Al giorno d’oggi è praticamente impossibile non conoscere il nome di Francesco Schettino, il comandante – o meglio, ex comandante – tristemente noto per essere stato considerato il principale responsabile del tragico naufragio della nave Costa Concordia. Naufragio avvenuto il 13 gennaio 2012, a poca distanza dall’Isola del Giglio, che portò alla morte di 32 vittime.
Francesco Schettino oggi: dove si trova
Era la sera del 13 gennaio 2012 quando la Costa Concordia, imbarcazione da crociera che trasportava oltre 4mila persone tra passeggeri, membri dello staff ed equipaggio, naufragò. La nave, partita da Civitavecchia e diretta a Savona, aveva a bordo 3.216 viaggiatori e 1.013 uomini e donne del personale.
Quella sera la Costa Concordia non seguì l’abituale rotta e si avvicinò all’Isola del Giglio, nota località turistica situata in provincia di Grosseto, in Toscana. Il motivo? Il comandante, all’epoca dei fatti 51enne, voleva effettuare il “saluto”, ovvero una sorta di inchino.
L’uomo però sbagliò. Si avvicinò troppo alla terraferma e colpì un piccolo scoglio. L’impatto fu inevitabile e portò ad una tragica conseguenza: lo scafo si squarciò. Subì una “ferita” profonda circa 70 metri.
Poi, mano a mano, dopo questo scontro, la nave iniziò a piegarsi, abbassandosi su un fianco. Nel giro di poco tempo furono inoltre fatti diversi errori e intanto l’imbarcazione continuava ad affondare.
Il comandante Schettino, tra le altre cose, abbandonò la nave prima del previsto. Il suo fatale gesto portò al disastro e alla morte di 32 persone. Circa 4mila soggetti presenti sulla nave da crociera, alla fine, furono portate in salvo.
Oggi Francesco Schettino sta scontando la propria pena per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, abbandono della nave e di persone incapaci. Nel 2017 la Cassazione lo ha condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione.
La condanna
Secondo gli esperti e i membri della Cassazione, l’uomo ritardò nel dare l’ordine di abbandono della nave e lasciò l’imbarcazione trovando rifugio sugli scogli mentre era ancora in corso pienamente l’emergenza e vi erano ancora 2mila passeggeri in attesa di essere soccorsi.
Dal canto suo il comandante si è sempre difeso dicendo che le sue azioni di quella sera avrebbero salvato la vita a diverse persone e ha accusato alcuni membri dell’equipaggio di aver frainteso i suoi ordini.
Il comandante che era al timone del transatlantico di recente ha presentato, tramite gli avvocati della difesa, il ricorso alla Corte di Cassazione contro un’ordinanza della Corte di Appello di Genova che aveva negato la revisione del processo per il naufragio della nave.
Il ricorso però è stato negato, dunque non si è tenuto nessun processo bis. Il legale Senese si era detto “amareggiato” per la decisione presa non a proposito della condanna per il naufragio – che aveva definito “del tutto legittima e comprensibile” – ma per quella di omicidio colposo e per quella di abbandono della nave.
Cosa fa adesso il comandante
Francesco Schettino si trova nel carcere di Rebibbia, a Roma, dove trascorre il proprio tempo frequentando corsi universitari. Il comandante della Costa Concordia responsabile del naufragio e ritenuto colpevole anche di omicidio colposo e abbandono della nave, vive in questa prigione dal giorno della condanna definitiva.
Stando a quanto riferiscono alcune indiscrezioni sul suo conto, pare che sia un detenuto modello. Sembra che Schettino non abbia mai dato “problemi” di alcun tipo e andrebbe d’accordo anche con gli altri detenuti.
Negli anni di carcere già trascorsi, pare che gli abbia avuto permessi premio e abbia beneficiato di alcune delle misure alternative al carcere previste per il tipo di pena da scontare.
Nello specifico sarebbe stato impegnato (e forse lo è ancora oggi) come archivista presso la Discoteca di Stato, l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi. Il suo lavoro sembra consistere nella digitalizzazione degli atti di alcuni grandi processi storici come la strage di Ustica.
Il 13 gennaio di ogni anno ricorre l’anniversario dl tragico naufragio della Concordia.
c’è da esser lieti di tanta magnanime giustizia umana.
‘poveracci’ restan sempre chi ci ha rimesso la propria vita
e ‘disgraziati’ coloro ai quali sono stati sottratti, per la stupidità di uno, i loro Affetti.
Morte 32 persone, 16 anni di pseudo detenzione.
Lunga e prosperosa vita a caino.