Prenderà il via il prossimo 18 gennaio, a due mesi esatti dalla cattura di Filippo Turetta in Germania, l’analisi degli oggetti trovati nell’auto del 22enne di Torreglia, in particolare il computer che avrebbe usato durante la fuga per monitorare l’andamento delle indagini riguardanti l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi l’11 novembre scorso a Vigonovo.

Al via l’analisi degli oggetti trovati nell’auto di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin

Il pm Andrea Petroni, titolare dell’inchiesta relativa al caso di omicidio, ha incaricato il colonnello Lago del Ris di Parma e il maresciallo Gibin di lavorare, rispettivamente, sulle tracce di sangue rinvenute all’interno della Grande Fiat Punto guidata da Filippo Turetta e sui dispositivi elettronici che il giovane aveva portato con sé, in particolare il computer che avrebbe usato per tenersi informato sulle indagini.

Si tratta di accertamenti irripetibili, nel corso dei quali gli esperti dovranno cercare di rispondere ad alcuni degli interrogativi che ancora ruotano attorno alla vicenda, facendo luce, ad esempio, sulla possibile premeditazione del delitto da parte del 22enne di Torreglia. Da questa aggravante potrebbe dipendere, infatti, la richiesta, nei suoi confronti, del fine pena mai: l’ergastolo.

Per il momento è accusato di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo che lo legava alla vittima, con cui, fino all’agosto scorso, era stato fidanzato. La sua difesa potrebbe decidere di chiedere che venga sottoposto a una perizia psichiatrica. Sembra infatti che, nei mesi precedenti all’omicidio, avesse visto più volte degli psicologi della Asl di Padova, parlando loro dei suoi problemi con lo studio e con Giulia, che lo aveva lasciato per via dei suoi comportamenti ossessivi.

La ricostruzione del delitto

I fatti dei quali Turetta è accusato risalgono all’11 novembre scorso. Attorno alle 18 il ragazzo era passato a prendere l’ex fidanzata e insieme si erano diretti al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera, dove qualcuno li aveva visti mangiare ai tavolini di un McDonald’s.

Poco dopo le 23, stando a quanto ricostruito grazie all’analisi dei filmati di alcune videocamere di sorveglienza e alle dichiarazioni di un testimone, il giovane avrebbe colpito la 22enne prima in un parcheggio situato a circa 150 metri dall’abitazione di lei, poi nella zona commerciale di Fossò, togliendole la vita.

Ciò che bisogna capire è se le abbia inflitto le coltellate mortali per strada o in auto – dove, nel corso di recenti esami, gli esperti avevano rinvenuto copiose tracce ematiche -, prima di abbandonarne il corpo nei pressi del lago di Barcis e darsi alla fuga.

Sembra che non accettasse il fatto che la ragazza si sarebbe laureata senza di lui, che era rimasto indietro con gli esami. Temeva che, iniziando una nuova vita, si sarebbe allontanata sempre di più da lui. La ricattava emotivamente, costringendola a vederlo e a sentirlo con la minaccia che altrimenti si sarebbe tolto la vita.

Le rimprovera il fatto di trascorrere “troppo tempo” insieme ai familiari e di toglierne a lui. Giulia avrebbe voluto liberarsene, ma non sapeva come fare: lo aveva confidato in un audio inviato alle amiche qualche settimana prima del suo omicidio, con la voce rotta dal pianto. Era stufa, ma non si aspettava che il ragazzo che aveva amato potesse arrivare a tanto.

Filippo Turetta in carcere a Verona

Da quasi due mesi Turetta è recluso nel carcere di Montorio Veronese. Stando alle ultime notizie, si troverebbe ancora nel reparto infermeria della struttura, in cella insieme a un detenuto 60enne condannato per reati simili a quelli che anche lui ha confessato di aver commesso.

Lo scorso 18 dicembre ha compiuto 22 anni. Dal giorno 3 dello stesso mese non vede i suoi genitori Nicola ed Elisabetta che, pur avendo il diritto di andare a trovarlo una volta alla settimana, per ora ci hanno rinunciato.