Le emozioni umane sono ben presenti sul mercato delle criptovalute, come sugli altri di carattere finanziario. Tra quelle che lo caratterizzano, ce ne sono però alcune abbastanza contrastanti, a partire dalla paura e dall’avidità.

Quando a prevalere è la paura, i trader sono portati a pensare in negativo, in particolare temendo una perdita di gran parte del proprio capitale. Ne consegue la tendenza a vendere e liberarsi di asset avvertiti alla stregua di un pericoloso peso. L’indice che rappresenta la paura è il FUD, acronimo di Fear, Uncertainty e Doubt (paura, incertezza e dubbio).

Se, al contrario, il sentimento dominante è l’avidità, un gran numero di investitori tende ad acquistare più di quello che sarebbe necessario. La motivazione è da ravvisare nel timore di perdere occasioni e l’indice usato in questo caso è il FOMO, acronimo di “Fear of Missing Out”, che tradotto in italiano significa “paura di essere esclusi”.

C’è però un altro indice che li va in pratica a raggruppare, ovvero quello noto come Fear & Greed Index. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio di cosa si tratta per capirne al meglio l’importanza.

Fear & Greed Index: di cosa si tratta?

In origine, l’indicatore di mercato Fear & Greed Index è stato sviluppato sviluppato da CNN Money, con il preciso intento di andare a misurare l’impatto di queste due emozioni umane sul mercato dei titoli azionari. Il suo obiettivo, in particolare, consisteva nell’individuazione di asset che fossero oggetto di errata valutazione, in alto o in basso, a causa di considerazioni di carattere psicologico. Nel caso in cui erano sopravvalutati, era la FOMO a influire, mentre nell’ipotesi opposta si trattava invece di FUD.

Il CNN Fear & Greed Index è stato costruito sulla base di diversi fattori, tra i quali occorre ricordare:

  • il momentum del prezzo delle azioni, sotto forma di un confronto dell’indice con una media mobile a 125 giorni:
  • la volatilità del mercato, calcolata su una media mobile a 50 giorni;
  • la forza dei prezzi delle azioni, ovvero il numero di azioni i cui prezzi hanno raggiunto i massimi storici di un anno, confrontandolo con quello dei titoli con quotazioni che hanno raggiunto i minimi storici nello stesso arco temporale;
  • i volumi di trading dei titoli in crescita rispetto a quelli in calo;
  • le opzioni put e call: se prevalgono le prime vince la paura, nel caso contrario prevale l’avidità;
  • la domanda di obbligazioni spazzatura, che in caso di crescita è da considerare alla stregua di un segnale di avidità;
  • la domanda di beni rifugio, intesa come la differenza tra i rendimenti dei titoli azionari e quelli dei titoli di stato.

Alcuni di quelli che vi rientrano, però, non sono presenti sul mercato delle criptovalute. Alla luce di questa considerazione è stato quindi necessario un lavoro di ribilanciamento per svilupparne uno analogo, stavolta valido per il mercato crypto.

Come si calcola il Fear and Greed Index?

Per cercare di applicare il Fear and Greed Index al mercato dell’innovazione finanziaria, è stato necessario un lavoro di aggiustamento. Tra coloro che hanno provato a dare la propria interpretazione del nuovo indice, un posto di rilievo spetta a Alternative.me, il cui prodotto va a inserire i seguenti fattori:

  • la volatilità (25%), intesa come quella attuale del mercato e valori medi rispetto agli ultimi 30 e 90 giorni. Se è alta, anche la paura è elevata;
  • il momento di mercato/volume (25%), ottenuto confrontando i volumi di acquisto e di vendita degli ultimi 30 e 90 giorni. Se sono più elevati vuol dire che sul mercato prevale un sentimento di avidità, rispetto alla paura;
  • i social media (15%), con particolare riferimento al loro interesse per Bitcoin, al volume delle interazioni e al sentimento generale;
  • i sondaggi (15%) tesi a capire qual è l’opinione degli investitori;
  • l’aumento della dominanza del Bitcoin (10%), che solitamente sta a indicare il prevalere dei timori;
  • le tendenze di ricerca su Google (10%), da cui si possono trarre preziose indicazioni.

Conclusioni

Il Fear and Greed Index può rappresentare un notevole strumento per cercare di capire l’orientamento del mercato e regolare su di esso i propri investimenti. Nelle fasi in cui prevale la paura la tendenza è di sbarazzarsi dei titoli ritenuti pericolosi, mentre se a predominare l’avidità gli stessi vengono acquistati con maggiore facilità.

Nel primo caso i trader più accorti sono in grado di capire quali titoli sono sottovalutati e attendono il momento migliore per accaparrarseli. Nel secondo riescono invece a individuare quelli oggetto di sopravvalutazione e, di conseguenza, passano all’incasso.

Trattandosi di fattori psicologici, la paura e l’avidità rappresentano una vera e propria distorsione delle logiche di mercato. I trader più accorti, però, sono in grado di tramutare il Fear and Greed Index in un vero e proprio strumento d’investimento, a proprio vantaggio.