Da difensore a difensore, due generazioni e due storie completamente diverse, ma che per uno strano caso della vita, in un momento preciso, si sono intrecciate. Massimo Piscedda era solo un giovane calciatore, all’inizio della sua carriera, quando si trovò davanti il difensore più forte di tutti i tempi: Franz Beckenbauer. Gara amichevole, Lazio-Cosmos, organizzata da Giorgio Chianaglia per il suo ritorno a Roma. Una partita che Massimo non dimenticherà mai e oggi, per darci il suo ricordo di Beckembauer, Piscedda è intervenuto in esclusiva a Tag24.

ll ricordo di Beckenbauer, Piscedda a Tag24

Un’icona, un mito. La più grande leggenda del calcio tedesco e non solo, uno dei migliori, se non il migliore difensore di tutti i tempi. Due volte campione del mondo, da calciatore nel 1978 e da allenatore nel 1990: il solo, insieme al brasiliano Mário Zagallo e al francese Didier Deschamp, ad esserci riuscito. Se ne è andato a 78 anni, a seguito di gravi problemi di salute che lo avevano costretto da tempo a ritirarsi dalla scena pubblica, lasciando dietro di sé una lista infinita di vittorie, oltre al ricordo di quel grande carisma che gli valse il soprannome di “kaiser”, l’imperatore. 

Franz Beckenbauer si forma come difensore nel Bayern Monaco, e con quella maglia, dal 1964 al 1977, vince tutto: quattro Coppe nazionali, quattro campionati, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Nel mezzo il Pallone d’oro, due volte nel 1972 e nel 1976 e il trionfo agli Europei del 1972 e ai mondiali del 1974. Poi, negli anni ‘80 il ritiro dal calcio giocato, e l’inizio della carriera da allenatore: sempre al vertice, sempre in vette, ancora una volta. Nel ricordo di Beckenbauer, Piscedda, che ha avuto modo di incontrarlo in amichevole, all’inizio della sua carriera, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

“Ho avuto la fortuna di giocare contro Beckenbauer quando ero ancora giovanissimo, grazie a Chinaglia che era diventato presidente della Lazio. In quell’occasione organizzò una partita amichevole tra i biancocelesti e il Cosmos, e in quella squadra c’era anche lui. Beckenbauer aveva già quadi 40 anni mentre io ero all’inizio della mia carriera. È stato incredibile trovermelo davanti, anche perché fino a quel momento lo avevo visto giocare solo in tv”.

Cosa ricordi di quella partita?

“Ho un ricordo molto positivo, anche perché facevo il suo stesso ruolo. Lui però aveva avuto la capacità di dargli un’interpretazione completamente diversa. Era un calciatore dal talento straordinario, con una classe immensa e una grande qualità, che metteva a disposizione dalla propria squadra, sin dall’inizio dell’azione. Lui è stato uno dei primi a capire l’importanza della costruzione del gioco dal basso. Aveva una particolarità incredibile, che hanno perso tutti i giocatori al mondo, a parte Modric, ovvero quella di giocare molto con l’esterno del piede. Questa cosa mi era rimasta impressa”.

Nel nome di Beckembauer

Aveva delle qualità incredibili, qual è la caratteristica che hai apprezzato maggiormente?

“Parti dal presupposto che ogni calciatore che ha interpretato questo ruolo ha provato ad emularlo, ma senza gli stessi risultati. È stato capace, da giocatore, di vincere il Mondiale, un Europeo e due Palloni d’oro. E poi anche il Mondiale da allenatore, uno dei pochi ad essere riusciti in questa impresa. L’ho ammirato per tutta la vita, per tutta la sua carriera, per come ha interpretato quel ruolo, che poi venne continuato in Italia da Baresi, Scirea e altri calciatori di questo calibro. Un difensore centrale, che agiva però da costruttore del gioco”.

Praticamente è stato precursore di quella che oggi è diventata quasi un esasperazione, ovvero far partire sempre la manovra da dietro?

“Si, proprio così. Peccato però che nessuno di quelli di oggi sia Beckenbauer. Lui faceva tutto con una qualità diversa, mentre oggi si commettono un’infinità di errori. L’unico che ci si è avvicinato al suo livello è stato Baresi, secondo me, come modo di interpretare quel ruolo. È è stato anche lui un grandissimo calciatore, anche se Beckenbauer rimane nella storia”.

Come ci hai raccontato, quando vi siete incrociati tu eri un giovane all’inizio della carriera e lui era già Beckenbauer. Cosa hai provato in quell’amichevole?

“Giocavano in coppia lui e Carlos Alberto, del Brasile e ricordo che mi regalò anche la maglia. È stata un’emozione indescrivibile, perché i giocatori di questo calibro li avevo visti giocare solo ai Mondiali. Non li avrei mai potuti incontrare, anche perché era una generazione diversa e trovarmeli davanti è stato un privilegio. Chinaglia mi ha fatto un regalo bellissimo, per cui lo ringrazierò in eterno”.