Alla catechesi dell’Udienza generale su “I vizi e le Virtù” di oggi, 10 gennaio, Papa Francesco ha dedicato il suo discorso al vizio della gola, mettendo in guarda sui pericoli legati a un rapporto non sano con il cibo. “Dobbiamo mangiare per vivere, non vivere per mangiare“, queste le parole del Pontefice.

Udienza generale su “Vizi e Virtù” di oggi 10 gennaio, Papa Francesco: “Dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi”

Papa Francesco ha tenuto questa mattina, 10 gennaio, l’Udienza generale su “I Vizi e le Virtù” nell’Aula Paolo VI. Nella catechesi, dedicata al vizio capitale della gola, il Pontefice si è espresso sulla necessità di trovare e mantenere l’equilibrio, liberandoci dalla smodatezza che ci fa eccedere e corrompe le nostre abitudini.

Nel suo discorso, il Papa si è soffermato su una domanda cruciale: in che modo mangiamo? È la risposta a questa, apparentemente, semplice domanda che indica quale anima possediamo. Secondo il Santo Padre, infatti:

L’alimentazione è la manifestazione di qualcosa di interiore, la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé

Il Pontefice spiega che è nel modo di mangiare che si rivela il nostro mondo interiore, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici. E aggiunge:

Gli antichi Padri chiamavano il vizio della gola con il nome di “gastrimargia”, termine che si può tradurre con follia del ventre. La gola è una follia del ventre. C’è questo proverbio: noi dobbiamo mangiare per vivere, non vivere per mangiare. La follia del ventre È un vizio che si innesta proprio in una nostra necessità vitale, come l’alimentazione. Stiamo attenti a questo

La “follia del ventre” dipende da noi

All’Udienza, Papa Francesco ha precisato che non esistono cibi buoni e cibi cattivi, ma che la “follia del ventre” dipende esclusivamente da noi e dal rapporto che instauriamo con essi. Essere virtuosi, quindi, significa anche non cedere ai desideri dello stomaco.

Nella sua riflessione a braccio, Sua Santità ha ricordato che, quando una persona ha un rapporto tossico con il cibo, lo si nota subito e mette in guarda sui pericoli che questo comporta:

Guarda come mangia: mangia di fretta, con la voglia di saziarsi e mai si sazia, non ha un rapporto buono con il cibo, è schiavo del cibo. Nella società si manifestano tanti squilibri e patologie. Si mangia troppo, oppure troppo poco. Spesso si mangia nella solitudine. Si diffondono i disturbi dell’alimentazione: anoressia, bulimia, obesità. E la medicina e la psicologia cercano di affrontare la cattiva relazione con il cibo. Si tratta di malattie, spesso dolorosissime, che per lo più sono legate ai tormenti della psiche e dell’anima. Nel modo di mangiare si rivela il nostro interiore, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici

E conclude:

L’alimentazione è la manifestazione di qualcosa di interiore: la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé