Nel panorama della ricerca oncologica, sta emergendo una scoperta rivoluzionaria: il fruttosio potrebbe ridurre le dimensioni del cancro e abbassare la sua letalità.
Questa recente indagine scientifica apre nuove prospettive nella comprensione del ruolo di questo zucchero, naturalmente presente nella frutta, nella modulazione della crescita tumorale e nella sua influenza sulla sopravvivenza. Approfondiamo insieme i dettagli.
Il fruttosio riduce le dimensioni del tumore e la sua letalità: straordinaria nuova scoperta
In uno studio recente, i ricercatori del Shanghai Chest Hospital e dell’Università Jiao Tong hanno condotto esperimenti su alcuni topi con melanoma, nutrendoli con una dieta ricca di fruttosio e un altro gruppo con una dieta standard.
I topi alimentati con fruttosio hanno mostrato una significativa riduzione della crescita tumorale e della mortalità indotta dal tumore già dopo due settimane, rispetto al gruppo di controllo che invece si alimentava normalmente.
Questi risultati si aggiungono a uno studio precedente su topi con carcinoma polmonare che già evidenziava come una dieta ad alto contenuto di fruttosio possa ridurre le dimensioni del tumore e aumentare la sopravvivenza.
Ma perché avviene questo? Gli scienziati cinesi hanno notato che il fruttosio stimola la risposta immunitaria dei linfociti T CD8+, che giocano un ruolo chiave nell’identificare e distruggere le cellule tumorali, controllando così la progressione della malattia.
Il consumo di fruttosio ha anche innescato la produzione di leptina, un ormone legato alla sensazione di sazietà, sia nel sangue che nei tessuti tumorali, aumentando l’attività dei linfociti T antitumorali.
Tuttavia, è importante sottolineare che lo studio non suggerisce che un eccesso di zuccheri in generale possa automaticamente contrastare il tumore.
Piuttosto, si apre la prospettiva che il fruttosio, simile alla carne rossa alla base di un’altra straordinaria ricerca di poco tempo fa, contenga un potenziatore dell’immunoterapia.
Saranno necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno come sfruttare il fruttosio nel potenziare l’azione del sistema immunitario contro il cancro.
Studi precedenti affermavano che il fruttosio facesse crescere il cancro
Purtroppo nell’ambito dell’oncologia spesso le ricerche sono contrastanti, come nel caso della carne rossa, demonizzata per secoli e accusata di far crescere i tumori.
Anche questa nuova ricerca sul fruttosio spiazza un po’. Lo zucchero, infatti, compreso il fruttosio, è sempre stato visto come un acerrimo nemico del cancro, perché lo nutrirebbe gli permetterebbe di crescere più velocemente.
Ricercatori texani, in passato, hanno dimostrato l’impatto di una dieta ricca di zuccheri su un enzima che aumenta il rischio di sviluppare cancro al seno o metastasi ai polmoni.
Lo studio dei ricercatori dell’Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, pubblicato su Cancer Research, prendeva di mira in particolare il percorso molecolare utilizzato dallo zucchero per stimolare la crescita delle cellule tumorali.
Nel caso del cancro al seno, il fruttosio, abbondante nella dieta nordamericana, aumenterebbe la produzione di enzimi chiamati 12-LOX e 12 HETE, favorevoli alla crescita del tumore.
“Sono proprio il fruttosio, lo zucchero da tavola e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, onnipresenti nel nostro sistema alimentare, a facilitare la metastasi nei polmoni e la produzione di un enzima nei tumori al seno“, avevano affermato gli scienziati.
L’esperimento effettuato sui topi aveva dimostrato che dal 50 al 58% di quelli nutriti con la dieta americana media avevano sviluppato tumori al seno dopo sei mesi di vita, rispetto a meno di un terzo delle cavie nutrite normalmente.
A chi credere? Bisognerà attendere necessariamente nuove ricerche in merito. Nonostante i risultati promettenti di questa ricerca sulla capacità del fruttosio di influenzare le dimensioni del tumore e la sua letalità, è fondamentale rimanere cauti e attendere ulteriori approfondimenti scientifici.
La complessità delle interazioni nel contesto oncologico richiede una validazione continua e approfondimenti per comprendere appieno l’applicabilità di questi risultati in ambito clinico.