La rivalutazione dell’affitto è un obbligo solo se è chiaramente indicata da una clausola nel contratto di locazione. L’inquilino non è tenuto a effettuare alcun adeguamento se il locatore non richiede esplicitamente, per iscritto, un aumento basato sulla rivalutazione. La richiesta di adeguamento deve essere chiara e documentata per iscritto.

In tali situazioni, l’aggiornamento del canone in base all’indice ISTAT deve avvenire ogni anno; in caso contrario, il proprietario non può pretendere alcun adeguamento dall’inquilino.

A quali contratti di affitto si applica l’adeguamento Istat?

Ecco alcune informazioni chiave relative ai contratti di locazione soggetti all’adeguamento ISTAT:

  • Contratti a canone libero: Questo meccanismo è più comune nei contratti a canone libero, in cui il canone di locazione non è vincolato da normative regionali o locali. Nei contratti a canone concordato, invece, il canone è spesso già definito attraverso accordi specifici, e l’adeguamento ISTAT può essere escluso o limitato.
  • Clausola contrattuale: L’adeguamento ISTAT avviene in base a una clausola presente nel contratto di locazione.
  • Frequenza dell’aggiornamento: La frequenza dell’aggiornamento varia a seconda di quanto stabilito nel contratto, ma è spesso annuale. Il calcolo dell’adeguamento si basa sull’andamento dell’indice ISTAT negli ultimi dodici mesi.

L’adeguamento Istat, di solito, non si applica ai contratti con cedolare secca.