È stata fissata per il 18 gennaio l’udienza della Corte di Cassazione a sezioni unite per esaminare la questione del saluto fascista, anche alla luce dell’adunata di domenica scorsa, 7 gennaio, in via Acca Larentia per la commemorazione delle vittime della sparatoria di 46 anni fa. I supremi giudici stabiliranno dunque l’interpretazione da adottare anche in futuro.

Udienza in Cassazione il 18 gennaio per parlare di saluto fascista e Acca Larentia

Un pronunciamento, come anticipato, atteso in particolare dal presidente del Senato, Ignazio La Russa. Nel 2018, gli Ermellini stabilirono che il saluto romano non costituisce reato in caso di commemorazioni, funerali e rievocazioni. Si ragionerà intorno alla manifestazione del 29 aprile 2016 a Milano, quando i presenti effettuarono il “rito del presente” nel corso della commemorazione della morte di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani.

Giovedì 18 gennaio, la Cassazione dovrà pronunciarsi sulla questione “se la condotta tenuta nel corso di una pubblica manifestazione consistente nel cosiddetto ‘saluto fascista’, evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, sia sussumibile nella fattispecie incriminatrice di cui all’art. 2 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, nella legge 25 giugno 1993, n. 205 (la legge Mancino, ndr). Ovvero in quella prevista dall’art. 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645 (la legge Scelba, ndr).

Si legge nell’ordinanza:

Secondo un primo orientamento giurisprudenziale, che ritiene il “saluto fascista” sussumibile nella fattispecie dell’art.2 dl n.122 del 1993, tale manifestazione esteriore costituisce una rappresentazione tipica delle organizzazioni o dei gruppi che perseguono obiettivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa, essendo costituiti per favorire la diffusione di ideologie discriminatorie.

Scotto (Pd): “La Russa si rivolge ai magistrati. Un passo avanti: una volta menavano”

Proseguono nel frattempo le reazioni dell’opposizione alle parole di La Russa, proprio in vista di un prossimo pronunciamento della Cassazione.

Pensavamo fosse La Russa e invece era Ponzio Pilato – scrive il deputato del Partito democratico Arturo Scotto – Per non condannare il saluto romano si affida alla Cassazione. Dunque, d’ora in poi per esprimere un giudizio storico e politico occorrerà aspettare le sentenze della magistratura. Un passo in avanti: prima menavano.