Il commissario tecnico Marco Villa è soddisfatto dei risultati ottenuti dalla nazionale italiana nel corso degli europei di ciclismo su pista che si sono svolti ad Apeldoorn, in Olanda. Il medagliere parla di due ori e quattro bronzi, conquistati nonostante mancassero due degli uomini più rappresentativi del movimento italiano su pista, Filippo Ganna ed Elia Viviani, entrambi impegnati al Tour Down Under, in Australia. Il commissario tecnico Marco Villa è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tag24.it per commentare la rassegna continentale di Apeldoorn.

Marco Villa: “europei incoraggianti, risultati che danno morale”

Uno degli obiettivi principali era quello di ben figurare nell’inseguimento a squadre femminile, dove le ragazze sono riuscite a conquistare un oro che dà tanto morale in vista dei prossimi impegni. Il ciclismo femminile è cambiato molto nel corso degli ultimi anni: le squadre World Tour delle ragazze pretendono di avere dei risultati importanti ed è quindi necessaria una buona programmazione per conciliare impegni su strada e su pista.

Qual è il giudizio complessivo di questi europei di ciclismo su pista?

“Senza dubbio questo europeo è andato bene, avevo un po’ di timore per come ci eravamo arrivati. La collocazione in calendario, al 10 di gennaio, non aiutava la nostra nazionale. Per certe nazionali non influisce in quanto riescono a portare avanti degli allenamenti mirati per tutto l’anno, ma per noi, per gli atleti che abbiamo, la data non era delle migliori. Inoltre dobbiamo mettere in conto che mancavano Filippo Ganna, Manlio Moro ed Elia Viviani, però c’è stata l’occasione per iniziare a inserire quei giovani che si allenano con noi e che si sono tolti delle grandi soddisfazioni, come Matteo Bianchi, che è stato molto bravo ad imporsi nel chilometro da fermo”.

Quanto pesa l’oro delle ragazze nel quartetto dell’inseguimento a squadre? 

“L’oro delle ragazze è importante soprattutto per il morale. nel corso degli ultimi anni le ragazze che militano nelle squadre World Tour sono diventate delle vere e proprie professioniste, quindi le squadre vogliono dei risultati su strada. A qualcuna di loro sembrava che venire in nazionale fosse come togliere del tempo alla squadra, invece siamo riusciti a far passare il messaggio che la pista è propedeutica alla strada ed è possibile conciliare le due attività come facciamo anche per i ragazzi. Con noi ci sono atlewti che hanno degli ingaggi molto importanti e sono fondamentali per le loro formazioni su strada, però riusciamo a fare una programmazione ideale per far fronte a tutti gli impegni. Basta fare sistema e fare gruppo, come facciamo con Filippo Ganna, Elia Viviani e Jonathan Milan. Lo possono quindi fare anche le donne, il problema è che c’è voluto del tempo per assimilarlo. Spero che questo risultato riesca a dare convinzione a tutte che si può correre ad alti livelli sia su strada che su pista. Sono andato personalmente a Calpe, dove sono in corso i ritiri delle formazioni, a parlare con la Lidl-Trek, con la squadra di Martina Fidanza e con il preparatore di Vittoria Guazzini. Abbiamo instaurato un sistema di lavoro che ci può permettere di far fronte a tutti gli impegni”.

Tra i ragazzi, Simone Consonni ha cercato di ritagliarsi un ruolo da leader: come giudica la sua prova?

“Simone Consonni, come gli altri, ha l’attenuante del fatto che per noi questo europeo di ciclismo su pista è stato la prima gara dell’anno. I francesi ci sono arrivati dopo aver fatto altura a novembre sul Teide e dopo aver affrontato i campionati nazionali. I danesi corrono quasi ogni settimana in pista e anche noi, come nazionale, abbiamo preso parte alla loro 100 km il 29 dicembre. Serve l’abitudine a un certo tipo di sforzo se si vuole essere competitivi al 100%. Insomma, siamo arrivati all’europeo senza gare e ci è mancata l’attività: l’anno scorso gli europei di ciclismo su pista si sono svolti il 4 febbraio, Consonni aveva molte più gare nelle gambe e questo fa capire che, se l’europeo fosse stato collocato un mese dopo, sarebbe stato per noi molto meglio. I risultati però sono arrivati ugualmente e quello che contava era la prestazione del quartetto: siamo arrivati dove volevamo arrivare, essere a circa 4 secondi dalla Gran Bretagna a gennaio è un divario che può essere colmato in ottica olimpica con il giusto lavoro”.

Quanto è mancato Filippo Ganna a questa spedizione? 

“Ganna è Ganna, quando manca si sente. Siamo stati bravi a sostituirlo e a non fare pesare la sua assenza. Ad oggi non posso dire che con lui riusciremo a colmare il divario che c’è attualmente tra noi, la Gran Bretagna e la Danimarca, ma sicuramente sappiamo di esserci. Anche lo stesso Jonathan Milan si è presentato all’europeo che aveva solo 4 giorni di allenamento nelle gambe: insomma, in ottica Giochi Olimpici di Parigi bisogna lavorare per colmare questo gap, ma di sicuro siamo sulla strada giusta. Poi è chiaro che le cose devono anche andare in un certo modo”.

Agli europei di ciclismo è mancato anche Elia Viviani, che nel corso degli ultimi anni ha brillato di meno su strada. Cosa dobbiamo aspettarci da lui in questo 2024?

“Personalmente, Mi aspetto sempre tanto da Elia Viviani perchè non sbaglia mai gli appuntamenti più importanti. Se lui ha un obiettivo, non va lontano dal bersaglio grosso. E’ vero, nel corso degli ultimi anni ha vinto meno su strada, ma ha dimostrato che quando trova continuità può togliersi davvero delle grandi soddisfazioni. Se dovessi giudicare i suoi ultimi anni su strada tralascerei la sua esperienza alla Cofidis, dove, nell’anno del Covid, non è riuscito a trovare continuità. L’anno seguente, poi, ha avuto troppa pressione addosso, e probabilmente questo non l’ha aiutato. Sappiamo bene che Elia è un corridore che entra in forma con il passare dei mesi, quindi non gli si può chiedere di vincere da subito. Ne abbiamo parlato tante volte: la classica monumento che più si addice alle sue caratteristiche è la Milano-Sanremo, ma farsi trovare pronto già a marzo per lui è difficile. Elia deve trovare continuità. E’ andato alla Ineos-Grenadiers perchè conosce molto bene l’ambiente: è vero, la sua squadra. non è ideale per un velocista, però può fare il programma che vuole, anche perchè l’obiettivo principale dei britannici è soprattutto sulla vittoria delle grandi corse a tappe, di conseguenza i velocisti hanno meno pressione. L’anno scorso Elia ha iniziato a vincere quando ha avuto maggiore continuità, quindi spero che riesca a trovare continuità anche nel 2024 per togliersi delle belle soddisfazioni”.