Continuano le reazioni del mondo politico e civile alla manifestazione fascista in occasione della strage di Acca Larentia. Questa volta a parlare è Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, che sulla condanna a quanto accaduto afferma di avere piena fiducia nella magistratura. “Evitiamo il buonismo, non era solo nostalgia”, ha precisato Di Segni ai giornalisti, durante la manifestazione per l’apposizione di quattro pietre di inciampo presso la sede del Cnr a Roma, in ricordo della famiglia Anticoli.
Acca Larentia, Di Segni sul significato delle braccia tese: “Non dimentichiamo il passato”
Noemi Di Segni esprime la sua più assoluta condanna su quanto è avvenuto durante la commemorazione della strage di via Acca Larentia e si augura che la magistratura faccia altrettanto. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane ricorda che in passato, per analoghi episodi, la giurisprudenza ha già confermato il divieto di qualsivoglia manifestazione inneggiante al Fascismo. “Spero sia ribadito questo indirizzo”, ha quindi auspicato la Di Segni, aggiungendo l’invito ad “Evitare qualunque tipo di buonismo citando come scusa la nostalgia”.
La condanna della magistratura andrebbe però inserita in un diverso clima culturale. “Alzare quella mano oggi vuol dire dimenticare tutto quello che è stato”, ha ribadito la rappresentate delle comunità ebraiche. Per arginare ed evitare il perpetuarsi dell’ideologia fascista, rappresentata anche nei gesti, servirebbero precisi interventi sia a livello legislativo che sul piano educativo.
Di Segni, la condanna dell’ideologia fascista nel giorno del ricordo della deportazione della famiglia Anticoli
Le dichiarazione della presidente Di Segni sono state rese ai giornalisti durante la cerimonia di apposizione delle quattro pietre di inciampo poste fuori dalla sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche, nel Piazzale Aldo Moro a Roma, in ricordo della famiglia Anticoli. Giacomo Anticoli, dipendente del Cnr, venne deportato ad Auschwitz insieme alla moglie Gemma e alle figlie Lucina e Fiorella. La famiglia morì nel campo di sterminio.
Confido in Digos, polizia e in tutta la procedura giudiziaria. Una sentenza di condanna già c’è stata per questo tipo di inneggiamento e quindi spero che, per la magistratura, sia ribadito questo indirizzo e questa giurisprudenza di condanna assoluta. Spero che non ci sia una sorta di buonismo dicendo ‘vabbè era solo nostalgia’.
Da tantissimo tempo chiediamo un rafforzamento delle norme che riguardano la nostalgia del neofascismo al governo e a chiunque ricopra responsabilità istituzionale
Forse non sanno neanche perché lo hanno alzato quel braccio ma è chiaro che è di una gravità assoluta. Chi ha vissuto deportazione, sterminio, e anche i primi atti del fascismo, non può non associare a quel gesto un orrore. Alzare quella mano oggi vuol dire dimenticare tutto quello che è stato. Evidentemente sia a livello culturale, sia normativo sia educativo, devono essere adottate ulteriori iniziative e provvedimenti