Matteo Salvini oggi risponde di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio davanti ai giudici del tirbunale di Palermo nel processo Open Arms. Il procedimento in corso nell’aula bunker dell’Ucciardone fa riferimento ai fatti accaduti nel 2019, quando il leader del Carroccio, in qualità di ministro dell’Interno, negò lo sbarco sulle coste italiane a 147 migranti dalla nave della ong spagnola Open Arms. Prima della sua deposizione, Salvini ha condiviso un post sul suo profilo Instagram, comunicando lo spirito con cui affronta l’aula giudiziaria in veste di imputato: “A testa alta, orgoglioso di quello che ho fatto“.
Matteo Salvini imputato al processo Open Arms: oggi la sua deposizione davanti ai giudici di Palermo
Oggi è il giorno della deposizione di Matteo Salvini ai giudici del processo Open Arms. Assistito dall’avvocato Giulia Bongiorno, il ministro dei Trasporti italiano deve rispondere di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il procedimento, che ha visto anche testimoni illustri come l’attore americano Richard Gere, è iniziato come conseguenza di eventi accaduti nel corso della missione di soccorso da parte della ong spagnola, ad agosto 2019, quando l’imputato era ministro degli Interni.
L’allora responsabile del Viminale impedì lo sbarco di 147 migranti salvati dalla nave iberica sull’isola di Lampedusa. Nelle dichiarazioni spontanee rese da Salvini prima delle domande dei giudici, il leader della Lega ha chiarito che le sue decisioni erano in linea con “la politica chiara e condivisa sulle politiche migratorie” della maggioranza di governo dell’epoca. Aggiungendo poi che le scelte di impedire gli sbarchi, dirigendo le navi di soccorso verso altri porti europei, si rivelò un vero successo.
Inoltre, Salvini ha tenuto a precisare che, per tutto il periodo in cui è stato ministro dell’Interno, non si è verificato nessun “episodio luttuoso” nei flussi migratori verso l’Italia. “In quei due anni il numero dei migranti salvati fu enorme con la riduzione dei morti del 50 per cento”, ha poi specificato ai giudici, aggiungendo che la politica del governo aveva due obiettivi precisi, ovvero il contrasto ai trafficanti di esseri umani e l’intesa con il resto dei paesi europei.
“A testa alta”: così Salvini affronta il rischio di una condanna a 15 anni
Questa mattina, il ministro ha postato il video del suo ingresso nei corridoi dell’aula bunker dell’Ucciardone. Il post è stato accompagnato da una sua dichiarazione relativa alla minaccia che pesa sul suo capo, ovvero una condanna a 15 anni. Per ora, il succo della sua difesa si sostanzia nella necessità di rendere sicuri i confini italiani.
Per escludere una sentenza a suo sfavore, dovrà comunque convincere i giudici che i provvedimenti adottati nell’agosto del 2019 erano politicamente condivisi e ammissibili. La sfida, assicura Salvini, la sta affrontando “A testa alta”.
Ogni intervento era conseguenza dell’operatività collegiale e condivisa sulle politiche migratorie. Non dirò mai che i più di 600 episodi di salvataggio di migranti non sono state scelte mie. Ma furono scelte condivise con il governo e diedero risultati ottimi. In quei due anni il numero dei migranti salvati fu enorme con la riduzione dei morti del 50 per cento. Sono orgoglioso di poter dire che per tutto il periodo in cui sono stato io ministro dell’Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell’Europa. Vorrei fare alcune precisazioni – dichiara spontaneamente – prima di rispondere alle domande. Ho ricostruito tutta la vicenda dall’insediamento del governo per chiarire che nel programma della maggioranza c’era una politica chiara e condivisa sulle politiche migratorie. Dal caso dell’Acquarius nel 2018 dove con soddisfazione non demmo un Pos e la nave andò in Spagna, passando al caso della Diciotti in cui intervennero il presidente del Consiglio Conte e il ministro Toninelli che furono concordi nel sottolineare che si trattava di un successo delle politiche migratorie condivise. Nel caso della Sea Watch il collega Toninelli rimproverò l’Ong di non aver atteso l’intervento della guardia costiera libica. Tutto questo per ribadire che le azioni avevano tutte un filo logico che ricalcava le scelte politiche sulla questione migranti
Dichiarazioni spontanee rese dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini ai giudici di Palermo
Qui tribunale di Palermo: pronto a prendere parola nell’aula bunker al processo che mi vede rischiare 15 anni di carcere per avere, da ministro dell’Interno, difeso la sicurezza e i confini del mio Paese. A testa alta, orgoglioso di quello che ho fatto
Post dal profilo Instagram di Matteo Salvini