Veloce, rapido e imprevedibile. Roberto Scarnecchia, Speedy Gonzales per i suoi tifosi, è stato un’ala destra di grande qualità e di sicura affidabilità. Cresciuto calcisticamente tra l’Almas e la Roma, nel corso della sua carriera ha vestito maglie prestigiose e ha giocato accanto a campioni straoridnari. Con i giallorossi ha vissuto cinque stagioni da protagonista, vincendo due volte la Coppa Italia e rimanendo profondamente legato all’ambiente, ai tifosi e alla sua città. Battuta sempre pronta e grande professionalità, per commentare l’esonero di Mourinho, Scarnecchia è intervenuto in esclusiva a Tag24
Esonero Mourinho, Scarnecchia a Tag24
Ci sono storie che sono difficili da spiegare, difficili da raccontare a chi non le ha vissute in prima persona. Quella di Josè Mourinho e della Roma, probabilmente è una si queste. Lo Special One è riuscito in un’impresa straordinaria, ha riportato la gente allo stadio, come non si vedeva da un’infinità di anni e ha vinto un trofeo europeo alla sua prima stagione sulla panchina giallorossa. Poi però, cosa è successo? Qualcosa si è rotto, non con l’ambiente ma con la società. Le dichiarazioni poco apprezzate, nei confronti della classe arbitrale e della dirigenza romanista. E poi i risultati, deludenti a dir poco. Nonostante varie spiegazioni, tante scuse, e forti dubbi sulla qualità della rosa, il nono posto della Roma in classifica, non può essere accettato dalla società. Per commentare l‘esonero di Mourinho, Scarnecchia, che in giallorosso ha giocato 5 anni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Dan Friedkin è arrivato di persona a Trigoria per comunicare la sua decisione a Mourinho. Ti aspettavi questo esonero o è stata una decisione improvvisa?
“Se devo essere sincero, non la riterrei improvvisa. Mourinho è molto amato dai tifosi, ma è evidente che ci sono stati problemi tecnici importanti. Problemi di gioco, problemi di risultati. Questa squadra, per la qualità che ha, non può essere nona in classifica. Purtroppo ha fatto delle prestazioni impietose. Mi dispiace dire che lo avevo detto, ma è così. La società ha sopportato tanto, perchè lui è sempre stato amato dai tifosi. Dopo il debry e dopo la sconfitta con il Milan però, ha perso consensi e la società ha colto la palla al balzo per dare una svolta. E nel calcio, quando ci sono le svolte, il primo che paga è sempre l’allenatore”.
Hai parlato di qualità della rosa. Mourinho però ha detto più volte che questa squadra non è da primi quattro posti. Come te lo spieghi?
“Forse Mourinho parlava degli infortuni, perchè altrimenti io non posso essere d’accordo con lui. Se tu lasci El Shaarawy in panchina, io resto perplesso. Se cambi due attaccanti con due difensori, perchè vinci 1 a 0 e poi ti pareggiano, la colpa di chi è? O ancora se stai pareggiando e dici che vuoi vincere, non puoi togliere un attaccante e mandare in campo un difensore. Queste sono tutte cose che sono successe e ci sono stati troppi errori di valutazione tattici e tecnici. Ho visto calciatori in campo, in posizioni sbagliate. Doveva capire che Paredes, insieme a Cristante a centrocampo non può giocare. Mancava un difensore centrale? Puoi arretrare Cristante, ma poi accanto a lui servono difensori di ruolo, non ci puoi mettere Celic che è uno di fascia”.
Quindi ci ha messo del suo…
“Si, ha commesso errori grossolani e ci ha messo del suo. E poi ha avuto troppi yes man intorno. Possibile che nessuno mai gli abbia chiesto cosa stesse facendo? E’ giusto che un collaboratore di un certo tipo, possa chiederti di parlare e aprirti gli occhi se stai sbagliando. Evidentemente con lui non lo hanno mai fatto. Devo però spezzare anche una lancia a suo favore, perchè ha fatto più il gestore che l’allenatore”.
Influisce anche l’aspetto comunicativo, che ha più volte infastidito la società?
“Troppe espulsioni, troppe lamentele. Troppe sceneggiate e la Roma non è questa, la Roma è totalmente un’altra. Io vedo sono un grande estimatore di questa società e di questa squadra e vedo un atteggiamente completamente diverso da parte sua, rispetto alla storia del club. Comunicazione, atteggiamenti, stati d’animo”.
Quindi sei d’accordo con la decisione del club?
“Non sono d’accordo a pieno, ma il calcio è questo e paga l’allenatore. Io Mourinho lo avrei fatto arrivare fino a fine anno, sedendomi con lui e ridimensionandolo. Ma sinceramente non so se c’è confronto con la società. E’ andato via anche Tiago Pinto, quindi non so com è la situazione. Con la dirigenza, con il presidente, ho avuto modo di parlare quando c’è stato il quarantennale dello scudetto, e mi sono sembrate persone eccezionali. Però si era inclinato qualcosa e a questo punto era meglio cambiare”.
Ora la panchina della Roma è stata affidata a Daniele De Rossi, che ne pensi?
“Il rischio di bruciarsi è molto elevato. Daniele è un grande uomo, straordinario come calciatore, ma come allenatore non lo conosco. Deve essere molto intelligente, furbo, stare molto attento. Lo avrei affiancato ad un’altra persona. Gli faccio un grande in bocca al lupo. Deve tirare fuori tutta la romanità che ha nel suo DNA e diventare il dodicesimo uomo in campo”.
La scelta di De Rossi è fatta per avere qualche mese di tempo e lavorare al prossimo grande nome?
“Sinceremente non lo so. Mi sembra come quando è stato scelto Bruno Conti, per fare l’ultima parte di campionato. Sono nomi importanti e uomini di grossa personalità. Bisognerà vedere le qualità di Daniele e capire da qui alla fine dell’anno cosa accadrà. Una cosa è certa, in campo ci vanno sempre i giocatori e non l’allenatore”.