Che aria tira nel centro sinistra in vista delle prossime elezioni europee? Giuseppe Conte scalda i motori, ribadisce che lui non sarà della partita ma critica chi al contrario si candiderà per poi rinunciare al seggio in Europa mettendo sullo stesso piano Giorgia Meloni e Elly Schlein. “Schlein non ha l’immunità, non è che se si candida Giorgia Meloni inganna gli elettori e se lo fa Schlein, siccome fa parte del Pd che è in un campo progressista, non inganna gli elettori”. In poche parole, se la segretaria dem dovesse decidere per la candidatura, la contro campagna pentastellata è già scritta. Competition is competition. Specie col proporzionale e con i sondaggi attuali che danno i due partiti separati da solo qualche punto percentuale. Dal Nazareno nessuna replica. Si preferisce il silenzio per non inasprire i toni e per non far volare gli stracci. La sferzata di Conte arriva dopo giorni in cui da diverse aree del Pd emergono perplessità sull’ipotesi Schlein capolista. Vedi Stefano Bonaccini e la componente riformista, ma pure a sinistra. Intanto i potenziali candidati scalpitano. Le donne innanzitutto, che potrebbero vedersi penalizzate se Schlein sarà capolista. Diverse uscenti aspirano a una riconferma, da Pina Picierno a Elisabetta Gualmini e Irene Tinagli. Ci sarebbe anche Camilla Laureti, unica nella delegazione a Strasburgo ad aver sostenuto Schlein al congresso. E visti i nomi in campo il rischio del bis di una squadra a trazione bonacciniana in Europa è concreto con Giorgio Gori, Matteo Ricci, Dario Nardella, Antonio Decaro, che, si vocifera alla Camera, avrebbe stretto un patto con Enzo De Luca per fare il pieno di preferenze nella circoscrizione Sud. Un appuntamento da cui potrebbe emergere l’orientamento di Schlein è alle porte, con il seminario sull’Europa organizzato dal gruppo Pd Camera a Gubbio per il 17 e 18 gennaio. Un conclave di due giorni a cui non sarà presente chi ha un po’ il copyright di ‘ritiri’ del genere, ovvero Romano Prodi, che però oggi aprirà la commemorazione di David Sassoli in Campidoglio, organizzata dal gruppo S&D e a cui partecipano 18 delegazioni di paesi europei.
Romano Prodi alla commemorazione di David Sassoli
Conte la sua scelta l’ha fatta. “Non ci sarò in quelle liste e mi auguro che in quelle liste non ci siano neanche gli altri leader”, ha detto oggi in una conferenza stampa invitando gli altri big a non scendere in campo. “Non possiamo continuare a ingannare i cittadini. Non puoi dire ai cittadini: datemi il voto, trovate Conte su tutte le liste quando già sai che al Parlamento europeo non ci andrai. Sono deputato, presidente del Movimento 5 Stelle, quello di parlamentare europeo è un compito che non posso assolvere. Gli altri leader – insiste l’ex premier – dovrebbero avere l’accortezza di fare altrettanto, la politica dovrebbe imparare una volte per tutte a non prendere in giro i cittadini”. E da Bruxelles arriva un altro annuncio, quello del commissario Paolo Gentiloni: “No, non mi candiderò al Parlamento europeo”, ha detto oggi ai cronisti. “La mia intenzione è tornare in Italia”, ha aggiunto l’ex-premier il cui nome nelle scorse settimane è stato più volte evocato come il potenziale ‘federatore’ del centrosinistra. Da parte sua, Schlein rispondendo ai cronisti al Nazareno, si è limitata a ringraziare intanto Gentiloni per il lavoro svolto in Europa: “Con Gentiloni ci sentiamo sempre, lui va sempre ringraziato. Darà sempre un contributo alla politica estera ed italiana, il Pd sarà sempre casa sua”. Un bentornato decisamente un po’ freddino per chi ha ricoperto ruoli di primo piano a livello internazionale.