Dopo la conferma della Quota 103 con una versione “penalizzata”, il governo ha deciso di rallentare il passo sul fronte delle pensioni. Tuttavia, l’idea di una riforma organica rimane in agenda, essendo un obiettivo che Palazzo Chigi intende perseguire entro la fine della legislatura. Il quadro completo della riorganizzazione del sistema previdenziale italiano richiederà del tempo per prendere forma. Tuttavia, una prima indicazione è stata fornita da Giorgia Meloni durante la recente conferenza stampa di inizio anno: la sostenibilità del sistema previdenziale “deve essere costruita con equilibrio, ovvero un sistema il migliore possibile ma uguale per tutti”. L’obiettivo finale sembra essere la razionalizzazione delle diverse regole che, in molte situazioni, creano differenze soprattutto nelle uscite anticipate.

Pensioni, nel 2025 solo contributivo per le anticipate

La proposta comune, seguendo quanto già indicato nell’ultima legge di bilancio, prevedrebbe l’adozione generalizzata del metodo contributivo per qualsiasi forma di pensionamento prima dei limiti di vecchiaia. Questa modifica sarebbe accompagnata da un maggior sostegno previdenziale per i giovani, con un rafforzamento della previdenza integrativa. Al momento, questa componente è stata priva di nuovi incentivi a causa delle limitate risorse a disposizione del governo. Resta ancora incerta la situazione per il 2025. Nel caso in cui i tempi per la riforma o l’adozione di Quota 41 in versione contributiva non siano ancora maturi, il governo dovrà decidere se confermare Quota 103 nel suo formato attuale per altri 12 mesi o passare a Quota 104, che era già stata proposta nelle prime bozze della manovra.

Nell’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulla previdenza, si prospetta che nel 2040 la spesa per le pensioni raggiungerà il 17% del Pil, evidenziando un trend ancora più accentuato rispetto a quello attuale, già significativo. Tale tendenza emerge chiaramente dal bilancio preventivo dell’Inps per il 2024, che indica una previsione di spese pensionistiche a carico dell’Istituto pari a 310,7 miliardi di euro, con un aumento del 5,19% rispetto al 2023. Queste stime, poco rassicuranti, sono attentamente monitorate da Bruxelles.

Il problema dei conti

Per questa ragione, il governo insiste sul fatto che la sostenibilità del sistema previdenziale non può essere trascurata. La premier, Giorgia Meloni, ha sottolineato che è necessario affrontare il tema della previdenza in collaborazione con le parti sociali. Un invito prontamente accolto dalla Cisl, mentre Cgil e Uil sembrano mostrare una certa diffidenza nei confronti del governo. Questo atteggiamento è in parte dovuto alle dichiarazioni di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, che hanno più volte sottolineato di non aver ricevuto risposte concrete durante gli incontri tecnici sulle pensioni svoltisi l’anno precedente.

Pensioni anticipate con il contributivo

Per quanto riguarda i pensionamenti anticipati, la futura riforma si baserà sulle misure temporanee inserite nella legge di bilancio approvata a fine dicembre 2023 dal Parlamento. Queste misure, sostanzialmente, impongono il metodo contributivo per tutte le forme di pensionamento anticipato, ad eccezione dell’Ape sociale, che funge da ammortizzatore e ha visto comunque un aumento della soglia anagrafica. Il metodo “contributivo” diventerà quindi obbligatorio per tutte le vie di pensionamento anticipato, cercando di uniformarle il più possibile.

Il governo, come indicato precedentemente, rivolgerà la sua attenzione anche ai lavoratori completamente contributivi, iniziando dai più giovani. Dopo l’agevolato accesso alla pensione di vecchiaia introdotto dall’ultima manovra, il governo cercherà di incentivare maggiormente la previdenza integrativa, soprattutto per i lavoratori sotto i 35 anni, sfruttando le nuove agevolazioni fiscali (e non solo) che sono rimaste in attesa di definizione nella legge di bilancio per il 2024 a causa delle limitate risorse finanziarie disponibili.

Anche Quota 41 con il contributivo

Nonostante la Lega continui a sostenere l’adozione di Quota 41, ovvero la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, questa questione sarà nuovamente discussa durante i negoziati con le parti sociali. Tuttavia, qualsiasi ipotetica Quota 41 dovrà anch’essa essere vincolata al metodo contributivo, e su questo aspetto la Lega sembra non avere obiezioni.

I tempi per la realizzazione della riforma potrebbero essere prolungati. Le indicazioni più chiare potrebbero emergere dal prossimo Def, tradizionalmente atteso ad aprile. Se la riorganizzazione del sistema previdenziale dovesse slittare verso la fine della legislatura, il governo dovrà comunque affrontare la questione dell’incognita 2025: decidere cioè le misure da adottare il prossimo anno, considerando che quelle introdotte con l’ultima manovra sono principalmente “misure-ponte”. Per i pensionamenti anticipati, in particolare, sorge la questione se confermare Quota 103 nel suo attuale formato (con il contributivo, “tetto” e finestre d’uscita dilatate) o se optare per Quota 104 (63 anni d’età e 41 anni di versamenti), già proposta nelle prime bozze della legge di bilancio per il 2024.