È ufficiale: l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump dovrà pagare quasi 400mila dollari ad alcuni giornalisti della nota testata americana New York Times. Lo ha stabilito il giudice della Corte Suprema statale di New York Robert Reed. Vediamo insieme che cosa è successo e come mai è stata presa questa decisione.

Trump condannato a pagare il New York Times: ecco perché

Donald Trump è finito ancora una volta al centro della discussione: oggi è perché si è diffusa la notizia che egli è stato condannato a pagare tre giornalisti del New York Times.

Nello specifico l’ex leader americano è chiamato a dare 392.638 dollari a Susanne Craig, Russ Buettner e David Barstow, dopo che la sua denuncia nei confronti della celebre testata era stata rigettata l’anno scorso. A stabilirlo è stato il giudice Robert Reed.

Il tycoon statunitense in passato aveva accusato i tre giornalisti di aver complottato con sua nipote, Mary Trump. La donna aveva scritto un libro sullo zio.

L’accusa che il già presidente degli Stati Uniti aveva mosso era quella che i tre professionisti avevano cercato di ottenere alcune sue dichiarazioni dei redditi utilizzate poi in un articolo pubblicato nel 2018.

Un articolo in cui si accusava l’allora capo Usa di aver messo in pratica un particolare ed illecito sistema per evadere le tasse. Accuse che ovviamente, dall’altra parte, il politico aveva sempre smentito con forza e convinzione.

La sentenza

L’ex presidente degli Stati Uniti d’America aveva dunque accusato a sua volta i tre giornalisti Susanne Craig, Russ Buettner e David Barstow. Aveva affermato che loro avrebbero coinvolto illegalmente la nipote al fine di visionare documenti fiscali privati. Il politico li aveva accusati di essere responsabili di alcune “interferenze illecite”.

Per quanto riguarda invece Mary Trump, l’ex leader americano aveva puntato il dito contro di lei dicendo che la nipote era responsabile di aver violato uno specifico accordo di riservatezza stilato con la famiglia nel 2001, secondo quanto riferito in precedenza dalla CNN.

La sentenza arrivata non ha dato ragione al tycoon. Il giudice, nella giornata di venerdì 12 gennaio 2024, anzi ha ribadito il diritto dei giornalisti di cercare le notizie. Lo dice anche la legge stessa. Negli States infatti viene garantita la libertà di espressione e di informazione.

Le reazioni del New York Times e di Trump

Come dichiarato da una portavoce del New York Times, l’esperta Danielle Rhoades, la decisione presa dal giudice Robert Reed ribadisce l’importanza della difesa della libertà di stampa ribadita nella Costituzione americana.

La condotta dei professionisti del settore, secondo quanto stabilito, è stata in linea con i principi di informazione e di non censura su cui si basa la legge statunitense in merito.

Il portavoce ha rilasciato una breve dichiarazione nella quale ha parlato anche dello statuto anti-Slapp. Si tratta di uno statuto che contrasta tutti i vari tentativi che possono essere fatti nel cercare di bloccare la pubblicazione di notizie di interesse pubblico.

Il termine Slapp è l’acronimo di Strategic lawsuit against public participation. In italiano significa azione legale strategica contro la partecipazione pubblica.

Dall’altra parte, per il momento, non sembra essere arrivata alcuna dichiarazione ufficiale da parte di Donald Trump. In questo periodo il tycoon sta cercando di rientrare “in pista” e diventare lui il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali Usa del 2024.

Sul suo percorso sta però riscontrando non pochi problemi, tra cittadini che preferiscono altri repubblicani, americani che addirittura chiedono la squalifica di Donald Trump e democratici che continuano ad attaccarlo su più fronti.

La campagna del politico comunque procede senza sosta. Solo prossimamente capiremo se sarà effettivamente lui a correre alla Casa Bianca o se verrà sconfitto alle primarie dai rivali come Haley e De Santis.