A una settimana dall’inizio del processo a carico di Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, consumatosi a Senago lo scorso 27 maggio, la sorella della vittima ha lanciato un appello sui social, chiedendo una pena esemplare per l’imputato.
L’appello della sorella di Giulia Tramontano in vista del processo a Impagnatiello
Nulla ci restituirà Giulia, ma la giustizia puó alleviare il senso perenne di frustrazione e sconfitta che proviamo dinnanzi alla lapide di mia sorella. Giustizia per il nipote che non culleremo mai, per la nostra vita distrutta, per i silenzi che accompagneranno ogni Natale, ogni compleanno di Giulia, ogni giorno di festa in cui non saremo più in 5 a tavola. Giustizia per Giulia, che ha perso la vita, la famiglia e non per ultimo, suo figlio Thiago.
Sono queste le parole che Chiara Tramontano ha affidato ai social in vista del processo che il prossimo 18 gennaio si aprirà nei confronti di Alessandro Impagnatiello, il 30enne accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza, per aver ucciso la compagna incinta di sette mesi.
Facendosi carico dei pensieri e del dolore dei suoi familiari, che per sempre dovranno fare i conti con la morte della 29enne e del bimbo che portava in grembo, la donna ha chiesto per il 30enne reo confesso una pena esemplare: l’ergastolo.
Di cosa è accusato Alessandro Impagnatiello
A carico di Alessandro Impagnatiello gli inquirenti hanno raccolto tanti e gravi indizi di colpevolezza. Per questo, lo scorso novembre, il pubblico ministero Alessia Menegazzo aveva chiesto e ottenuto che fosse rinviato a giudizio immediato, saltando cioè la fase dell’udienza preliminare, come di recente è accaduto anche a Taulant Malaj, accusato del duplice omicidio di Torremaggiore.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, il 30enne – che lavorava come barman per l’Armani Bamboo Bar di Milano -, avrebbe accoltellato la compagna dopo averla colta di sorpresa di rientro da un incontro chiarificatore che aveva avuto con l’altra ragazza che lui frequentava all’insaputa di entrambe (anch’essa rimasta incinta).
Poi avrebbe provato a bruciarne il corpo all’interno della vasca da bagno dell’abitazione che condividevano a Senago e in un box auto, abbandonandolo dopo giorni dietro all’intercapedine di un garage situato a poca distanza. A quel punto ne aveva già denunciato la scomparsa, fingendo che si fosse allontanata volontariamente al culmine di una lite.
Una versione che, fin da subito, aveva insospettito gli inquirenti, spingendoli ad indagare a 360 gradi, senza escludere che la donna potesse essere morta. In casa dell’uomo, grazie al test del Luminol, avevano trovato copiose tracce di sangue. A quel punto lui era crollato, confessando di averla uccisa. Secondo gli inquirenti non era la prima volta che ci provava.
Prima di aggredirla a morte, avrebbe infatti avvelenato lei e il feto con dei topicidi, ma anche con l’ammoniaca e il cloroformio che aveva acquistato online sotto falso nome. È probabile che gli avvocati che lo difendono, Samanta Barbaglia e Giulia Geradini, chiedano di sottoporlo a una perizia psichiatrica. Pochi giorni fa, intervistati dal quotidiano locale Il Cittadino, avevanlo fatto sapere che il loro assistito “è molto provato”.
Verso la prima udienza del processo
Nel corso della prima udienza del processo dovrebbero essere resi noti i nomi dei testimoni che saranno ascolati dall’accusa e dalla difesa. Tra i tanti potrebbe esserci quello della collega italo-americana che Impagnatiello avrebbe frequentato per diverso tempo, prima dell’omicidio.
Sarebbe stata lei ad accorgersi delle bugie raccontate dal 30enne e a mettere in guardia Giulia, che le avrebbe poi confessato di volerlo lasciare, per costruirsi una nuova vita altrove. La sera del 27 maggio avrebbe voluto affrontarlo. Alla fine non ne aveva avuto il tempo.
Ora i suoi parenti reclamano giustizia, definendosi “ergastolani del dolore“. Insieme all’avvocato che li assiste, Giovanni Cacciapuoti, faranno di tutto affinché l’assassino di Giulia paghi per il brutale delitto che ha commesso e affinché la storia della 29enne, che in Italia aveva lasciato tutti esterrefatti, non venga mai dimenticata.