BSC (Binance Smart Chain) ha destato grande interesse sin dalla sua comparsa, risalente al 2021. Si tratta di una blockchain compatibile con Ethereum, caratterizzata da commissioni estremamente ridotte. Una peculiarità che ha spinto un gran numero di progetti di finanza decentralizzata a sceglierla come base di appoggio.

Un interesse che ha avuto una conseguenza ben precisa, la crescita esponenziale in termini di quotazione di BNB, il token di Binance. Proprio per questo motivo in questa piccola guida andremo a vedere cos’è la Binance Smart Chain e, soprattutto, se possa essere considerata un vero e proprio avversario per Ethereum.

Binance Smart Chain: di cosa si tratta?

Binance Smart Chain è considerata dagli addetti ai lavori una vera e propria evoluzione di Binance Chain, rispetto alla quale, però, è in grado di offrire una preziosa compatibilità con la Ethereum Virtual Machine, tale da farla considerare più intelligente della catena sorella. Per effetto di questa compatibilità, infatti, BSC è in grado di far girare al suo interno tutte le dApps già sviluppate per Ethereum, apportando ritocchi minimi al loro funzionamento.

La Binance Smart Chain si basa per il consenso sul meccanismo Proof-of-Authority, una forma modificata del normale Proof-of-Stake che si basa però sulla reputazione dei nodi. In pratica, chi intende partecipare alla sua messa in sicurezza può mettere in staking BNB, ricevendone in cambio una rendita di tipo passivo. Una opportunità che è stata alla base del fortissimo aumento di valore del token di Binance nel corso del 2021.

Proprio le commissioni estremamente contenute segnano un punto di vantaggio per BNB rispetto a Ethereum. Il costo si attesta infatti tra i dieci e i venti centesimi, una dote che si aggiunge alla scalabilità di BSC, che è in grado di elaborare migliaia di transazioni al secondo. Livelli che sono diventati accessibili per EVM soltanto dopo il Merge.

Per conseguire questa scalabilità, però, la Binance Smart Chain ha dovuto sacrificare per buona parte le esigenze di decentralizzazione. Oltre l’80% dei token BMB, infatti, sono detenuti all’interno di wallet ospitati su Binance.

La compatibilità di BSC con Ethereum

Proprio la compatibilità della BSC con EVM è una delle caratteristiche che hanno sospinto le fortune iniziali della catena intelligente di Binance. Come è ormai risaputo, infatti, la seconda rappresenta un vero e proprio ecosistema il quale può essere utilizzato dagli sviluppatori per la costruzione di applicazioni decentralizzate (dApps). Se non è l’unico, è al contempo quello largamente maggioritario, fungendo da vero e proprio punto di riferimento per la finanza decentralizzata (DeFi).

Anche BSC si è proposto sin dall’inizio alla stregua di un vero e proprio ecosistema. Il suo piano di sviluppo ha però individuato un punto chiave: stante la forza di Ethereum era molto meglio sfruttarlo che cercare di combatterlo. Per farlo si è puntato a dare agli sviluppatori il modo di passare con facilità da EVM a BSC. È quindi possibile utilizzare PancakeSwap su entrambe le macchine virtuali, così come è possibile farlo con un gran numero di progetti. Basta in effetti inviare ETH e depositarlo in uno smart contract per creare un token corrispondente destinato a viaggiare all’interno di Binance Smart Chain. Il meccanismo è analogo a quello delle stablecoin, con la quantità di ETH destinato a circolare su BSC sempre uguale a quello bloccato nel contratto intelligente.

Al tempo stesso, però, la Binance Smart Chain non concede la stessa facoltà ai progetti che nascono al suo interno. Su Ethereum non possono circolare token non rientranti nella categoria ERC-20. Una peculiarità che consegna a BSC la possibilità di presentarsi come una sorta di Ethereum, ma più accogliente e, di conseguenza, grande.

I rischi di Binance Smart Chain

Sin qui abbiamo visto cos’è la Binance Smart Chain e cosa si propone. A questo punto, però, occorre sottolinearne anche i rischi, per capirla ancora meglio. Tra di essi vanno ricordati innanzitutto:

  1. la centralizzazione derivante dal fatto che quattro quinti dei BNB circolanti sono in pratica controllati da Binance. In pratica tutti i nodi della catena intelligente dello scambio sono in mano all’exchange, che ne detiene il controllo totale. Una centralizzazione la quale può aprire le porte a tentativi di pirateria informatica o furti di criptovaluta al suo interno, che potrebbero sancire una crisi dell’interno sistema;
  2. lo scarso rodaggio. Se Ethereum vanta una storia iniziata nel 2013, lungo la quale ha potuto limare i difetti e mettersi alla prova, BSC è in vita da poco più di due anni. Ha già raggiunto un gran numero di utenti, ma proprio questo potrebbe rivelarsi un tallone d’Achille, a causa del fatto che sinora non si è dovuta misurare con crisi significative. Resta quindi da capire la sua capacità di risposta in tal senso;
  3. l’affidabilità delle dApps. La grande crescita evidenziata nel corso di questo biennio ha spinto un gran numero di aziende a utilizzare BSC per sviluppare le proprie applicazioni decentralizzate. Ne sono conseguite scorrerie hacking e fughe. Se il fenomeno dovesse ampliarsi, il danno d’immagine per la Binance Smart Chain potrebbe rivelarsi devastante.