Gli ultimi due anni sono stati piuttosto travagliati per il Team Principal Mercedes Toto Wolff. Nella stagione da poco conclusa la vettura non ha brillato, nonostante i miglioramenti rispetto al disastroso 2022 della casa tedesca. Lo strapotere della Red Bull di Max Verstappen non ha avuto alcun rivale e in casa Mercedes ne hanno risentito parecchio. Come se non bastasse il leader della scuderia di Brackley ha affrontato in prima persona un’inchiesta della FIA, che ha indagato su presunti scambi di informazioni riservate e conflitti d’interesse.
Una storia durata poco più di 24 ore e che ha coinvolto anche sua moglie Susie. La donna, tra avvocati e tribunali, si sta impegnando al massimo per la causa con l’obbiettivo di fare giustizia. Di questo e di molto altro Toto Wolff ha parlato in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, in cui il numero uno Mercedes ha annunciato il suo personale rinnovo.
Le parole di Toto Wolff
L’intervista ha avuto inizio quando Toto Wolff ha parlato della sua esperienza di vita in Mercedes:
Sono da tanto tempo azionista, con un posto nel board, e questo non cambierà a prescindere dal ruolo più o meno esecutivo che avrò dopo il 2026. Ma da undici anni sono responsabile di tutte le attività sportive Mercedes, oltre a essere team principal in F1. Vincere è l’unico ritorno che gli azionisti vogliono dal loro investimento, e io lavoro per riuscirci. Non resterei se non fossi sicuro di dare il massimo. C’è stato un momento nel 2020, dopo aver conquistato così tanti Mondiali, in cui mi sono fatto una domanda, che era una domanda di vita: vuoi restare in F1 o tornare nel mondo della finanza? Ho capito che il mio posto è qui.
In seguito il tedesco ha parlato dei possibili cambiamenti che potrebbero riguardare la scuderia di Brackley nel corso della prossima stagione, con un occhio al 2026:
Il successo di un team dipende dalla motivazione e dall’energia delle persone. Una squadra è come un organismo vivente che deve adattarsi alle diverse circostanze. Ciò che stiamo facendo ora è formare l’organizzazione che verrà. Abbiamo un Everest da scalare contro la Red Bull, e Ferrari e McLaren sono molto forti, ma nel radar c’è già il 2026: carburante sostenibile, power unit e aerodinamica totalmente diverse. La parte più stimolante è far parte di un gruppo in trasformazione per tornare a vincere.
E a proposito del 2026:
Piazzare tutte le energie sul 2026 è pericoloso: in passato alcuni team l’hanno fatto e hanno fallito. Bisogna viaggiare sempre al massimo, perché si impara. La Red Bull è avanti in termini di pacchetto, pilota compreso, ma è bello provare a batterli già nel 2024 o la stagione seguente. Non puoi iniziare un anno dicendo che non vincerai. Si riparte comunque da zero e si è visto con la McLaren che salto in avanti si può fare, tutto è possibile. Chi ha girato al simulatore mi ha detto che quella nuova non sembra la monoposto degli ultimi due anni. Vuol dire poco ma vedremo cosa succederà. Si fallisce e ci si rialza, più volte se necessario.
Hamilton, Russell e l’inchiesta della FIA
Nella seconda parte della sua intervista Toto Wolff ha parlato di Hamilton e Russell, convinto che il più volte iridato sia in grado di vincere un altro campionato del mondo prima del suo ritiro dalla Formula 1.
Lewis è stato derubato del titolo nel 2021. Può vincere un altro Mondiale prima di ritirarsi. C’è un motivo per cui ha battuto tutti i record e conquistato sette Mondiali: perché la sua abilità è di un livello superiore. Se gli daremo una buona vettura di cui può fidarsi può tornare davanti a tutti. E i dubbi, in chi vive di performance elevatissime, sono necessari: interrogarsi spesso è una parte importante del carattere, che aiuta a migliorare e crescere. Tutta la gente straordinaria che ho incontrato nella vita è fatta così.
Russell? Quando vai bene e le aspettative diventano alte la vita si complica, ma non vedo alcuna pressione su di lui. George è un pilota giovane, forte, che corre in squadra con il migliore e lo sfida, provando a batterlo intanto che impara. Ma ha risposto a tutte le nostre attese: se penso alla sua età e al suo talento è uno che vorrei sempre in un mio team.
Poi un commento sulla scomoda vicenda che lo ha coinvolto in compagnia di sua moglie: un’inchiesta aperta dalla FIA per conflitto d’interessi. Tutto era partito dalla rivelazione di un quotidiano che aveva accusato i due di scambi di informazioni riservate alle spalle di tutti gli altri team del Circus.
Abbiamo milioni di persone che ci guardano, dobbiamo essere degli esempi per ciò che diciamo e facciamo. L’inchiesta aperta e chiusa in due giorni ha procurato un grosso danno, e non è ciò che ti aspetti dal mondo della F1 in generale. Se vogliamo rendere sempre più professionale lo sport dobbiamo cercare di portare trasparenza dove non c’è e stabilire standard del livello più alto possibile. La mia posizione è questa. Non posso parlare per Susie ma è una che non molla, ha una determinazione di acciaio. Non è la prima volta che affronta delle difficoltà, e andrà fino in fondo in ogni tribunale. Se uno oggi digita Susie Wolff sul web esce come prima notizia l’inchiesta: la pallottola è partita dal fucile e non può più ritornare dentro.
Sulla FIA ha poi aggiunto:
Credo che la Fia abbia molti compiti importanti come istituzione, il primo dei quali è governare con etica, trasparenza e integrità. Questo comprende il modo in cui gestisci questo sport insieme alla F1 e ai team, ma anche come vengono stabilite e controllate le regole. Alla fine tutti dobbiamo condividere lo stesso obiettivo: rendere la F1 ancor più grande nel mondo. Perché succeda serve stabilità. Non è una buona cosa quando gente di esperienza e qualità abbandona. Se n’è andato Steve Nielsen, che conosce questo sport da ogni angolazione, ed è un brutto colpo. Poi ha lasciato Tim Goss, e in questo modo Nicolas Tombazis perde un ottimo luogotenente. E altri ancora si sono dimessi. Come squadre non possiamo farci niente: non spetta a noi decidere il modo in cui la gente gestisce i propri collaboratori e la propria struttura. Ma quando di colpo persone così in gamba lasciano un’organizzazione si crea un vuoto, è chiaro. Devi chiederti perché tanti se ne sono andati e lo hanno fatto proprio adesso.
Infine un commento su Gunther Steiner, ex team principal Haas che ha lasciato la scuderia di recente.
Per la F1 è una perdita. Gunther è un personaggio diventato molto popolare, ha portato il team e il brand a una esposizione pazzesca rispetto ai risultati. Fa sorridere il fenomeno di Netflix, ma è una grande personalità, e ci mancherà. Posso lamentarmi per come ha trattato Mick, che è vicino al mio cuore, quando non l’ha confermato. Ma non puoi dire che Günther non sia sincero e onesto. E non è una cosa comune in F1.
Verstappen? Per come la vedo io è un purista e pensa alla F1 in un modo cui penso spesso anch’io: venerdì e sabato preparazione e qualifiche, domenica il piatto principale con l’attesa super eccitante fino al via. Ma devi avere una mente aperta ai cambiamenti. Siamo tutti tradizionalisti, anche Domenicali, però dobbiamo conquistare nuovo pubblico e rendere lo sport più moderno per i giovani.