Il calcio chiede aiuto, ossigeno per andare avanti. E in tutto questo si profila un confronto-scontro con il ministero dello Sport. Intervenendo oggi agli Stati generali dei consulenti del lavoro, il ministro Andrea Abodi ha voluto anzitutto mettere le mani avanti.

Il ministro dello Sport Abodi: “Non siamo contro il sistema calcio”

Io non ho mai usato il termine “scontro” bensì “confronto” – dice Abodi nella videointervista raccolta dall’inviato di Tag24 Thomas Cardinali – A giudicare dalle notizie che escono, noi dovremmo essere tra chi mortifica il calcio e chi invece subisce la lobby del calcio. C’è qualcosa che non torna. Il governo ha chiesto alla Federazione e alla Serie A un piano industriale organico per capire come intervenire a supporto, perché non abbiamo nessun interesse a mortificare il calcio, motore anche economico del sistema a livello di mutualità di sistema, visto che la Serie A dà 130 milioni al resto del sistema calcistico, e per il grande contributo, che è più del 50%, di finanziamento pubblico allo sport in via indiretta che è il 32% della fiscalità dell’anno precedente. Quindi saremmo autolesionisti se penalizzassimo il motore.

Quanto alla possibile riforma del massimo campionato italiano, Abodi resta convinto che un ritorno a 18 squadre sia la scelta migliore.

Penso che il nostro sistema abbia bisogno di superare una sovrastrutturazione. Non è solo un tema di risorse finanziarie disponibili o indisponibili, o di indebitamento consolidato che in qualche maniera va affrontato.

Derby violento, Abodi: “Le società dovrebbero allontanare certe persone”

Il titolare del dicastero dello Sport è poi tornato sul vergognoso spettacolo che ha accompagnato il derby di Coppa Italia tra Lazio e Roma.

C’è il rammarico che, nonostante l’impegno, ci siano ancora manifestazioni di questo genere. Si vedono contrapposti tifosi che evidentemente non lo sono e non hanno capito lo spirito dello sport. L’unica cosa da fare è lavorare sull’immediatezza degli interventi, a cui dà seguito il ministero dell’Interno, e la continuità nel processo di alfabetizzazione educativa culturale che non possiamo trascurare. È sconcertante che per motivi sportivi ci si affronti in questa maniera, quando lo sport deve essere confronto, anche aspro, ma con la passione e in modo civile. Lo dobbiamo ai ragazzi e ai bambini che ho visto allo stadio. Chi non riesce a interpretare lo spirito dello sport non è un tifoso. Anche le società devono iniziare a valutare la presenza negli stadi di questi soggetti, perché la presenza di questi ultimi pregiudica lo spettacolo di tutti.

Il ministro dello Sport si era così espresso sulla storica sentenza sulla Superlega.