Sui dati della cessione dei crediti d’imposta del superbonus recuperati mediante la remissione in bonis – che si poteva esercitare entro il 30 novembre 2023 a determinate condizione – o definitivamente persi (perché rimasti inesorabilmente incagliati), c’è stata un’interrogazione parlamentare nella giornata del 10 gennaio 2024. A rispondere è stato il sottosegretario del ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, interrogato dal grillino Emiliano Fenu sulla quesitone dei crediti incagliati, sulla loro quantificazione e sull’ammontare ai fini della corretta classificazione secondo quanto prevede il nuovo Manuale Eurostat adottato circa un anno fa.

La risposta all’interrogazione, in verità, non ha fornito un dato definitivo sui crediti d’imposta che sono rimasti incagliati. Freni, infatti, ha semplicemente conteggiato bonus edilizi che non si possono utilizzare in 134 milioni di euro e crediti recuperati mediante la remissione in bonis per un totale di 156.000 comunicazioni inviate all’Agenzia delle entrate entro la scadenza di fine novembre scorso. L’importo complessivo di queste comunicazioni, in ogni modo, non è stato quantificato, né al momento quantificabile, come ammesso dallo stesso sottosegretario all’Economia.

Cessione crediti superbonus recuperati con remissione e definitivamente persi: ecco i dati

Qualche informazione sul fenomeno della mancata cessione dei crediti del superbonus è emerso nella giornata del 10 gennaio 2024 durante l’interrogazione parlamentare del sottosegretario al ministero dell’Economia, Federico Freni, il quale ha quantificato il totale dei bonus non più utilizzabili in 134 milioni di euro e in 156.000 comunicazioni inviate dai committenti dei lavori all’Agenzia delle entrate per crediti d’imposta ceduti mediante la remissione in bonis entro il 30 novembre 2023.

Numeri che, tuttavia, non hanno fornito un più elevato livello di informazioni, in particolare sui bonus edilizi rimasti incagliati. Si ricorda, inoltre, che da inizio dicembre è partita la comunicazione da effettuare all’Agenzia delle entrate dei crediti d’imposta non più utilizzabili. Il primo step delle comunicazioni trasmesse dal 1° dicembre 2023 al 2 gennaio 2024 ha riguardato i crediti d’imposta per i quali si aveva la certezza della loro non utilizzabilità alla data del 30 novembre 2023.

Cessione crediti superbonus dati, comunicazione dei bonus andati persi definitivamente

Quindi, tutto il pregresso – dal quale il ministero dell’Economia e delle Finanze ha desunto i dati – derivano da questo obbligo che comporta (in caso di mancato adempimento) una sanzione di 100 euro. Espletato il primo step di domanda, comunicazioni di questo tipo avranno cadenza a 30 giorni dal momento in cui ciascun committente abbia notizia di impossibilità nell’utilizzare il credito d’imposta derivante dai bonus edilizi e dal superbonus.

Bonus edilizi rimasti incagliati, quanti sono?

Ci si aspettava, in ogni modo, una quantificazione più precisa dei crediti rimasti incagliati. Per Emiliano Fenu del M5S, infatti, manca l’aspetto più decisivo della ricognizione dei bonus edilizi, ovvero i crediti dell’anno 2022 che non sono arrivati alla cessione. Proprio il dato sull’esatto ammontare dei crediti d’imposta del superbonus non più solo incagliati ma andati definitivamente persi per Emiliano Fenu è un dato che si può stabilire.

Come calcolare i bonus rimasti incagliati e quale classificazione?

“Per i crediti 2022, ad esempio, basta una semplice sottrazione. Il totale delle detrazioni 2022 dal sito Enea, meno il totale delle detrazioni indicate nella dichiarazione dei redditi, meno l’ammontare dei crediti del 2022 ceduti che porta al risultato dei crediti 2022 andati persi a danno dei contribuenti”. È quanto calcola l’esponente del Movimento 5 Stelle in merito all’ammontare dei crediti del 2022 ceduti.

“L’ammontare dei crediti 2022 andati persi è importante perché, in base alla loro entità, l’Eurostat potrebbe decidere se la riclassificazione dei crediti decisa dal governo un anno fa è da ritenersi corretta e confermare, o al contrario è da ritenersi sbagliata, e correggere”. In altre parole, l’Istituto europeo di Statistica potrebbe concludere di qualificare i crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi quali “non pagabili”, diversamente da come ha deciso di classificarli l’attuale governo come “pagabili”.