Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha esposto oggi in Senato un’informativa sullo stato degli accordi relativi all’ex Ilva. Il responsabile del dicastero ha evidenziato lo stato di crisi dello stabilimento, pur ribadendo l’impegno del governo per renderlo competitivo grazie a una transizione green, già in atto. Ma serve un’iniezione di liquidità e una visione aziendale a lungo termine. “Nulla di quanto programmato è stato realizzato” ha denunciato Urso, pronto a un “Drastico cambio di rotta, cambiando tutto l’equipaggio“. Accuse sono piovute anche su Arcelor Mittal, che vuole beneficiare dei vantaggi dell’accordo con il governo “Scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato”. Una pretesa ritenuta dal ministro “inaccettabile“. In serata, il governo incontrerà le rappresentanze sindacali per discutere del futuro del più grande polo siderurgico europeo.

Senato, il ministro Urso prospetta il futuro dell’ex Ilva: “Competitiva sulla tecnologia green”

Una crisi che dura da 10 anni quella degli stabilimenti dell’ex Ilva di Taranto, oggi chiamati Le Acciaierie d’Italia. Una questione spinosa, che l’attuale governo sembrerebbe intenzionato a prendere di petto. Questa mattina in Senato, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha presentato l’informativa sullo stato dell’arte, evidenziando i punti critici e indicando la visione di massima per la ripresa economica del settore. “Ci impegniamo a ricostruire l’ex Ilva competitiva sulla tecnologia green” ha precistao Urso.

In serata è previsto un incontro governo-sindacati. Un meeting molto atteso, dopo la fumata nera dello scorso 29 dicembre, seguita all’accordo sfumato pochi giorni prima. Sale quindi la tensione tra gli attori coinvolti nella sempre più ardua operazione di rilanciare il polo siderurgico di Taranto. La situazione di stallo con Arcelor Mittal, principale azionista, non lascia presagire però un esito soddisfaciente per le parti che si siederanno al tavolo della trattativa.

Accordo ancora lontano con Arcelor Mittal: “Pretese inaccettabili”

La multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal è al momento l’azionista di maggioranza di Acciaierie d’Italia, con il 68% delle quote. Il restante 32% è dello Stato italiano. Lo scorso 8 gennaio, si è tenuto un incontro tra la dirigenza aziendale e i rappresentati di Invitalia, la società che si occupa degli investimenti statali, allo scopo di pianificare un grosso versamento di liquidità e un aumento di capitale a cui avrebbero dovuto partecipare entrambi i soci. Obiettivo dell’operazione era quello di pareggiare la partecipazione azionaria e rilanciare il polo. Per ripianare il dissesto economico dell’ex ILVA servirebbe circa 1,5 miliardi di euro.

Se gli accordi fossero andati in porto, lo Stato avrebbe ottenuto una quota di maggioranza di almeno il 66% dell’azienda. Ma così non è stato. Proprio oggi in Senato, Urso informa dunque il Parlamento delle pretese del colosso industriale che hanno fatto naufragare l’intesa. “Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota” ha dichiarato il ministro, considerando tale pretesa “inacettabile”.

C’è l’urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni. Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nulla è stato mantenuto in merito agli impegni occupazionali e al rilancio industriale. Intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio. Ci impegniamo a ricostruire l’ex Ilva competitiva sulla tecnologia green su cui già sono impegnate le acciaierie italiane, prime in Europa. L’impianto è in una situazione di grave crisi. Nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 milioni, per poi quest’anno risalire a 5 milioni

Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato ma, nel contempo, reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile né percorribile sia, alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato. Abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy