Nel dicembre 1984, l’Italia stava vivendo un inizio d’inverno insolitamente mite. L’anticiclone russo-siberiano, solitamente responsabile per portare l’aria fredda in Europa, era confinato oltre il Mar Caspio. In tutto il continente, compresa la Scandinavia, si registravano temperature sopra la media stagionale, grazie a un forte flusso di correnti miti sud-occidentali. Questo clima non lasciava presagire la drastica svolta che si sarebbe verificata nelle settimane successive, in quello che oggi tutti ricordano come il grande gelo del 1985. E soprattutto ci ricorda cosa sia il vero gelo, non certo quello propinato da buona parte dei media in questi ultimi tempi.

Il grande gelo del 1985: come tutto ebbe inizio

Verso la fine di dicembre, la situazione iniziò a cambiare. Un’intensa depressione si sviluppò a est della Sicilia, portando piogge torrenziali e neve nelle regioni ioniche, in Basilicata e nelle zone interne della Puglia. Questi eventi segnarono l’inizio di una delle più severe ondate di freddo nella storia italiana recente.

All’inizio di gennaio 1985, l’Italia e gran parte dell’Europa vennero colpite da un’ondata di freddo eccezionale. Un riscaldamento stratosferico improvviso alterò la circolazione atmosferica, permettendo all’aria artica marittima di raggiungere il Mediterraneo e l’Europa occidentale. Le temperature in Italia scesero drasticamente sotto lo zero, specialmente al Nord, ma anche nelle regioni centrali e meridionali si registrarono valori eccezionalmente bassi.

Il grande gelo del 1985: nevicate storiche e disagi

Le nevicate furono abbondanti e prolungate, trasformando città e paesaggi in scenari fiabeschi, ma allo stesso tempo causando enormi disagi. Strade impraticabili, traffico bloccato, e la vita quotidiana fortemente compromessa furono solo alcuni degli effetti di questa eccezionale condizione meteorologica. Le autorità fecero appelli alla popolazione per ridurre i rischi e mitigare gli impatti di questo evento climatico estremo.

La prima fase: 5-9 gennaio

Tra il 5 e il 9 gennaio, l’Italia fu testimone di alcune delle più grandi nevicate del secolo. L’aria gelida entrò dal Rodano e dalla Bora, portando con sé neve abbondante in Toscana, Lazio, Campania, e nel resto del sud. A Firenze, si registrarono accumuli di neve fino a 40 cm, mentre a Roma la neve raggiunse i 30 cm, un evento eccezionale per la capitale. Le regioni settentrionali, nel frattempo, sperimentarono alcune delle temperature più basse del secolo.

Nel corso di quei giorni, le temperature continuarono a scendere, raggiungendo valori record in diverse città italiane. Nevicate storiche colpirono anche regioni meno abituate a tali fenomeni, come la Sardegna e alcune zone costiere. L’Italia si trovò così in una situazione di emergenza senza precedenti, con sfide logistiche e difficoltà quotidiane che misero a dura prova la popolazione.

La seconda fase: 10-13 gennaio

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Nel gennaio 1985, l’Italia Centrale e l’Emilia-Romagna furono le protagoniste di un episodio meteorologico storico. La temperatura scese a livelli record il 10 gennaio, con il termometro della stazione meteorologica di Parma Panocchia che segnò -23,4°C, mentre Piacenza San Damiano registrò -22,0°C. Anche città come Firenze e Pontedera furono avvolte dal freddo estremo, con temperature ben al di sotto dei -10 °C. La causa principale di questo fenomeno fu l’effetto albedo, ovvero la riflessione della luce solare dalla neve, che aumentava la perdita di calore nell’atmosfera.

L’11 gennaio, la situazione si intensificò ulteriormente. Firenze, una città nota per i suoi inverni relativamente miti, sperimentò temperature gelide con -22,2°C all’aeroporto di Peretola. Il fiume Arno si congelò completamente, un evento di rara bellezza ma anche di grande preoccupazione. Anche la Pianura Padana non fu risparmiata, con Brescia Ghedi e Verona Villafranca che stabilirono nuovi record di freddo. Emilia-Romagna visse uno dei suoi giorni più freddi, con temperature che in alcune aree scesero fino a -24,8°C.

Il freddo intenso non discriminò tra Nord e Sud. Città come L’Aquila, Rieti, Frosinone e Grosseto affrontarono temperature ben al di sotto dei loro standard invernali. Anche Roma, il cuore politico e storico dell’Italia, registrò temperature eccezionalmente basse, con -11,0 °C a Ciampino e -9,8 °C a Urbe, dimostrando come l’intera penisola fosse avvolta in un inverno severo e atipico.

Il 12 gennaio, la persistenza del freddo estremo divenne ancora più evidente. L’effetto combinato dell’albedo e dell’isola di calore urbana influenzò notevolmente le temperature in città come Firenze e Pisa, dove si registrarono valori minimi record. La situazione fu simile in tutta la Romagna, dove furono stabiliti nuovi record di freddo. Questa ondata di gelo non era limitata all’Italia: anche città europee come Marsiglia e Barcellona soffrirono temperature e nevicate insolite.

Con l’arrivo del 13 gennaio, la situazione iniziò a evolversi. Se da un lato in Sardegna e Corsica le temperature cominciarono a risalire, nel Nord Italia il freddo continuò a regnare sovrano. Bologna e Milano sperimentarono valori di temperatura decisamente bassi, e nelle valli alpine come la Valganna, si formarono spettacolari colonne di ghiaccio.

Terza e ultima fase: 14-17 gennaio

Questa nuova fase del gennaio 1985 vide un nuovo impulso di aria gelida che portò a nevicate eccezionali nel Nord Italia. I livelli di neve raggiunti furono impressionanti, con accumuli che in alcune città superarono i 100 cm.

Tra il 14 e il 17 gennaio, la tempesta di neve raggiunse il suo apice nel Nord Italia, mentre al centro-sud si verificarono piogge intense. Le abbondanti nevicate crearono situazioni critiche, soprattutto in termini di mobilità e sicurezza, mentre le piogge intense al centro-sud aumentarono il rischio di alluvioni.

Il grande gelo del 1985: l’impatto sociale ed economico

Il freddo e la neve del gennaio 1985 ebbero un impatto significativo sul tessuto sociale ed economico dell’Italia. Le persone rimasero isolate, le attività commerciali subirono perdite e furono necessari interventi straordinari per far fronte all’emergenza. La reazione del governo e delle autorità fu tempestiva, con l’impiego di forze dell’ordine, esercito e organizzazioni di soccorso per distribuire viveri e medicinali nelle aree più colpite.

L’ondata di gelo del gennaio 1985 rimane senza dubbio impressa nella storia climatica italiana come un evento senza precedenti per intensità e impatto, anche perché colpì, chi più chi meno, praticamente tutte le Regioni del nostro Paese, anche quelle meno abituate a eventi estremi e fenomeni tipicamente invernali.