964 come distributore di scarpe giapponesi e riconosciuta per il suo iconico “Swoosh“, Nike subì una trasformazione significativa negli anni ’80, diventando un marchio globale di abbigliamento sportivo. Prima dell’avvento di “Just Do It”, Nike era in competizione con Reebok, il dominatore del mercato dell’abbigliamento sportivo di quel tempo. L’introduzione dello slogan nel 1988 segnò una svolta per Nike, spostando la sua immagine da una semplice azienda di scarpe a un simbolo di tenacia e spirito imprenditoriale.
La campagna “Just Do It” ebbe un impatto straordinario sulla percezione del marchio Nike. Con una combinazione di pubblicità televisiva, sponsorizzazioni di celebrità come Michael Jordan e Andre Agassi, e l’uso intelligente dello slogan, Nike riuscì a creare un’immagine di forza, ironia e successo.
Da quel momento in poi, Nike ha continuato a evolversi, esplorando nuovi slogan come “Find Your Greatness” e “Write The Future“, ma “Just Do It” rimane il più iconico e longevo.