Il dominio imperiale del dollaro è destinato ad essere infranto dalla concomitante crescita di Bitcoin e delle Central Bank Digital Currency (CBDC)? A chiederselo è la banca d’affari Morgan Stanley, all’interno di una nota d’investimento redatta il passato 12 gennaio da Andrew Peel, responsabile degli asset digitali dell’istituto bancario.

Se sinora si era pensato che a spezzare il dominio del dollaro statunitense come valuta globale potesse essere lo yuan digitale, la nota di Peel aggiunge un ulteriore elemento destinato a destare preoccupazione dalle parti Washington. Sulla strada delle CBDC, infatti, gli Stati Uniti sono in netto ritardo e rischiano di seguire l’agenda disegnata da altri, mentre BTC rischia di diventare realmente oro digitale, ma fuori da qualsiasi giurisdizione statale.

Un cambio di paradigma potrebbe azzoppare il dollaro USA

Secondo Peel, quello che sta avvenendo è un vero e proprio cambio di paradigma. Sebbene il dollaro statunitense rappresenti ancora oggi circa il 60% delle riserve valutarie globali, la sua forza potrebbe ben presto essere messa in chiara difficoltà.

Secondo l’analista di Morgan Stanley, infatti, a provocare una decisa accelerazione della situazione è stata la recente approvazione degli ETF spot da parte della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Dopo la decisione della SEC, infatti, i fondi in questione hanno fatto registrare un afflusso pari a 1,18 miliardi di dollari nell’arco di una sola settimana.

Lo stesso Peel ha poi sottolineato come la significativa adozione globale di Bitcoin nel corso degli ultimi 15 anni vada intesa nel senso dell’avvicinarsi di quello che sino a qualche anno fa rappresentava un semplice sogno per gli evangelisti di BTC. Al momento ammonta a circa 106 milioni il numero di coloro che possiedono l’icona crypto in ogni parte del globo. Un numero che potrebbe lievitare ancora, grazie alla presenza di ATM Bitcoin in oltre 80 Paesi.

CBDC: i pagamenti transfrontalieri potrebbero fare a meno del dollaro

Se il BTC inizia a preoccupare, i timori maggiori sono per ora quelli derivanti dall’affermazione sempre più rilevante delle CBDC. Un successo il quale, sempre stando a Peel, renderebbe possibili i pagamenti transfrontalieri veloci senza alcuna necessità di una valuta comune.

Le monete digitali controllate dalle banche centrali, in particolare, avrebbero il potenziale per riuscire a favorire il conseguimento di uno standard unificato per i pagamenti transfrontalieri. Ove ciò avvenisse, verrebbe ad essere drasticamente ridotta la dipendenza dal sistema SWIFT, già insidiato da quello cinese Cross-Border Interbank Payment System (CIPS), oltre all’utilizzo di valute dominanti come il dollaro.

Per capire meglio cosa sta accadendo, basterà ricordare che secondo i dati rilasciati dall’Atlantic Council CBDC Tracker, sarebbero già i 130 Paesi di ogni parte del mondo, rappresentanti oltre il 98% del PIL globale, che hanno iniziato l’esplorazione o lo sviluppo di proprie CBDC. Un’accelerazione fortissima, rispetto a pochi anni fa, e gravida di conseguenze.

Le stablecoin come killer delle criptovalute?

Il rapporto di Morgan Stanley, però, indica anche un fattore di sostanziale novità, quello rappresentato dalle stablecoin. Secondo Peel, infatti, proprio le criptovalute ancorate ad asset reali potrebbero rivelarsi molto utili per la finanza globale. Tanto da potersi rivelare, almeno per quelle legate alla valuta tradizionale, una sorta di killer per le criptovalute stesse.

Una situazione, quella disegnata da Morgan Stanley, che è comunque in grande movimento. Un movimento il quale avviene peraltro in un quadro reso ancora più incandescente dai fattori di geopolitica, con molti Paesi che sembrano sempre più ansiosi di sganciarsi dal dollaro USA.

Rimane ora da capire cosa intende fare il governo statunitense, a fronte di una situazione molto preoccupante. Negli anni passati, infatti, Washington non ha fatto nulla per provare a dotarsi di una CBDC, nonostante i ripetuti avvertimenti. Tanto da ignorare sostanzialmente il Digital Dollar Project, proposto da settori preoccupati per l’avvicinarsi del debutto dello yuan digitale. Un disinteresse che ora il dollaro USA potrebbe pagare con gli interessi.