DeFiChain è un altro dei tanti progetti che si propone di conseguire un ruolo centrale in ottica DeFi. Un ambito estremamente affollato e, di conseguenza, concorrenziale, che obbliga gli aspiranti a mettere in campo piani di sviluppo molto avanzati dal punto di vista tecnologico. Andiamo a vedere, quindi, cosa si propone DeFiChain per far risaltare la propria presenza nell’innovazione finanziaria.

DeFiChain: di cosa si tratta?

DeFiChain punta a rendere la DeFi accessibile a tutti. La sua blockchain è stata costruita prendendo come base Bitcoin, di cui rappresenta un fork. L’evento ha avuto luogo in contemporanea con il terzo halving di BTC, l’11 maggio del 2020 e, di conseguenza DeFiChain condivide il codice dell’icona crypto sino a quel punto e il fatto di rappresentare una rete “Non Turing Complete”. Una notevole differenza rispetto alle tante blockchain che offrono servizi di finanza decentralizzata essendo costruite sulla Ethereum Virtual Machine, risultando al contrario “Turing Complete”.

La differenza tra queste due tipologie di blockchain è da ravvisare nel fatto che in quelle Turing Complete può girare codice arbitrario, impossibile invece nell’altro caso. Questa presenza di codice arbitrario può in definitiva risultare dannoso, in quanto apre la strada ad attacchi di vario genere ed errori nel codice. DeFiChain gode quindi di maggiore sicurezza, poiché esegue soltanto funzioni presenti nel codice che la guida.

Al tempo stesso, si tratta di una blockchain open source. In pratica, chiunque può esaminarne il codice ed apportare le migliorie che ritenga opportune. Il suo contenuto viene sottoposto a backup ogni 60 blocchi, in modo da poter avere sempre copie recenti ove dovessero insorgere problemi di vario genere tali da prospettare la necessità di resettare la rete.

Il consenso su DeFiChain

Per quanto riguarda il consenso, a deciderlo su DeFiChain è un meccanismo ibrido tra Proof-of-Work e Proof-of-Stake. Se è abbastanza sorprendente, considerato come si tratti di una derivazione di Bitcoin, si tratta comunque di una decisione abbastanza logica, alla luce dei tanti problemi, anche di carattere istituzionale, che il PoW comporta.

Il meccanismo che ne consegue, prevede il deposito delle proprie monete virtuali da parte degli utenti, venendo ricompensati in token DFI in proporzione al quantitativo di token bloccati. A farlo, però, possono esserlo soltanto coloro che possiedono e gestiscono un masternode completo, che richiede perlomeno 20mila esemplari di DFI. Al tempo stesso nell’ecosistema di DeFiChain sono presenti servizi centralizzati come DFX o Cake DeFi, i quali consentono ai singoli utenti di mettere in staking una quantità di DFI inferiore. Per farlo aggregano più utenti in veri e propri collettivi, chiedendo in cambio una percentaule sui ricavi.

I masternode sono una parte fondamentale dell’ecosistema DeFiChain. Oltre a concorrere alla creazione del consenso, hanno l’opportunità di partecipare ai processi decisionali interni alla rete. Possono cioè influire sulla gestione della blockchain.

Le funzioni di DeFiChain

DeFiChain presenta una lunga serie di funzioni, che ne fanno un sistema estremamente funzionale. Tra di esse occorre ricordare:

  • le casseforti e i prestiti decentralizzati. Si possono creare casseforti e mettere altre crypto o stablecoin in qualità di collaterale con un rapporto minimo di overcollateralizzazione pari al 150%, composto almeno per il 50% da DFI o DUSD (la stablecoin di DeFiChain), oltre a poter richiedere in prestito dei dToken;
  • i token “wrapped” con cui garantire l’interoperabilità con reti diverse. La versione incartata permette in pratica al nuovo asset di girare anche su altre blockchain, senza alcun problema di quotazione, che resta in pratica ancorata a quella della versione nativa;
  • il DEX (Decentralized Exchange), in cui le operazioni di trading avvengono seguendo il principio dell’AMM (Automatized Market Maker), cui si aggiunge un meccanismo teso a mantenere in equilibrio domanda e offerta;
  • il liquidity mining, ovvero le ricompense che sono offerte agli utenti i quali forniscono liquidità alle pool esistenti all’interno del DEX;
  • la tokenizzazione degli asset, che ha fatto il suo debutto nella parte finale del 2021 per poi essere potenziata nell’anno successivo con i futures. A renderla possibile i cosiddetti dToken, ovvero le versioni tokenizzate di Real World Asset (asset presenti nel mondo reale). Sul DEX possono essere acquistati o ceduti tramite swap o futures, dopo la loro creazione.

Le prospettive di DeFiChain

Al momento, DeFiChain è al 313° posto nella classifica di settore. Si tratta quindi di un progetto che non è ancora riuscito a ritagliarsi grande popolarità. Al tempo stesso presenta caratteristiche tecnologiche che ne fanno un possibile protagonista della finanza decentralizzata. Alla luce dell’importanza che la DeFi dovrebbe avere in futuro, non sembra azzardato pronosticare una crescita della quotazione e, soprattutto, dell’influenza di DeFiChain.