Esistono numerosi lavoratori che, nel corso della propria carriera, hanno affrontato periodi in cui non hanno versato contributi previdenziali. Questi vuoti contributivi possono derivare da situazioni di disoccupazione o da periodi in cui il lavoro non è stato ancora trovato. In alcune circostanze, tali periodi possono non costituire un problema, poiché il lavoratore raggiunge comunque la contribuzione minima richiesta per accedere alla pensione. Tuttavia, ci sono casi in cui i contribuenti si trovano con carenze contributive che potrebbero ostacolare il diritto alla pensione.
Come andare in pensione 5 anni prima nel 2024?
Alcune persone si ritrovano con meno di 20 anni di contributi al compimento dei 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia, mentre altri potrebbero non raggiungere i 42 anni + 10 mesi necessari per le pensioni anticipate. Nel triennio 2019-2021, la Pace Contributiva ha concesso ai lavoratori la possibilità di riscattare fino a un massimo di 5 anni di vuoti contributivi, rendendo questi anni perfettamente validi sia per il diritto che per il calcolo dell’importo della pensione. Il governo Meloni ha deciso di reintrodurre questa opportunità anche per le pensioni del 2024.
In sostanza, i lavoratori che hanno periodi di vuoto contributivo potranno versare dei soldi per recuperare fino a un massimo di 5 anni di contributi. L’onere finanziario sarà calcolato in base alla retribuzione ricevuta nelle ultime 52 settimane di lavoro e all’aliquota contributiva vigente (nel caso del FPLD, il 33%).
Chi può riscattare 5 anni di contributi?
Questa facoltà sarà riservata a coloro che non hanno versato contributi prima del 1996 e potranno riscattare solo i periodi di vuoto contributivo compresi tra l’anno del primo versamento contributivo e l’ultimo.
Per esempio, se un lavoratore ha iniziato a lavorare nel marzo 1996 e ha terminato nel ottobre 2023, potrà riscattare fino a 5 anni dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2023. L’onere potrà essere scaricato dal reddito in 5 rate annuali di pari importo, consentendo al diretto interessato di pagare a rate. È prevista la possibilità di dilazionare il pagamento in un massimo di 10 anni, con 120 rate di importo non inferiore a 30 euro ciascuna.